Miracolo in Abruzzo
A dire la verità, Repubblica non ha trascurato la notizia, e l'ha riportata: il New York Times ha definito “da record” la ricostruzione abruzzese. Sono tornato alla tendopoli dove ho trascorso il mese di agosto, a Villa Sant'Angelo. E', adesso, un grande spiazzo vuoto, dove i bulldozer recuperano la ghiaia perché il terreno dovrà tornare a essere un terreno agricolo. Ad averlo conosciuto, indovini il luogo dove sorgeva la mensa, e le file delle tende, e i bagni: sembra una piccola Pompei dell'emergenza, silenziosa.
A dire la verità, Repubblica non ha trascurato la notizia, e l'ha riportata: il New York Times ha definito “da record” la ricostruzione abruzzese. Sono tornato alla tendopoli dove ho trascorso il mese di agosto, a Villa Sant'Angelo. E', adesso, un grande spiazzo vuoto, dove i bulldozer recuperano la ghiaia perché il terreno dovrà tornare a essere un terreno agricolo. Ad averlo conosciuto, indovini il luogo dove sorgeva la mensa, e le file delle tende, e i bagni: sembra una piccola Pompei dell'emergenza, silenziosa. Al centro dello spiazzo resta un piccolo monumento in pietra, lasciato da un gruppo di alpini. In un angolo resistono i prefabbricati in legno dell'edicola, della farmacia, del punto Internet, in attesa di raggiungere, sulla collina accanto al vecchio paese, il nuovo villaggio. Qui sotto è rimasto, ultimo caparbio guardiano del nulla, solo Arturo, il cane che finì su Youtube per come accompagnava ululando ogni alzabandiera. Dalle case nuove ogni giorno qualcuno scende a portargli da mangiare.
Sono salito alle case nuove, e ho trovato i vecchi amici. Forse è il fatto che le case sorgono su una collina dal profilo dolce, forse è l'odore del legno, forse era la giornata di sole, o il piacere di reincontrare persone con cui hai condiviso qualcosa, ma tutto mi è sembrato avere un aspetto bello. I racconti minuti delle esistenze riaccomodate tra quelle case donate dalla provincia di Trento me l'hanno confermato. Una signora, che aveva pianto, ad agosto, quando era tornata dalla gita in Germania, e le avevo chiesto cosa avesse voluto dire starsene qualche giorno lontano da questo piccolo mondo compulsivo di tende e di ricordi, mi ha parlato, adesso, di “dolce normalità”. Un'altra mi ha raccontato delle figlie che hanno infine una loro stanza, e il computer. Uno mi ha raccontato che adesso dorme scostando le coperte perché la casa è molto calda. Un altro mi ha detto che, per lui da solo, è perfino troppo grande la casetta. Uno solo era triste, un anziano la cui moglie è mancata da pochi giorni, una dei tanti anziani che se ne vanno come se ne è andato il loro mondo, si lasciano andare alla prima malattia.
A una finestra spalancata al sole si è affacciata una signora che conoscevo, e avessi avuto una macchina fotografica l'avrei fotografata, sorridente nella cornice della finestra, perché ero abituato a vederla in mezzo alle tende. Un gruppetto di anziani chiacchierava al sole, scherzando sul piccolo trattore di un coetaneo che scendeva incongruo i vialetti di asfalto. Sulla cima del colle le ultime case stanno per essere finite, mancano solo i lampioni e i nomi delle vie. Tra le tante grane del giovane sindaco, è forse l'unico divertimento: dare i nomi a una trentina di nuove strade. Mi sono accordato per fare da testimonial a quelle che saranno dedicate ad Almerigo Grilz, il cui passato politico impedisce venga considerato dalle statistiche politicamente corrette il primo giornalista italiano ucciso in un conflitto, in Africa, e ad Antonio Russo, giornalista abruzzese, ucciso in Georgia per il suo impegno in Cecenia. Insomma: Villa Sant'Angelo è un presepe sereno.
Sono ormai poche centinaia, se non decine, le persone rimaste nelle tendopoli, e giorno dopo giorno vengono trasferite nella caserma adattata ad alloggio vicino al comando dei vigili del fuoco a L'Aquila. Altre 5,000 persone sono sparse tra alberghi nella provincia e la caserma della guardia di finanza di Coppito, quasi 6.000 in provincia di Teramo, poco più di 1.500 in provincia di Pescara, e altre ottomila persone alloggiano in case private. Sono numeri che diminuiscono di giorno in giorno, fino a quando raggiungeranno la soglia di coloro che hanno case lesionate, o intatte, ma all'interno delle zone rosse. Se è perfino fisiologico che i piccoli cantieri singoli delle riparazioni vadano più a rilento e se il problema dei centri storici sarà un'agenda pluriennale, il bilancio, alle soglie dell'inverno, è da primato. Per uno come me, che ha vissuto il terremoto del Friuli, è inevitabile riandare a quel primo inverno dell'esodo nelle zone costiere, ai prefabbricati consegnati solo alla primavera successiva. Ma nessun terremoto è uguale, e la bellezza degli insediamenti provvisori lascia intuire che tanto provvisori non saranno, così come la rinascita dei centri storici richiederà tempi più lunghi che in Friuli, dove non c'era nessuna città come L'Aquila.
Ci sono altri segnali confortanti: l'Università non ha perso iscritti, il lavoro, grazie all'edilizia, c'è, il commercio non molla, e il tessuto sociale non è franato, si è semplicemente modellato su una nuova realtà. Non mancano le difficoltà minute: la questione delle discariche delle macerie, le speculazioni sugli alloggi per studenti e le difficoltà presentate dal centro storico del capoluogo. Ma quel che si è fatto assomiglia a un piccolo modello di intervento. Di cui forse si potrebbe andare fieri, anche senza leggere il NYT. Vero che le cattive notizie fanno notizia e quelle buone no, ma non sarà che l'Abruzzo rischia di essere consolatorio e di non servire alla causa? Non ci piace il giornalismo edificante alla settimana Incom, ma la libertà di stampa così minacciata non prevede, oltre al diritto, anche un po' di dovere di cronaca?
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