Perché Cosentino è arrabbiato nero
Onorevole e sottosegretario, al posto suo, anche il buon Salvemini si sarebbe dato, e di gran carriera. “Io non mollo e non mi faccio da parte”.
Ho incontrato Nicola Cosentino, uomo nero del momento, prima della settimana del “ça passe ou ça casse”. Appuntamento alla Camera dove il governo ha posto la fiducia sull'acqua. Ci incontriamo tra la buvette e il corridoio dei passi perduti, puntiamo sul giardino dove l'aria è “doce”.
Onorevole e sottosegretario, al posto suo, anche il buon Salvemini si sarebbe dato, e di gran carriera. “Io non mollo e non mi faccio da parte”.
Ho incontrato Nicola Cosentino, uomo nero del momento, prima della settimana del “ça passe ou ça casse”. Appuntamento alla Camera dove il governo ha posto la fiducia sull'acqua. Ci incontriamo tra la buvette e il corridoio dei passi perduti, puntiamo sul giardino dove l'aria è “doce”. E' affabile, lo sguardo furbo, attento. D'acchito non sembra un referente di malavitosi. E nemmeno uno sprovveduto a cui è caduta una tegola in testa. Corrisponde persino nei cliché all'archetipo dell'uomo pubblico meridionale, che ne ha viste tante ed è riuscito a costruire potere per sé e per il partito, in terre che non perdonano e dove rinunciare al principio di rappresentanza sarebbe, questo sì, un crimine di lesa democrazia. Non fosse per la statura e le lenti troppo spesse per la giovane età, potrebbe essere un Giacomo Mancini: anche lui per il fatto di essere politico abile e influente ma in Calabria ebbe il suo lotto di pentiti a vanvera e una serie di guai. “Non so se ci andrò il 23 dai giudici, vedrò con i miei avvocati, sono stanco di essere umiliato. Ho appreso della richiesta d'arresto dal televideo mentre ero a casa con moglie e figli. Ho subito chiamato in Parlamento per farmi mandare copia, mi hanno detto che non era possibile fino all'indomani, poi mi ha chiamato l'avvocato e mi ha detto che tutto era già in rete e non in pdf ma in word, come dire che non è difficile individuare la fonte.
Fra i primi giornali a dare la notizia il Fatto, si dà il caso che uno dei procuratori sia grande amico di Marco Travaglio. E poi nove mesi per chiedere l'arresto, a ridosso delle regionali? E perché poi? Non posso scappare, sono membro di un governo con tanto di scorta della Guardia di finanza, non posso inquinare dichiarazioni e intercettazioni già trascritte, nemmeno posso continuare a delinquere, visto che anche l'accusa sostiene che avrei smesso di concorrere dall'esterno nel 2004”. E poi, caso unico negli annali, il pentito Vassallo dà di fatti importanti versioni così diverse che persino il giudice parla di “memoria fasica”.
Quindi che fa, non teme? Se la censura passa, magari aumentano le probabilità che la giunta voti per il suo arresto, chissà, visto da fuori non sembrerebbe messo molto bene. “E io non temo”.
A giudicare dai tanti che lo salutano attraverso i vetri, lo chiamano al telefono e gli danno pacche sulle spalle, e manca poco che gridino avanti Savoia, non sembra proprio un appestato. Delle due l'una. O ha davvero poteri occulti in grado di piegare, ricattare alleati e avversari. Oppure è un innocente finito in un maelstrom perché il confine tra verità e verosimiglianza è sempre molto sottile. Anche per questo non vuole fare un passo indietro e intende giocare la sua partita qui e ora: “Lasciarmi accusare senza contrattaccare per poi essere riconosciuto innocente magari fra dieci anni è come morire”. Solo che il fronte dei sensibili all'opportunità è ampio, ne fanno parte gente dell'opposizione ma anche qualche suo alleato: dicono che sia comunque impresentabile, in senso letterale non presentabile a nuove cariche pubbliche. Che dovrebbe dimettersi da quelle che ha. Secondo il coordinatore regionale del Pdl, chi sarebbe il miglior candidato a governare la Campania? “Nicola Cosentino”. In subordine? “Cosentino Nicola”.
Ricorda che ha vinto in serie le provinciali e le politiche, facendo eleggere 52 parlamentari, il gruppo più esteso dopo i lombardi. Si considera dunque espressione naturale di quel territorio. E sempre sul territorio conta per essere protetto, da governatore senza immunità, il giorno in cui non sarà più parlamentare. E anche se questa parola, territorio, sembra la carta geografica dell'imperatore di Cina nel racconto di Borges, dove ci si trova tutto e il suo contrario, pensa di essere il solo in grado di azzerare i 15 anni del potere bassoliniano. Farà un passo indietro solo se e quando glielo chiederà il presidente Berlusconi.
Per il giorno 23 gli è finalmente arrivata quella convocazione da parte dei magistrati che aveva chiesto più e più volte, inutilmente, nel corso dell'ultimo anno. Due giorni dopo, il 25, è fissato in Senato il dibattito, con voto a seguire, sulla mozione di censura presentata contro di lui dal capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, dibattito e voto simili dovrebbero tenersi anche alla Camera, dove le mozioni sono due, una sempre del Pd firmata dal capogruppo Dario Franceschini, l'altra di Di Pietro e dell'Idv, ma la data non è ancora fissata. Il 25 si riunirà la giunta per le autorizzazioni e comincerà a esaminare la richiesta di custodia cautelare presentata dal gip di Napoli, Raffaele Piccirillo, si vota l'indomani, il 26 novembre.
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