Che cosa succede a Dubai

Luigi De Biase

Le banche britanniche rischiano di precipitare in una grande voragine che si è aperta in un'altra parte del pianeta, sulle coste del Golfo Persico. Dubai World, una holding che appartiene al governo dell'Emirato, ha chiesto sei mesi di tempo per fare fronte alle pretese dei creditori. L'annuncio ha avuto conseguenze negative in medio oriente e ha suscitato preoccupazione nelle principali piazze d'Europa.

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    Le banche britanniche rischiano di precipitare in una grande voragine che si è aperta in un'altra parte del pianeta, sulle coste del Golfo Persico. Dubai World, una holding che appartiene al governo dell'Emirato, ha chiesto sei mesi di tempo per fare fronte alle pretese dei creditori.
    L'annuncio ha avuto conseguenze negative in medio oriente e ha suscitato preoccupazione nelle principali piazze d'Europa. Si pensa che il gruppo arabo sia indebitato per una somma vicina agli ottanta miliardi di dollari; la metà di quel denaro, dice il quotidiano inglese Times, arriva proprio dalla City. Secondo Credit Suisse, gli istituti più esposti sono Barclays e Royal Bank of Scotland, ma non c'è titolo del settore che abbia chiuso la giornata in positivo: Hsbc ha perso il 5,3 per cento, Standard Chartered il 5,9 Lloyds Banking il 4. Tradotto in moneta significa quindici miliardi di dollari spariti in poche ore, un dato pericoloso se si pensa che, sempre ieri, la sterlina ha perso lo 0,7 per cento sull'euro.

    Gli analisti mettono sotto accusa la finanza inglese,
    che non è stata in grado di trovare una regola dopo la crisi scoppiata l'anno scorso: le banche della City non si sono ancora liberate dei titoli tossici, basta un colpo di tosse a Dubai – anche se quello di Dubai World è qualcosa di più grosso – per far scoppiare un'epidemia a Londra. “Gli Emirati sono coinvolti pesantemente su troppi mercati – dice alla Bbc un trader inglese – Il caso Dubai è molto simile a quello di Lehman Brothers e potrebbe catalizzare un nuovo crollo dei mercati”. All'inizio della settimana, il presidente del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Khan, ha messo in evidenza lo scarso impegno mostrato dagli istituti di credito nel prevenire altri guai. Ieri, le sofferenze del sistema bancario hanno avuto ripercussioni pesanti sulla Borsa di Londra, che è andata sotto del 5,3 per cento, ma anche Francoforte e Parigi hanno passato un giorno difficile, perdendo rispettivamente l'1,8 e l'1,7.

    Wall Street non è sul libro nero per un motivo semplice:
    negli Stati Uniti è il Giorno del Ringraziamento, il che significa tacchino, football e banche chiuse. Questa volta gli americani hanno un motivo in più per festeggiare.
    Il buco del Dubai World arriva in un momento di stallo per l'economia britannica. Mercoledì, la Banca centrale ha detto che il prodotto interno lordo è sceso dello 0,3 per cento nel terzo trimestre dell'anno, un dato leggermente migliore rispetto alle attese.  Il governo ha introdotto una serie di misure per incentivare gli acquisti: gli indici rimangono fermi e qualcuno pensa che questa sia già una vittoria per il premier, Gordon Brown, la cui popolarità non è certo alle stelle. La fiducia dei risparmiatori, non se la passa meglio. Per questo, molti avrebbero fatto volentieri a meno di una grana arrivata dal medio oriente.
    Il gruppo Dubai World è conosciuto soprattutto nel ramo dell'edilizia turistica. Una controllata di nome Nakheel ha costruito Palm Jumeirah, la penisola a forma di palma che ha reso celebre la costa di Dubai e ha conquistato celebrità come David Beckham, il campione della Nazionale inglese di calcio.

    Negli ultimi mesi, l'Emirato è rimasto coinvolto in una crisi
    che interessa soprattutto il comparto immobiliare. E' una situazione difficile per il governo, che possiede partecipazioni in tutte le società del settore. Si teme che Dubai World non abbia fondi a sufficienza per completare i suoi piani colossali: il board avrebbe già cancellato qualcosa come quattrocento progetti, per un totale di trecento miliardi di dollari. “L'annuncio fa male soprattutto agli emirati perché la fiducia nei confronti di questo mercato è decisamente calata”, dicono gli analisti di Fitch Ratings. Le autorità stanno già lavorando alla ristrutturazione del gruppo, ma potrebbe essere tardi per gli investitori stranieri. Standard & Poor's ha fatto sapere che le quattro banche più grandi di Dubai sono sotto osservazione, una manovra molto simile a quella intrapresa la scorsa settimana da Moody's.    

    Lo scandalo Dubai World non è il primo capitato in medio oriente
    questa settimana. Martedì è stata la volta di Saad Group e Algosaibi, due holding con sede in Arabia Saudita legate per anni da storie d'amore e di business: il presidente di Saad aveva preso in sposa la figlia del padrone di Algosaibi, sinché l'amore è durato gli affari sono andati bene. Quando la coppia si è divisa, anche le società hanno deciso di mettere fine alla partnership. E lo hanno fatto, naturalmente, nel modo peggiore, tanto che oggi un centinaio di banche internazionali cercano senza fortuna venti miliardi di dollari che dovrebbero essere nei conti delle due società, ma sembrano svaniti nel nulla. Anche in questo caso, lo scandalo è scoppiato in Arabia Saudita ma il campanello d'allarme ha suonato a Londra. Il primo a parlare è stato Thomas Harris, presidente della British Bankers Association: “A meno che non si arrivi presto a una soluzione – ha detto – questa disputa rischia di danneggiare seriamente il buon nome dei sauditi e gli affari delle banche che sono coinvolte”. Soprattutto quelle della City, dal momento che la famiglia al Sanea controlla sia il gruppo Saad, sia una quota importante di Hsbc.
     

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