Quando l'insulto diventa roba da ministri

Stefano Di Michele

C'è stato persino di meglio (da intedersi come di peggio) tanto del recente “ti prendo a calci nel culo” quanto del classico “commercialista di Bari”. L'insulto tra alleati è un classico che dice della forza della democrazia e del cazzeggio che nei momenti meno elevati la stessa produce. L'eterno batti e ribatti tra Tremonti e Brunetta è fedele replica, pur se con meno fantasia, di quello che oltre vent'anni fa tra Andreatta e Formica lacerò il pentapartito.

    C'è stato persino di meglio (da intedersi come di peggio) tanto del recente “ti prendo a calci nel culo” quanto del classico “commercialista di Bari”. L'insulto tra alleati – dal più ristretto Consiglio dei ministri alla più vasta maggioranza: praticamente dalla disputa da pianerottolo alla giungla cambogiana – è un classico che dice della forza della democrazia e del cazzeggio che nei momenti meno elevati la stessa produce. L'eterno batti e ribatti tra Tremonti e Brunetta (e poi dicono che il Cav. sta con gli occhi chiusi: se li apre non potrebbe credere agli stessi) è fedele replica, pur se con meno fantasia, di quello che oltre vent'anni fa tra Andreatta e Formica lacerò il pentapartito – come già opportunamente rilevato. C'è da dire che, in un ingeneroso confronto tra i due professori attuali (economisti di vaglia o tributaristi  di genio), e i due ministri di allora, i secondi giganteggiano: per verve, per ira, e Formica ha pure rivendicato una certa “ironia”.

    E lo scontro avveniva in un contesto di lotta tra Dc e Psi – qui invece tutto a Silvio è ricondotto, e tutta di Silvio è la pena. Allora fu diverso: roteare di lame, rotolare di teste, frantumarsi di governo. Andreatta era la bestia nera dei craxiani, Formica era la bestia nerissima dei demitiani. La nota disputa delle “comari” – né allegre né shakespeariane – fu solo una puntata di una serie che durò tutti gli anni Ottanta. Il trionfo dell'inventiva, altro che calci nel didietro e titoli accademici. Il dicì diceva che Craxi era “un bucaniere”, l'Avanti spiegava che si trattava di “un inventore e un politico inventato” – e nel parapiglia tutti da un fronte sparavano in massa sul fronte avverso (e alleato). Così Mastella azzardava che Formica era “un rozzo provocatore cui andrebbe applicata la briglia della comare, come si faceva nel medioevo”, il diretto interessato replicava chiamando in causa il principale del Mastella stesso, “De Mita è un creato e precisamente è stato creato in quel laboratorio di corruzione che era l'Eni di Mattei… Per questo la sua è una posizione oscurantista, medievale, di fascismo bianco”. Andreatta passava a prendersela con i progetti di De Michelis, “keynesismo volgare”, Formica diceva che “De Mita sintetizza il vuoto di pensiero”, Misasi a nome di Ciriaco replicava che “è lui la zucca vuota”, De Michelis argomentava che “De Mita è proprio un perdente.

    Quando compare sul video, con quella faccia da pugile suonato, sembra addirittura uno scemo”. A raffica, i dicì sostenevano su Formica: a) “Ci vuole la camicia di forza” (on. Silvestri), b) “Mai dubitato della sua incapacità d'intendere e di volere” (on. Quarta), c) “Piccolo provocatore di provincia” (on. Pomicino), d) “E' fuori di senno, da sostituire” (on. Sanese), e) “Vi sono troppi scriteriati in giro” (on. Forlani), f) “Jene”, Formica e socialisti tutti (sen. Carollo), g) “Craxi è un maramaldo di provincia” (on. Gargani), h) “Ci sono dei matti a piede libero” (on. De Mita), ecc. A sventagliata i socialisti sostenevano a) su De Mita: “Un irresponsabile, un insolente” (on. Craxi), b) su Andreatta: “Pingue e arrogante ministro del Tesoro” (sen. Fabbri), c) “La Dc di De Mita è un'inaccessibile Vandea” (on. Formica), d) “Cieco… superstizioso… lacerante… azzeccagarbugli…” (on. Martelli), e) “Don Rodrigo” (on. Piro), ecc. Ma siccome, e bene lo spiegava De Mita in quei frangenti, “tutte le ombre passano perché la terra gira”, ieri i tardi epigoni Tremonti e Brunetta si sono di nuovo (provvisoriamente e governativamente) affratellati…