Così i ribelli ceceni mettono a rischio la sicurezza della Russia
I ribelli ceceni hanno rivendicato l'attacco di venerdì scorso al Nevsky Express, il treno colpito da una bomba mentre viaggiava da Mosca a Pietroburgo. Nell'incidente sono morte una ventina di persone, compresi il capo delle Riserve di stato, Boris Evstratikov, e il presidente dell'autorità che controlla le autostrade, Sergey Tarasov. In un primo momento le autorità avevano parlato di incidente, ma l'ipotesi è stata accantonata dopo poche ore di indagine.
I ribelli ceceni hanno rivendicato l'attacco di venerdì scorso al Nevsky Express, il treno colpito da una bomba mentre viaggiava da Mosca a Pietroburgo. Nell'incidente sono morte una ventina di persone, compresi il capo delle Riserve di stato, Boris Evstratikov, e il presidente dell'autorità che controlla le autostrade, Sergey Tarasov. In un primo momento le autorità avevano parlato di incidente, ma l'ipotesi è stata accantonata dopo poche ore di indagine. E' il più grande attentato portato a termine sul territorio russo negli ultimi anni, se si esclude il Caucaso del nord. “Questa operazione era pianificata da tempo – dicono i ribelli su kavkazcenter.com, un sito Internet con base in Svezia che raccoglie i messaggi della guerriglia cecena – Abbiamo colpito un obiettivo strategico molto importante e faremo di tutto per espandere il jihad sul territorio della Russia”. Il capo del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha dichiarato la fine delle operazioni militari in primavera, sicuro che i ribelli fossero sconfitti. Da allora, il numero degli attacchi è cresciuto in modo impressionate. La bomba al Nevsky Express mostra che i ribelli si sentono sicuri quanto basta per uscire dal Caucaso.
Il leader della guerriglia è Dokka Umarov, un ex ingegnere che ha imbracciato il fucile negli anni Novanta, al tempo della prima guerra cecena. Le autorità russe lo hanno dichiarato morto un'infinità di volte, ma lui è sempre tornato a combattere. Negli ultimi mesi ha ordinato alle milizie islamiche di colpire anche obiettivi civili: in Cecenia, in Inguscezia e in Daghestan sono tornati i kamikaze e ora qualcuno teme nuovi attentati a Mosca. “Crediamo che la risposta debba essere potente – ha detto il patriarca della Chiesa ortodossa, Cirillo II - Bisogna mostrare a questa gente piena di vergogna che siamo capaci di difendere i nostri cittadini quando la mano del nemico si alza contro la nostra vita”. L'ipotesi di un intervento contro i ribelli scalda gli ambienti militari, ma una guerra è l'ultima cosa che Medvedev vorrebbe per la sua Russia.
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