La Faglia tra destra e sinistra è il peccato

Langone risponde alle critiche del Secolo: tradizionalista sarà tua sorella

Camillo Langone

Io sono un uomo d'ordine e Luciano Lanna e Franco Cardini sono due disordinati, tengono i loro articoli e i loro libri come gli studenti fuorisede tengono le loro stanzette: nessuna cosa al suo posto. Lanna, sul Secolo d'Italia da lui diretto, colpisce la Destra Divina usando gli argomenti di Cardini, un appassionato di minareti che sarebbe un tradizionalista come il sottoscritto. A parte che ogni volta che sento la parola “tradizionalista” la mia mano è irresistibilmente attratta dal mouse: tradizionalista sarà tua sorella, mi viene voglia di scrivere a Lanna.

    Io sono un uomo d'ordine e Luciano Lanna e Franco Cardini sono due disordinati, tengono i loro articoli e i loro libri come gli studenti fuorisede tengono le loro stanzette: nessuna cosa al suo posto. Quando le parole non hanno più un'accezione sicura, diceva Confucio che “il paese non sa dove poggiare”. Lanna, sul Secolo d'Italia da lui diretto, colpisce la Destra Divina usando gli argomenti di Cardini, un appassionato di minareti che sarebbe un tradizionalista come il sottoscritto. A parte che ogni volta che sento la parola “tradizionalista” la mia mano è irresistibilmente attratta dal mouse: tradizionalista sarà tua sorella, mi viene voglia di scrivere a Lanna. Come se rimpiangessi le penne d'oca e i lumi a petrolio: io per sua norma e regola ho cominciato a collaborare ai giornali grazie al personal computer (invenzione provvidenziale siccome un incidente mi ha leso un nervo della mano destra e mi risulterebbe molto difficile scrivere in altro modo) e aspetto con ansia che l'imminente tecnologia led soppianti le obsolete lampadine a incandescenza, colpevoli di surriscaldare le stanze delle mie estati emiliane.

    Se qui c'è un nostalgico è proprio Lanna, che con “Fascisti immaginari” compilò un insuperato catalogo del modernariato missino. A parte questo, devo assolutamente fare un po' d'ordine altrimenti “il paese non sa dove poggiare”. Comincerei con l'escludere recisamente che Lanna e Cardini siano di destra: il primo è finiano, il secondo è multikulti. Perciò nessuno dei due crede nel peccato, la faglia teo-antropologica che separa la destra dalla sinistra secondo l'analisi dello storico belga Léo Moulin ripresa da Vittorio Messori in “Perché credo”: “I sinistri pensano che i mali dell'umanità siano risolvibili con l'impegno socio-politico, con l'educazione, con il miglioramento delle condizioni economiche, con una maggiore giustizia. Non c'è bisogno di Redenzione perché non c'è nulla da redimere”. E' precisamente il pensiero del giornalista laziale, che pensa di curare la società con la proliferazione dei diritti, e del professore toscano, la cui ricetta prevede la proliferazione delle moschee.

    Che entrambi occupino o abbiano occupato posizioni di potere grazie agli elettori del centrodestra testimonia la confusione culturale dello schieramento medesimo, non l'invalidità delle opzioni destra / sinistra che Lanna vorrebbe invece mandare nella soffitta gozzaniana dei vecchi giochi, tra i cavallucci a dondolo e i trenini Rivarossi. “Destra” è parola parlamentaristica, allude alla collocazione degli eletti nell'emiciclo, e quindi chi vuole abolirla dovrebbe avere il coraggio di proporre l'abolizione del Parlamento (e ci potrebbe anche stare). Ma è anche parola divina, ricca di connotazioni positive nel Vecchio e Nuovo Testamento, dove “sinistra” appare con impressionante frequenza come sinonimo di “sinistro”. Esemplificativa è la citazione che ho anteposto al “Manifesto”: “La mente del sapiente si dirige a destra / e quella dello stolto a sinistra” (Ecclesiaste 10, 2).

    Altri problemi di accezione, frammenti di disordine lessicale. Lanna presenta Cardini come un alfiere della tradizione subito dopo averne ascoltato la seguente riflessione sul referendum svizzero: “Nel paesaggio non c'è niente di definitivamente bello. Agli antichi elvezi i templi degli antichi romani non piacevano affatto e agli elvezi romanizzati non dovevano garbare granché i campanili. Che quindi qualche minareto avrebbe davvero compromesso l'armonioso paesaggio svizzero è lecito dubitare”. Solo a un relativista forsennato poteva venire in mente di ridurre templi, chiese e moschee a variazioni del piano regolatore, aggiunte edilizie a cui si deve solo fare l'abitudine. Un alfiere della dismissione, altroché, come quel monaco intervistato dal Foglio che invitava il cristianesimo europeo a elegantemente congedarsi. Senza bisogno di Cardini, basandosi sulle sue sole forze, Lanna definisce “occidentalista” il “Manifesto della destra divina”, forse perché non ha nemmeno letto i titoli dei capitoli contro i grattacieli, gli aerei, la psicanalisi, il weekend. Non pago di confondere le parole confonde i regimi e apparenta il placido Regno delle Due Sicilie, tutto mandolini e quasi senza tasse né esercito, con l'inferno iracheno prima dell'intervento americano.

    Infine Pasolini, magnifica ossessione. Il direttore responsabile del Secolo definisce la sua figura “contraddittoria”, più un modo di cavarsela che una parola. Quando di un problema non si conosce la soluzione lo si dice “complesso”, quando un autore non lo si capisce lo si dichiara “contraddittorio”. Quando Lanna cerca di cogliermi in fallo lo fa in modo disordinato, suicida, con una citazione pasoliniana che rafforza la mia tesi: “Bisogna lottare per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne, di cultura”. Pasolini palpitava per la cultura cattolica, per la cultura contadina, per la cultura classica che percepiva minacciate, era un acerrimo conservatore e Luciano Lanna non lo sa. Pensare che ci era arrivato perfino Asor Rosa.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).