Su Radio Radicale l'audio del processo

Dai convegni del Mondo ai bordelli narcisisti di Repubblica

Giuliano Ferrara

Ma come si fa a perdere il proprio tempo appresso a Spatuzza e alle fantastragi ordinate dal Lupo Cattivo, mesi e ettari di carta stampata dedicati alle puttane, alle foto e ai raccontini pruriginosi? Come si fa a far finta di credere, e a cercare di far credere al mondo, che tutto questo sia una cosa seria? Come è possibile che si sia prodotta questa esplosione malinconica di narcisismo, questo guardarsi e rigirarsi Berlusconi anche nell'ombelico?

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    Ma come si fa a perdere il proprio tempo appresso a Spatuzza e alle fantastragi ordinate dal Lupo Cattivo, mesi e ettari di carta stampata dedicati alle puttane, alle foto e ai raccontini pruriginosi? Come si fa a far finta di credere, e a cercare di far credere al mondo, che tutto questo sia una cosa seria? Repubblica, i suoi lettori, i suoi giornalisti, il direttore e il fondatore, i suoi marciatori e scrittori-manifesto, tutto questo è o dovrebbe essere alla fine un pezzo del paese in cui abitiamo, un pezzetto di una fragile ma non insignificante tradizione liberale-progressista: come è possibile che si sia prodotta questa esplosione malinconica di narcisismo, questo guardarsi e rigirarsi Berlusconi anche nell'ombelico, questo totale disconoscimento delle buone ragioni della politica, dell'economia, della società, della cultura, con la totale scomparsa di una lettura credibile, non così radicalmente faziosa, di quel che succede intorno a noi?

    Ci descrivono l'Italia come paese razzista e rondista, l'orgia del potere e il potere come orgia, la violenza al plastico delle cosche di Brancaccio appaiata all'atmosfera da gran commedia della classe dirigente anomala nata con la fine della Prima Repubblica. Su questa base si moltiplicano appelli bugiardi, si costruiscono profili fasulli di eroi e di testimoni del tempo, si educano all'assalto militante e ideologico le generazioni disperate e sazie del No B day. Come si fa a nascondere la verità con tanta meticolosa cura, e a tacere sul fatto che i tre governi Berlusconi, a partire da quella del 1994, sono esecutivi in linea con la battaglia antimafia dei De Gennaro e degli altri, in perfetta continuità istituzionale con il passato, con tanto di arresti eccellentissimi e retate a grappolo che hanno prostrato la mafia e condannato i suoi residui piccoli boss a cercare di usare i pentituzzi di due decenni dopo per ottenere qualche sconto, qualche piccolo vantaggio a mezzo di intimidazione? 

    C'è chi spiega tutto con i complotti e i soldi. Certo che i soldi contano, e il gruppo Espresso ha ingaggiato da molti anni, però senza mai dirlo e sempre dissimulando, una battaglia campale in difesa della roba dell'editore. Non vedo perché si dovrebbe nasconderlo, quando è evidente e riconosciuto che una delle molle per l'attivismo politico quasi ventennale di Berlusconi fu la salvezza di un'opera privata, un'impresa novissima da outsider, un impero mediatico popolare e commerciale, e un potere finanziario costruito nella competizione dura e spesso tinta di illegalismo nell'Italia anni Ottanta. La scomparsa dei partiti politici costituzionali vecchia maniera, per la quale hanno lavorato migliaia di idioti nei primi anni Novanta, non poteva che portare interessi, imprese, capitalisti e outsider della società civile in primo piano, e fortunati noi cui è toccato il geniaccio o il talentaccio da primattore di un Berlusconi.

    Vi prego: avete rivendicato la continuità con i convegni del Mondo, volete essere classe dirigente, ambite a grandi onori incompatibili con piccoli e meschini moralismi bottegai. Vi prego, piantatela di rovinare il panorama di cui voi stessi fate parte, piantatela di rendervi ridicoli, tornate a pensare alle cose serie, uscite dall'incubo di cartapesta in cui vi siete ficcati, chiudete il bordello italiano che da quindici anni rappresentate nei vostri giornali e nutrite nei vostri inquieti sogni.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.