Perché Fini non è di sinistra

Alfonso Berardinelli

A che servono ormai Bersani e Rosy Bindi, D'Alema e Veltroni? A che serve Paolo Flores, Di Pietro, Moretti, Rutelli, la Guzzanti e Casini? Roba vecchia. Ormai per la sinistra la stella polare, l'asso nella manica è Gianfranco Fini. Il partito di Repubblica, qualche giorno fa, lo ha scoperto e incoronato. Ha scoperto con incontenibile, trionfale soddisfazione che quello che fu un “neofascista sdoganato da Berlusconi” (non era questa l'etichetta? dov'è finita?) è l'uomo capace e intelligente, è il guardiano della legge.

    A che servono ormai Bersani e Rosy Bindi, D'Alema e Veltroni? A che serve Paolo Flores, Di Pietro, Moretti, Rutelli, la Guzzanti e Casini? Roba vecchia. Ormai per la sinistra la stella polare, l'asso nella manica è Gianfranco Fini. Il partito di Repubblica, qualche giorno fa, lo ha scoperto e incoronato. Ha scoperto con incontenibile, trionfale soddisfazione che quello che fu un “neofascista sdoganato da Berlusconi” (non era questa l'etichetta? dov'è finita?) è l'uomo capace e intelligente, è il guardiano della legge, il custode della Costituzione, è un investimento per il futuro della democrazia. Anzi, per il futuro della sinistra. Constatata la propria pochezza antiberlusconiana, la sinistra si suicida per cavalcare Fini, sperando che Fini sia un cavallo vincente. Questa è la notizia.

    A chi si deve una tale furba trovata tattica? A chi, questo geniale uovo di Colombo? Non è del tutto chiaro. Ma uno scrittore satirico, se ci fosse, potrebbe mettere in scena una bella commediola farsesca, nella quale menti realistiche e lungimiranti come quelle di Scalfari e di Asor Rosa (specialista in uova di Colombo) dopo aver visto l'altra sera Bertinotti e Fini a “Porta a porta” (con Bertinotti, confuso, ai piedi di Fini) e dopo aver incassato il colpo basso di Alemanno, che diventa finanziatore e mecenate del premio Strega (scavalcando il suo presidente di sinistra Tullio De Mauro) gli scaltri strateghi del partito della Repubblica hanno capito che nel Pdl non c'è un perfetto, antidemocratico unanimismo, ci sono due leader, uno maggiore e uno minore, eventualmente (ora di fatto) in conflitto.

    E allora? Allora chi non è d'accordo con Berlusconi, o cerca di arginarlo, o lavora per non perdere la propria identità e aprirsi un futuro (Fini), può essere adottato dalla sinistra? Io direi di no. Eppure la sinistra di Repubblica ora adotta l'ex leader di Alleanza nazionale come punto di riferimento, perché Fini ha detto l'altro giorno che Berlusconi scambia il consenso elettorale, di cui gode, con l'immunità giudiziaria. (Ma non è esattamente così: perfino Enrico Letta, moderato uomo di sinistra, ha sostenuto che Berlusconi conserva il diritto di difendersi: ovviamente “nei” processi e, prima ancora, come chiunque, “dai” processi).
    Insomma, a forza di fissarsi sulla persona di Berlusconi nel tentativo di “fregarlo” e farlo fuori con qualche espediente, la sinistra di Repubblica perde di vista le dimensioni e le ragioni di forza dell'insieme del centrodestra, che ha in sé sia gli istinti sociali primari e primitivi della Lega, sia gli istinti statalistici di Alleanza nazionale. Quanto più Bossi parla da barbarico capo tribù, tanto più Fini si trasfigura nella contemplazione trascendentale dello Stato etico, unica fonte e incarnazione della moralità.

    In effetti, è vero, lo vedo: anche fisicamente Fini è come trasfigurato. Non guarda in faccia nessuno, guarda in alto. Nel suo ruolo di presidente della Camera parla da uomo di Stato e cita i suoi predecessori Bertinotti, Casini, Violante… Nilde Jotti, come individui super partes. Ma non c'è da meravigliarsi. Da ex neofascista non privo di buon senso e di ambizioni, Fini si è assegnato il compito di dare voce a quel “bisogno di Stato” che le altre due componenti del centrodestra a torto trascurano. Lo Stato da noi non funziona. Ma la nostra società ha anche bisogno di Stato per tenersi in equilibrio e tenere testa al caos della globalizzazione. Non vedo perché una cosa del genere la sinistra debba considerarla cosa di sinistra e non, anche, di destra.
    Un tale abbaglio può prenderlo solo chi ha voluto immaginare la destra come un'entità politica anti-Stato, anticostituzionale, illegittima e tendenzialmente, naturalmente illegale, eversiva se non golpista.

    Nel gruppo Repubblica-Espresso sembra a volte che siano rimasti al tentato golpe di Junio Valerio Borghese, al terrorismo della destra estremista anni Settanta, alla P2 di Licio Gelli. Tutte cose a suo tempo reali. Ma irreali e fuorvianti se considerate pericoli attuali all'interno dell'Unione europea. Politicamente in quest'area il pericolo fascista non esiste, è solo un problema di ordine pubblico, di violenza da stadio, di teppismo da strada o di folklore mitologico. Il vero pericolo sono le mafie, le grandi organizzazioni criminali che stanno divorando la società e ricattano la politica. Fini è un leader di nuova destra, di destra costituzionale, che guarda al dopo Berlusconi e cerca larghi consensi al di là del suo vecchio elettorato e anche oltre l'elettorato del Pdl. Sa che Berlusconi è stato e resta un'anomalia nella politica italiana e occidentale: un'anomalia che lui non può permettersi di praticare e di ereditare. Ma la sinistra che abbraccia Fini pensando di usarlo è grottesca, è comica, è patetica, è penosa, fa ridere ma anche piangere.

    Quello che il lettore di Repubblica ha appreso mercoledì 2 dicembre è che la Nuova Destra è quanto di meglio può sperare di essere una Nuova Sinistra capace che invece non c'è. In un memorabile articolo, Simonetta Fiori, autrice di un libro-intervista ad Asor Rosa, ispirata dal suo intervistato, comincia così: “‘Lasciatemi divertire', invocava Palazzeschi nella sua stagione futurista, età di rovesciamenti e terremoti ideali. ‘Lasciatemi divertire' potrebbe essere lo slogan di una nuova destra culturale, libertaria e non autoritaria, riformatrice e non conservatrice, democratica e non populista, che dell'eclettismo e del trasversalismo intellettuali fa una bandiera da innalzare contro quei musi illividiti del potere berlusconiano.

    Una destra che celebra il nomadismo esistenziale di Chatwin e Kerouac, adotta Albert Camus tra i propri Lari, rilegge classici come Tocqueville e Renan e cerca il dialogo a sinistra con Asor Rosa e Tronti, figure simbolo dell'eterodossia. Geografie scompaginate, antichi altari rovesciati. Il nuovo firmamento culturale, frutto di ibridazione tra costellazioni diversissime, brilla dalle pagine culturali del Secolo d'Italia o dal web magazine di FareFuturo, la fondazione presieduta da Gianfranco Fini (…) Tra i maîtres à penser del Novecento grandeggia Hannah Arendt, neppure una nota a piè di pagina per Jünger e Schmitt. E al pensiero di von Hayek e Popper, assai in voga agli albori della destra berlusconiana, si preferisce il liberalismo di Raymond Aron e di Isaiah Berlin, il primato della politica sugli spiriti animali dell'economia”.

    Un bel pasticcio. Aron, Berlin, Arendt e Camus per il primato della politica con Tronti e Asor Rosa? Ma chi le ha inventate queste fandonie? Fare elenchi di autori è più facile che leggerli per sapere cosa hanno scritto. Qualcuno ha sentito mai Tronti (un visionario teorico) e Asor Rosa (un camaleonte pratico) fare il nome di Camus o di Berlin? Qualcuno ha idea di che idee abbiano avuto gli autori nominati? Qualcuno ricorda che Aron scrisse nel 1955 “L'oppio degli intellettuali” proprio contro gli intellettuali di sinistra e marxisti? Qualcuno sa che Berlin deriva direttamente da Aleksandr Herzen, il grande scrittore politico russo dell'Ottocento ostile a Marx e disprezzato dai marxisti? Chi parla mai di Herzen oggi, a sinistra? Chi ricorda ciò che scrisse Hannah Arendt sui “rapporti piuttosto cattivi”, se non impossibili, fra verità e politica? Cito una sola frase: “Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista. Perché è così?”.

    Una sinistra intellettuale smaniosa, che non si aspetta più molto da Scalfari, che deplora e patisce la debolezza politica del proprio schieramento, guarda dall'altra parte, guarda a destra. Cerca un sipario. Adotta Fini. Spera in Fini, si aliena e si espropria in Fini. Sì, questa è politica, cari miei. Di verità ce n'è poca e le idee sono confuse. Repubblica e FareFuturo cercano di strumentalizzarsi a vicenda? Vincerà il più forte. Godiamoci lo spettacolo. Lasciateci divertire.