Perché Sarkozy non è più quello di una volta
Il sarkozismo delle origini perde sempre più pezzi all'Eliseo. Nel fine settimana, dopo sette anni e mezzo trascorsi al fianco di Nicolas Sarkozy, Emmanuelle Mignon ha annunciato il suo ritorno al Consiglio di Stato: “Voglio essere utile a Sarkozy in altro modo”, ha spiegato al Figaro. Autrice del programma presidenziale del 2007, sostenitrice della “rupture” liberale, Mignon era stata direttrice del gabinetto del presidente della Repubblica, prima di vedersi affidare da Sarkozy alcuni dei dossier più sensibili degli ultimi due anni.
Il sarkozismo delle origini perde sempre più pezzi all'Eliseo. Nel fine settimana, dopo sette anni e mezzo trascorsi al fianco di Nicolas Sarkozy, Emmanuelle Mignon ha annunciato il suo ritorno al Consiglio di Stato: “Voglio essere utile a Sarkozy in altro modo”, ha spiegato al Figaro. Autrice del programma presidenziale del 2007, sostenitrice della “rupture” liberale, Mignon era stata direttrice del gabinetto del presidente della Repubblica, prima di vedersi affidare da Sarkozy alcuni dei dossier più sensibili degli ultimi due anni: i discorsi sulla religione di San Giovanni in Laterano e di Ryad, la riforma della Costituzione e gli Stati Generali della stampa.
La partenza di Mignon – secondo il Monde – “preoccupa il suo vecchio avversario ideologico”, Henri Guaino, la plume geniale dei discorsi più neogollisti di Sarkozy. Del dream team iniziale del sarkozismo, che aveva condotto con successo la lunga campagna presidenziale, è rimasto poco. Dal maggio 2007, oltre a Mignon, hanno lasciato l'ex vicesegretario generale dell'Eliseo François Pérol. il consigliere culturale Georges-Marc Benamou, il portavoce David Martinon e il consigliere giuridico Patrick Ouart. Per quasi tutti, la ragione è l'onnipotenza del segretario generale dell'Eliseo, Claude Guéant.
Come Dominique de Villepin ai tempi di Jacques Chirac, Guéant ha saputo imporsi come il “capitano in seconda”: un presidente bis, a cui nulla sfugge e che condiziona più di qualsiasi altro le scelte di Sarkozy. Sin dall'insediamento all'Eliseo, Guéant è riuscito a smussare la rottura in politica estera, assumendo Jean-David Levitte come consigliere diplomatico del presidente. Negli ultimi due anni e mezzo il segretario generale dell'Eliseo ha guidato la macchina presidenziale, scegliendo una squadra di vecchi funzionari con una visione ortodossa della Francia e del ruolo del Presidente, come Christian Frémont, Raymond Soubie e Xavier Musca. Con interviste sui giornali e le televisioni, Guéant ha rafforzato la sua visibilità nazionale. Attraverso missioni presso i leader africani e del Medio Oriente, si è dato un profilo internazionale. Guaino per ora resiste e dice che l'importante è non sentirsi “incatenato”. Ma la plume di Sarkozy si sente sempre più esclusa dalle decisioni dell'Eliseo, come accaduto sulla creazione della commissione Juppé-Rocard sul grande prestito pubblico nazionale, che era stato immaginato proprio da Guaino.
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