Il Codice Dionigi

Maurizio Crippa

La location. Eh, la location è tutto. Non fa promesse sull'ambientazione del prossimo romanzo, ma “certamente Milano ha i requisiti adatti per il suo spessore storico, artistico e architettonico. Dovremo aspettare e vedere”. Se Dan Brown decide di ambientare il prossimo libro qui dalle parti di Ambrogio, e dato che ci mette di solito i suoi bei sei anni per partorire il topo, anche Lucio Stanca può dormire tra due guanciali.

    La location. Eh, la location è tutto. Non fa promesse sull'ambientazione del prossimo romanzo, ma “certamente Milano ha i requisiti adatti per il suo spessore storico, artistico e architettonico. Dovremo aspettare e vedere”. Se Dan Brown decide di ambientare il prossimo libro qui dalle parti di Ambrogio, e dato che ci mette di solito i suoi bei sei anni per partorire il topo, anche Lucio Stanca può dormire tra due guanciali. Entro l'Anno Domini 2015 altro che semenze biologiche per sfamare il pianeta: avrà bell'e pronto il pacchetto turistico-ecclesial-complottardo per attirare a Milano i milioni di invasori che servono per riempire la più esoterica della sigle, l'Expo. Intanto abbiamo già il titolo che funziona: “Il Codice Dionigi”. Certo però che se l'editore lo porta per la photo opportunity nelle location inadatte, in cima alla Terrazza Martini, è chiaro che un romanziere di fama al primo approccio con la città farà un po' fatica a individuare lo spunto. Eppure ce l'aveva lì sotto al naso, bastava girarsi dall'altra parte e guardare di sotto. E il plot veniva da sé.

    C'è un luogo misterioso, nel centro di Milano.
    Meno banale del Cenacolo e (per ora) meno tampinato da turisti in coda. E' nascosto appena dietro al Duomo, incastonato tra il Palazzo dell'Arcivescovado e un dedalo di viuzze e campanili. Sale cinquecentesche, un'architettura inusuale, decagonale persino. E' lì che il gran cardinale, il Borromeo, teneva i cavalli. Ci aveva fatto le scuderie. Una rotonda decagonale, con le colonne e tutto il resto, come una segreta loggia di monaci o mercanti, per tenerci i cavalli? Tutto lì? Perché quella forma, il cerchio e il decagono? E sale a colonne, una sopra l'altra. Tre piani. Simbologia trinitaria o anche no. Guardatela bene, la sezione ortogonale, voi che per secoli avete guardato il Cenacolo senza vedere l'arcano. La evoca o non la evoca, la moschea di Cordoba? Che ne sapeva davvero, di logge e colonne, il gran cardinale che controriformava a mazzate i milanesi (futuri padani). Lui che disegnava da solo la forma dei confessionali, ma che era pur sempre nipote del peggior pirata che spazzasse il lago di Como. Lui che intanto suo cugino (e successore d'Ambrogio pure lui) accumulava tesori arte tutt'altro che sacra e il Codice vero, l'Atlantico. Gusti esoterici. Dentro a santa ambrosiana chiesa. Santi e cardinali. Chissà.

    Fossero mai, invece, adepi di una setta segreta?
    Una setta che da secoli sta lì, in sonno, in una moschea travestita da stalla. Se questa leggenda del rito ambrosiano fosse una balla, un modo per tenere alla larga i ficcanaso? E se l'epoca del Grande Complotto fosse adesso, finalmente matura? Leggete i segni dei tempi. L'invasione della grande Umma è alle porte, già torme islamiche pregano in piazza del Dòmm, già nella vicina Helvetia si abbattono minareti. C'è la data simbolica. La somma delle cifre di 2015 fa 8, che diviso 2 fa 4, mentre per 3 è indivisibile. Non vuol dire un beato, è chiaro. Ma da Dan Brown una chiave la trova al volo, fosse solo la complicità di monsignor Ravasi nel fallimento di Copenaghen. E fuori dal Dòmm è tutto tappezzato con la sigla esoterica, l'acronimo vattelapesca. Ex come extracomunitari? Po come potestas? Oppure Exprorpiamo il dio Po? Entro il 2015?
    Metti caso che da anni, nella sede concentrica, si riuniscano dei misteriori probi viri. Intellettuali e religiosi, martiniani dell'antica osservanza, tettamanziani di recente nobiltà. Giornalisti e vecchi bonapartisti.

    Ex banchieri di Dio e banchieri della finanza bianca tutt'ora in eticizzante attività. Sui muri disadorni occhieggiano ritratti di cardinali terzoconciliaristi. Si discute di libera cittadinanza, integrazione e dialogo. Resistenza ambrosiana e poteri forti. Mentre nell'odiata Roma papalina dominano conservatori e cardinali a riposo che fanno convegni per parlare di Dio. Del proprio Dio! Almeno avessero il buon gusto di parlare di quello degli altri. E' tempo d'azione. I buoni, i preti antimafia delocalizzati, i banchieri che finanziano case d'accoglienza sono pronti. A trasformare il Dòmm nella grande moschea, ad alzare un minareto più alto del Pirellùn. E rendere obbligatorio il cous-cous agli Oh Bej, Oh, Bej! A estendere l'ecopass a chiunque non esponga sul cruscotto la foto di Cacciari. A costruire ospedali con la cupola. E' il grande complotto della setta ambrosiana. Ha solo da scrivere, Dan Brown. Basta che si ricordi le royalties.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"