Che cosa c'è dietro il partito rutelliano

Così Rutelli tenta di spingere finiani e casiniani nella sua Kadima italiana

Luigi De Biase

Che facciano sul serio si capisce dall'inizio, dall'esercito di hostess e di steward che accoglie i visitatori in un centro congressi alla periferia di Parma, la città scelta da Francesco Rutelli per il battesimo della sua nuova creatura politica, Alleanza per l'Italia. I primi che arrivano sono avvocati calabresi e giovani economisti con le riviste del Mulino sottobraccio, dicono che “ci sono grandi aspettative nella società civile” e sperano “di non rimanere delusi”. L'allestimento è un po' veltroniano.

    Parma. Che facciano sul serio si capisce dall'inizio, dall'esercito di hostess e di steward che accoglie i visitatori in un centro congressi alla periferia di Parma, la città scelta da Francesco Rutelli per il battesimo della sua nuova creatura politica, Alleanza per l'Italia. I primi che arrivano sono avvocati calabresi e giovani economisti con le riviste del Mulino sottobraccio, dicono che “ci sono grandi aspettative nella società civile” e sperano “di non rimanere delusi”. L'allestimento è un po' veltroniano. Colonna sonora delle grandi occasioni, da Baglioni a Gaber passando per Dalla, due schermi che proiettano immagini di Hillary Clinton, di Michelle Obama e di Jesse Owens, il velocista nero che vinse quattro ori ai Giochi di Berlino '36, una ventina di fotografi, addetti stampa, fotografi e operatori video che scrivono, stampano, aggiornano, fanno interviste a chiunque passi sotto i loro microfoni.

    Si fanno chiamare Lab, che sta per laboratorio, è un gruppo piuttosto folto che gestisce la comunicazione dell'evento.
    Per vedere Rutelli bisogna aspettare un paio d'ore. E' preceduto dai compagni di avventura, da Bruno Tabacci, Linda Lanzillotta, Lorenzo Dellai, Elvio Ubaldi e Marco Calearo. L'accoglienza è calorosa. Rutelli ha avuto grande spazio sul quotidiano più importante della città, la Gazzetta di Parma, che appartiene all'associazione degli industriali: nell'intervista pubblicata ieri ha definito “colloqui romantici” i rapporti con il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, e ha lanciato un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini (“Prima o poi dovrà scegliere: o un nuovo atto di sottomissione a Berlusconi, o una scelta coraggiosa di segno diverso”). In sala mantiene un atteggiamento discreto, interviene soltanto per leggere un messaggio ricevuto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, terminato con l'inno di Mameli.

    Il primo a parlare è Ubaldi, che usa subito la parola “partito” e dice che Alleanza per l'Italia sarà una cosa “per gente ragionevole”. Lui è lo sherpa padano del movimento. A Parma ha costruito una coalizione centrista che gli ha permesso di fare il sindaco per dieci anni: quell'esperienza sarà la base del progetto Rutelli. L'importante, secondo Lanzillotta, è restare lontani dalla “vocazione socialdemocratica” del Pd. “Il partito di Bersani ha elementi di centralismo democratico – dice al Foglio Franco Danieli, l'uomo che teneva i contatti fra il governo di Romano Prodi e le comunità di italiani all'estero – Io non vengo da una tradizione comunista e neppure dal mondo cattolico, sono cresciuto nei gruppi della sinistra studentesca che sostenevano Solidarnosc e Lula. Alleanza per l'Italia si ispira al modello Kadima, l'obiettivo è raccogliere le forze migliori del paese. E' un progetto valido e arriva nel momento in cui l'elettorato italiano è pronto a riposizionarsi”. L'intervento più applaudito è quello di Patrizio Bertelli, casa Prada, che attacca la politica dei salotti televisivi e propone l'impeachment per il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.

    Più che un partito di “fuoriusciti”, come è stato definito sinora, Alleanza per l'Italia sembra più un partito di delusi. Ci sono i delusi del governo, i delusi del Pd, ma anche i delusi dell'Italia. “Mi hanno proposto di fare un intervento sulla lettera di Celli”, dice al Foglio un giovane studioso di affari internazionali che si è formato in America, ma non trova fortuna in patria. Celli è l'ex direttore dell'Università Luiss che ha scritto al quotidiano Repubblica per suggerire al figlio neo laureato di lasciare il paese. Il guaio dello studioso seduto in platea è che il partito di Rutelli non sostiene la linea della lamentela. Appunti per il futuro. Il modello bipolare, dice Ubaldi, ha promosso “un metodo inadeguato di rappresentazione politica” (che significa legge elettorale); secondo Dellai, Alleanza per l'Italia avrà una base “fortemente federativa, perché il territorio non è un ricettore passivo ma un produttore di politica” (il che non vuol dire elezioni primarie).