Quattro gatti pieni di dubbi, condannati alla profezia
Trattandosi di un giornale cinico, di destra, servile verso il potere, e anche un po' mafioso, al Foglio le cose si sanno prima. Quando Filippo Graviano ha detto di non conoscere Dell'Utri, venerdì scorso, eravamo riuniti e ci siamo detti: e domani che cosa scriveranno i giornali perbene, liberal, antimafiosi? Lo sapevamo tutti. Diranno che l'apparenza inganna, e l'hanno detto, sparandolo nei titoli. Diranno che uno dei fratelli Graviano ha smentito Spatuzza, il Grande Accusatore di Berlusconi e Dell'Utri, ma l'altro ancora non ha parlato.
Trattandosi di un giornale cinico, di destra, servile verso il potere, e anche un po' mafioso, al Foglio le cose si sanno prima. Quando Filippo Graviano ha detto di non conoscere Dell'Utri, venerdì scorso, eravamo riuniti e ci siamo detti: e domani che cosa scriveranno i giornali perbene, liberal, antimafiosi? Lo sapevamo tutti. Diranno che l'apparenza inganna, e l'hanno detto, sparandolo nei titoli. Diranno che uno dei fratelli Graviano ha smentito Spatuzza, il Grande Accusatore di Berlusconi e Dell'Utri, ma l'altro ancora non ha parlato: l'Inquisizione moderna si fonda sul futuribile, sulla minaccia, sull'ipotesi di una propalazione ancora non perfettamente maturata. Poi grideranno al solito viva la Costituzione, viva il Quirinale, viva il presidente della Camera, viva la divisione dei poteri, e abbasso l'Usurpatore; ma non senza prima averci fornito analisi al dettaglio di quel che non c'è, lo straccio non si dica di una prova, ma anche solo di una cosina minimamente attendibile a carico del presidente del Consiglio. Il quale peraltro deve abbassare i toni, si dice pigramente, e rassegnarsi a farsi cuocere lentamente. Stanno freschi.
Lo stesso era successo il giorno prima per il discorso di Obama al Nobel. L'incidente politico e professionale e civile era grave per l'area liberal: il presidente che gli americani hanno eletto per normali ragioni di ricambio, più un tentativo di speranza sognatrice, ma che la sinistra europea ama per delirante e canterina tendenza utopistica, aveva fatto un ennesimo discorso realista, stavolta perfino un po' grottesco perché in comica contraddizione con le motivazioni del Nobel, e aveva predicato l'inevitabilità delle guerre giuste e perfino, quando siano fatte in difesa dei popoli e delle democrazie, la loro santità. Ci siamo detti: come usciranno i giornali perbene, che per anni ci hanno rimproverato il bellicismo e il crudo cinismo da neoconservatori, e ci hanno dannati come servi di un'amministrazione imperialista macellaia che la guerra al terrorismo l'ha fatta duramente e rigorosamente, portandola in casa di Bin Laden e dei dittatori mediorientali? Abbiamo tutti immaginato il pezzo e il titolo del pezzo di Vittorio Zucconi, “Il soldato riluttante”, splendida metafora dissimulatrice di un imbarazzo paralizzante, un modo astuto di cavarsela. Altro che riluttante, però: Obama picchia duro, se necessario, o comunque non può evitare di prometterlo agli americani, soprattutto dopo lo scarso risultato delle sue aperture sorridenti e delle sue mani tese.
Ma ormai è sempre così. Noi cattivi prevediamo, preveniamo, avvertiamo qualche segno della realtà, orfana e nuda, nel nostro piccolo e con tutta la modestia dei nostri mezzi. Se sentiamo freschetto mentre impazza il mitico riscaldamento globale, lo diciamo con qualche annetto di avanzo su quella metà del mondo scientifico che adesso lo riconosce perfino a Copenaghen: fa freschetto, come sempre, d'inverno, e caldo, come sempre, d'estate. A sentire i geofisici, d'altra parte, prima che l'uomo riesca a inserirsi in modo condizionanate nei rapporti speciali tra il Sole e la Terra, ce ne vogliono di emissioni. E se pubblichiamo in solitario i dati sulle truffe via mail dei vari panel incaricati di costruire la favoletta utopica e religiosa del creato ammalato per causa della cattiveria dell'uomo industrioso, occidentale, energetico, poi siamo contenti della diffusione della notizia, che rimbalza da tutto il mondo anche sulle prime pagine dei giornaloni severi, seri, d'Italia. Siamo quattro gatti pieni di dubbi, condannati alla profezia. Addirittura.
Il Foglio sportivo - in corpore sano