Al Cav. è riuscito un altro miracolo: fare ridere i salotti dei perennemente indignati

Annalena Benini

"Pensa che divertente se invece che a Milano era a Parigi”, cioè se invece di un Duomo gli tiravano una Tour Eiffel. O una Torre di Pisa, almeno. Visto che comunque è andata bene (due tamponi che escono dalle narici, la faccia gonfia, il labbro nella garza, un ematoma sotto l'occhio), si vorrà mica essere così ammuffiti, così bigotti da deplorare un po' di scherzosità, di festosità attorno a Ecce d'Uomo? Quelli molto eleganti e quindi perennemente scandalizzati dal comportamento del presidente del Consiglio, hanno improvvisamente ritrovato il sense of humour.

    "Pensa che divertente se invece che a Milano era a Parigi”, cioè se invece di un Duomo gli tiravano una Tour Eiffel. O una Torre di Pisa, almeno. Visto che comunque è andata bene (due tamponi che escono dalle narici, la faccia gonfia, il labbro nella garza, un ematoma sotto l'occhio), si vorrà mica essere così ammuffiti, così bigotti da deplorare un po' di scherzosità, di festosità attorno a Ecce d'Uomo? Quelli che di solito non scherzano mai su niente, quelli che si indignano a ogni parola, a ogni barzelletta del Cavaliere, quelli molto eleganti e quindi perennemente scandalizzati dal comportamento del presidente del Consiglio, così irrispettoso della Corte costituzionale, ad esempio, hanno improvvisamente ritrovato il sense of humour: al Cav. è riuscito anche questo miracolo, far ridere e scherzare i malinconici, i lugubri, i super incazzati. Sulla necessità che ora il premier avrà di un'ulteriore ristrutturazione, sulla rottura di un paio di denti che magari erano l'unico pezzo originale rimastogli, sull'esibizionismo anche post attentato, cioè quel modo un po' d'avanspettacolo di mostrarsi alla gente malconcio e insanguinato, teatrante e martire a ogni costo.

    I salotti, pur nella condanna “di ogni tipo di violenza, anche verso un uomo così arrogante” hanno riesumato l'ilarità, e anzi l'orgoglio del cinismo ironico: “Perché? Si può scherzare solo sui trans?”, e quindi no, si può scherzare su tutto, allora ecco l'imitazione del Cav. che cerca di vedere chi è stato a colpirlo alzandosi sul predellino, ed ecco i paragoni della maschera insanguinata con qualche film, “Era uguale a Shining, gli mancava il coltello”. Tutta una leggerezza improvvisa (tralasciando “Tartaglia santo subito” e “Mai che ci si organizzi con un tiratore scelto, sempre e solo dementi”, e lo striscione sulla facciata della Sapienza, facoltà di Sociologia: “Massimo Tartaglia, a Natale si può fare di più”), tutta una voglia di divertirsi, di sdrammatizzare, di aspettare il Natale finalmente con un po' di allegria.

    Sono cose che possono succedere solo con Silvio Berlusconi, in effetti: se uno psicolabile avesse simbolicamente tirato un pomodoro, un uovo, una monetina, un fiore addosso ad Andrea Camilleri, per dire, o a Roberto Saviano, o a Margherita Hack, o a Michele Santoro, o ad Antonio Tabucchi, ci sarebbero stati suicidi collettivi, divani bagnati di lacrime, e uno sdegno generale impenetrabile dall'ironia. Nessuna battuta beffarda verrebbe mai concessa, sarebbe anzi il massimo della volgarità, motivo sufficiente per venire messi al bando, esiliati da ogni tinello chic. Il Cavaliere con la faccia spaccata da un Duomo di alabastro, invece, fa riesumare il senso dell'umorismo perduto una vita fa, l'impulso di trasformarsi in gente di mondo, persone brillanti in grado di guardare con distacco ironico il sangue degli altri (“Il sangue dei tinti”, anzi, poiché ora sono tutti cabarettisti).

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.