Langone contro i cattofarisei che lapidano il Cav. e poi fanno la comunione

Camillo Langone

Io, che da molti anni non faccio la comunione, mi domando come possano accostarsi all'altare Rosy Bindi, Ignazio Marino e Marco Travaglio. San Paolo dice che “chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, mangia e beve la propria condanna”. Perciò, trovandomi da lunga pezza irriconciliato e posseduto da cattivi sentimenti, cerco di non peggiorare la mia situazione.

    Io, che da molti anni non faccio la comunione, mi domando come possano accostarsi all'altare Rosy Bindi, Ignazio Marino e Marco Travaglio. San Paolo dice che “chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, mangia e beve la propria condanna”. Perciò, trovandomi da lunga pezza irriconciliato e posseduto da cattivi sentimenti, cerco di non peggiorare la mia situazione. Loro invece sono convinti di farla franca e contemporaneamente adorano la vittima e aggrediscono la vittima. Mi domando come non si rendano conto che Silvio Berlusconi dalla faccia massacrata è Gesù Cristo flagellato e coronato di spine dopo essere stato picchiato (proprio in volto) durante l'interrogatorio del Sinedrio. Due maschere di sangue perfettamente sovrapponibili. La Chiesa “riconosce il volto di Cristo nei tratti di ogni persona che soffre”: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI lo hanno ripetuto, San Camillo e Madre Teresa lo hanno praticato, ma Rosy Bindi e i suoi accoliti no, loro sono i cuculi della Chiesa cattolica, si sono serviti dell'istituzione per ottenere voti, stipendi, collaborazioni, raccomandazioni, e calpestano colui che l'ha fondata, e lo calpestano pubblicamente, fieramente. 

    Per Bindi il rinnegamento precede di molto il presente canto del gallo
    , inizia al momento dell'ingresso in politica con un nome d'arte capace di far dimenticare la Maria Rosaria del battesimo. A differenza di San Pietro, in Rosy o come caspita si chiama non si avverte la minima resipiscenza: dopo il sangue di piazza Duomo non ha pianto amaramente, anzi ha colto l'occasione per infierire. Proprio lei, già vicepresidente dell'Azione Cattolica senza la quale oggi sarebbe un'oscura professoressa. ll cattoabortista Ignazio Marino prima di diventare uno strappasondino e un adoratore del vitello di carta (la Costituzione) come un qualsiasi Fini, se ne stava incollato alla tonaca del cardinale Pappalardo, che lo sostenne senza intuire la cieca, sfrenata, nichilistica ambizione del personaggio.

    Intervistato da La7, Marino ha dichiarato con faccia compunta ed eccezionale
    collo torto che sarebbe opportuno non tirare soprammobili in faccia ai presidenti del consiglio, certo, ma che però “toni forti e violenti spesso sono venuti dal centrodestra”. Una logica nauseante che avrà imparato non a catechismo ma dagli avvocati degli stupratori: la donna provocava, vestiva abiti succinti. Una logica da fariseo: se Gesù non avesse cacciato i mercanti dal tempio, con una sferza di cordicelle e rovesciando i banchi, e quindi con una certa dose di forza e di violenza, non sarebbe mica finito in croce; se Berlusconi ci avesse consegnato tutte le Eluane, e si fosse ritirato in Costa Smeralda a contare i soldi, oggi avrebbe ancora tutti i suoi denti in bocca. Mentre Bindi e Marino appaiono in modo abbastanza netto clericali non credenti, il caso Travaglio è diverso e ancora più doloroso per chi, come me, è convinto con Romano Guardini che “l'estetico è la manifestazione sensibile della grazia”. L'animatore di quel giornale per ossessionati che è il Fatto frequenta, mi fa male dirlo, la molto estetica messa tridentina.

    So bene che alle messe cattoprotestanti delle parrocchie chitarristiche ci va anche gente che crede soprattutto nella televisione, ma non capisco perché un uomo si debba consumare le ginocchia ubbidendo al messale di Pio V se non percepisce la presenza di Cristo in mezzo a noi. Non riesco a farmene una ragione. Com'è possibile che il gregoriano, il latino, l'organo a canne, l'incenso vadano così sprecati? E tutte le prediche sul non scagliare la prima pietra, sul non giudicare per non essere giudicati, sul preoccuparsi della propria trave piuttosto che dell'altrui pagliuzza? Parole al vento: Travaglio ha minimizzato il sangue di Milano definendolo “incerto del mestiere” e continuando a ripetere che il vero violento è il violentato. Tutta la vicenda sembra un libro di René Girard, il sommo antropologo che ha svelato come Cristo, agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, sia il capro espiatorio che fondando il cristianesimo abolisce il capro espiatorio, e la lapidazione. Bindi, Marino e Travaglio, idoli di un popolo facebookiano eccitato dal sangue come gli antichi romani nei circhi, sono pagani che fanno la comunione, e non so dove trovino il coraggio.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).