Quasi quasi si fa pace davvero

Berlusconi esce dall'ospedale e ad Arcore incontrerà Gianfranco Fini

Salvatore Merlo

“Speriamo che Berlusconi esca presto da quel maledetto ospedale e cominci a lavorare. Poi tutto si supera”, aveva detto Umberto Bossi in Transatlantico dopo aver votato la fiducia sulla Finanziaria. Il leader della Lega si riferiva al nervosismo che ha attraversato il Pdl in seguito alla censura che Gianfranco Fini ha fatto precipitare sulla fiducia e sulle parole accese pronunciate martedì dal capogruppo Fabrizio Cicchitto intorno alle responsabilità dell'aggressione subita dal premier.

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    Speriamo che Berlusconi esca presto da quel maledetto ospedale e cominci a lavorare. Poi tutto si supera”, aveva detto Umberto Bossi in Transatlantico dopo aver votato la fiducia sulla Finanziaria. Il leader della Lega si riferiva al nervosismo che ha attraversato il Pdl in seguito alla censura che Gianfranco Fini ha fatto precipitare sulla fiducia e sulle parole accese pronunciate martedì dal capogruppo Fabrizio Cicchitto intorno alle responsabilità dell'aggressione subita dal premier. Ma l'impressione è che, contro le apparenze, le novità emerse ieri, dall'accordo sulle regionali fino all'offerta di un patto democratico a Pd e Udc, dirigano verso una stabilizzazione più di quanto non evochino il disseppellimento di vecchie obbedienze di partito. Fini ha riunito a pranzo i propri ex colonnelli, anche quelli più distanti come Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Ha chiesto loro di fare un passo indietro delegandogli la facoltà di trattare con Berlusconi.

    Il patto è stato accettato e il presidente della Camera lo considera un primo passo per quella che ha definito “la ripartenza del Pdl” sulla base di “un rapporto di reciprocità” con il premier. I due si dovrebbero incontrare a breve e non è escluso che Fini avesse preallertato il Cav. delle sue intenzioni. Dice al Foglio il ministro Andrea Ronchi, uno degli uomini più vicini all'ex leader di An: “Fini non è isolato in An. Da oggi si discuterà tutti, in piena libertà, ma sarà poi necessario riunirsi intorno alla sua leadership”. Giuseppe Valditara, altro finiano puro, aggiunge: “E' un fatto positivo che garantisce la serietà dell'operazione con la quale si vuole rilanciare il Pdl”. Dai colonnelli arriva un'esortazione: “L'accordo va benissimo, ma Fini rappresenti An in tutte le sue sfaccettature”. Non facile. La solidità dell'intesa va valutata nel tempo. D'altra parte quali sono gli strumenti di cui dispone Fini per imporre un vero aut aut? Solo la minaccia di una scissione, sullo schema siciliano, dal gruppo parlamentare. Un'ipotesi che sfiora la fantapolitica, tanto più che l'ex leader di An ha interesse a tenere unito il Pdl e non a dividerlo.

    Lo scontro è oltre il livello di guardia. Gli inviti del presidente Napolitano devono essere la stella polare per tutti”, ha detto Fini, e il riferimento a Napolitano è contenuto nel documento approvato ieri dall'ufficio di presidenza del Pdl. Il cofondatore sta lavorando, insieme con Gianni Letta, per placare gli animi cercando un'interlocuzione con Pd e Udc sulla giustizia (non soltanto per il premier) e sulle riforme, da qui l'offerta di un patto di sistema. Di questo Fini ha parlato ieri incontrando Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Noi siamo pronti”. Spiega il direttore del Secolo, Flavia Perina: “Bersani lancia segnali che non devono cadere nel vuoto. Il Pd tenta di smarcarsi da Di Pietro” e manifesta disponibilità a trovare punti di contatto anche sulla giustizia.

    Da segnalare, al riguardo, che il testo bipartisan sul legittimo impedimento di Michele Vietti (Udc) ed Enrico Costa (Pdl) è pronto. Metterebbe al riparo il premier per 18 mesi, sufficienti ad approvare il lodo Alfano costituzionale. Martedì Fini ha visto sfumare, complice la pervicacia tremontiana, un accordo siglato con Pier Ferdinando Casini e il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Oggetto: “Non ci sarà la fiducia sulla Finanziaria, ricominciamo da un gesto di appeasement”. Anche per questo si era innervosito con Tremonti e Cicchitto. D'altra parte la nuova segreteria del Pd coltiva sul serio l'ipotesi di ritrovare una convergenza. Dice il senatore Nicola Latorre: “Premesso che nel Pdl qualcuno sembra voler alimentare lo scontro e premesso che non mi pare ci sia grande voglia di dialogare in Parlamento, non abbiamo intenzione di cadere nella trappola di chi mira allo sfascio. Abbiamo il dovere di riportare il conflitto politico sui problemi del paese a cominciare dalle riforme. Atteggiamento diverso da quello di altre forze di opposizione”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.