Il Cav. come la Gioconda

Annalena Benini

L'impossibilità di schiudere le labbra gli ha regalato un sorriso enigmatico, genere Gioconda, che gli dona molto e che si potrebbe riutilizzare in circostanze anche non incerottate, per un effetto meno fluorescente del solito: durante il saluto nel pre ritorno a casa, infatti, Silvio Berlusconi ha tenuto rigorosamente chiusa la bocca, non volendo mostrarsi sdentato al mondo, e ha riscosso grande successo. Ammaccato va bene, tumefatto anche, bendato per forza, con il naso nero che si intravede sotto le garze perfino, ma sorridere senza denti non si può.

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    L'impossibilità di schiudere le labbra gli ha regalato un sorriso enigmatico, genere Gioconda, che gli dona molto e che si potrebbe riutilizzare in circostanze anche non incerottate, per un effetto meno fluorescente del solito: durante il saluto nel pre ritorno a casa, infatti, Silvio Berlusconi ha tenuto rigorosamente chiusa la bocca, non volendo mostrarsi sdentato al mondo, e ha riscosso grande successo. Ammaccato va bene, tumefatto anche, bendato per forza, con il naso nero che si intravede sotto le garze perfino, ma sorridere senza denti non si può, fa terribilmente anziano (il Cav. andrà al più presto in Svizzera, nella sua clinica preferita nel Canton Ticino a rimettere a posto le cose).

    Però ora, mentre accetta rassegnato che si occupino della sua convalescenza, Berlusconi ha un aspetto etereo, nonostante il gonfiore, un'espressione tranquilla e parole traboccanti amore: il classico “Amor vincit omnia” dei giorni scorsi e ieri perfino la citazione di un libro Adelphi di Peter Cameron, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” (“Se cambiano i toni, il mio dolore non sarà inutile”), insomma il Cav. post attentato è davvero il massimo dell'eleganza. Oltre che il premier più pacato che si sia mai visto: “Non prevarranno né la violenza delle pietre né quella peggiore delle parole”, ha detto prima di rientrare ad Arcore.

    Aveva un certo non so che nello sguardo, perché il ritorno a casa di un guerriero ferito ma non vinto porta con sé sempre qualcosa di epico, di eroico, e lui comunque, con tutte quelle garze, non è messo affatto peggio di una signora dopo una qualunque seduta di chirurgia plastica o dopo eccessive iniezioni di botulino (le ragazze, anche dell'opposizione, sanno benissimo cosa si prova quando ci si accanisce sul volto e non potranno evitare di solidarizzare, consiglieranno ottime creme e ottimi analgesici). Un presidente del Consiglio angelicato, un paziente modello, un uomo sereno e portato alla pacificazione e al perdono, con la stella cometa illuminata davanti al cancello di casa. Forse sta solo aspettando che gli rimettano i denti per ricominciare a mordere (la politica e la vita), ma intanto ha regalato al pubblico un inaspettato e personale canto di Natale a labbra strette.

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    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.