In Svizzera l'eutanasia diventa a domicilio
In Svizzera la “dolce morte” raddoppia: Dignitas potrà praticare i suicidi assistiti in un'abitazione di Wetzikon, nel Canton Zurigo. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo, che ha accolto un ricorso dell'associazione contro una decisione delle autorità comunali, che si erano rifiutate di concedere la licenza edilizia per il nuovo utilizzo della proprietà. Diventano così due i locali, visto che oggi Dignitas opera in un immobile nella zona industriale di Pfäffikon, nell'Oberland zurighese.
Leggi l'inchiesta di Nicoletta Tiliacos
In Svizzera la “dolce morte” raddoppia: Dignitas potrà praticare i suicidi assistiti in un'abitazione di Wetzikon, nel Canton Zurigo. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo, che ha accolto un ricorso dell'associazione contro una decisione delle autorità comunali, che si erano rifiutate di concedere la licenza edilizia per il nuovo utilizzo della proprietà. Diventano così due i locali, visto che oggi Dignitas opera in un immobile nella zona industriale di Pfäffikon, nell'Oberland zurighese.
La controversia tra l'organizzazione che pratica il suicidio assistito (legale in Svizzera) e Wetzikon era cominciata nell'agosto del 2008, quando Ludwig Minelli, presidente dalla Dignitas, aveva annunciato l'acquisto dell'abitazione. L'amministrazione comunale, riferisce l'agenzia Swissinfo, aveva bloccato tutto, non concedendo la licenza edilizia per la nuova utilizzazione dell'immobile. Adesso – dopo il ricorso – dovrà per forza darla.
La reticenza del Comune era dettata dal luogo scelto: nelle immediate vicinanze di un asilo, di una scuola professionale, di un centro per anziani e di case private. Un quartiere pieno di vita, dove un'abitazione che pratica il suicidio è veramente fuori luogo.
Per i sostenitori del “diritto” a morire la decisione del Tribunale amministrativo è una vittoria, visto che il terreno è di proprietà e la Dignitas non sarà più sfrattata come è successo quest'anno a luglio, quando è stata cacciata dall'immobile di Schwerzenbach, sempre nel Canton Zurigo.
Prima ancora era successo a Forch, dove tutt'ora c'è la sede legale dell'associazione (e la casella postale a cui inviare la documentazione). Non è riuscita invece a trovare nessuno disposto ad affittargli un'abitazione nei comuni di Stäfa e persino di Maur, dove vive lo stesso Minelli.
La sentenza del Tribunale amministrativo riconosce il “diritto” a morire di coloro che si rivolgono a Dignitas, ma non tutela assolutamente il “diritto” alla vita dei bambini, degli anziani e degli abitanti di Wetzikon, che si ritrovano per vicino di casa un'organizzazione che aiuta le persone a suicidarsi, siano esse malate fisicamente o psichicamente, se non addirittura sane, perché scegliere di morire per Minelli è una “opportunità meravigliosa”.
Eppure non poco tempo fa, era soltanto ottobre, il ministro della Giustizia svizzero, Eveline Widmer-Schlumpf, aveva annunciato un disegno di legge per limitare il “turismo suicida” e “controlli più rigidi” alle organizzazioni che ruotano attorno a questo fenomeno (sociale-culturale?). “Non abbiamo alcun interesse, come paese, ad attirare i turisti del suicidio – aveva detto il guardasigilli elvetico – si muovono ai confini della legge”.
Il Comune di Wetzikon si prepara così a ricevere un'invasione (sono centinaia le persone aiutate da Dignitas a suicidarsi), perché chi vuole togliersi la vita è quasi sempre accompagnato da uno o più familiari, che provano sentimenti i sentimenti più disparati. Lo racconta proprio oggi il quotidiano inglese Times, dove c'è la testimonianza di Lesley Close, sorella del musicista inglese John Close. Lui dal 2001 era affetto da SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e nel 2003 si è suicidato assistito da Dignitas: spiega il viaggio, l'addio e gli ultimi istanti di vita del fratello.
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