L'immortalità insanguinata di un Cav. pugile

Annalena Benini

Silvio Berlusconi, colpito in faccia da un Duomo per turisti (oggetto kitsch per eccellenza, nota di leggerezza che persino negli attentati resta incollata al Cavaliere), non si rassegnava a perdere i sensi, ad accasciarsi, a lasciarsi portare in ospedale come avrebbe chiesto chiunque, con naso, denti, labbro spaccati da un colpo violento e a tradimento.

    Silvio Berlusconi, colpito in faccia da un Duomo per turisti (oggetto kitsch per eccellenza, nota di leggerezza che persino negli attentati resta incollata al Cavaliere), non si rassegnava a perdere i sensi, ad accasciarsi, a lasciarsi portare in ospedale come avrebbe chiesto chiunque, con naso, denti, labbro spaccati da un colpo violento e a tradimento. E con la paura che succedesse dell'altro, il sangue sulla faccia, settantatré anni addosso, tutta la gente che urlava e le guardie del corpo inferocite. Dopo pochi secondi di stordimento Silvio Berlusconi è uscito di nuovo dalla macchina, si è aggrappato alla portiera: cercava con gli occhi pesti il responsabile di quel sangue, voleva guardarlo, chiedergli perché, magari anche menarlo, farsi vedere vivo: era stupefatto, sconvolto e completamente, ancora una volta, carnalmente pubblico. “Non si è reso conto della gravità della ferita, ha reagito con energia come fa sempre, è sceso dall'auto e l'abbiamo dovuto prendere a forza e riportare dentro”, ha detto il suo medico al Corriere della Sera.

    Berlusconi voleva continuare a offrire il corpo al popolo
    , a rassicurare le persone: guardatemi non sono morto, non sono svenuto, sono qui con voi, il comizio non è finito, non sono umiliato, adesso gli faccio vedere io a quello. Al popolo ha dato da sempre tutta la propria carne, ogni pezzo di sé: il sorriso, il lifting, i capelli nuovi, le strette di mano nei bagni di folla, le sciatiche sul palco, gli svenimenti e adesso il volto insanguinato, una maschera di dolore e di incredulità. Lo sguardo raggelato di chi quest'odio davvero non se lo aspettava (“Io amo tutti, io voglio il bene di tutti”, ha detto in ospedale a don Verzè, adesso che comunque non lo dimettono, lo devono sedare, non riesce quasi a mangiare), la maschera dell'uomo della speranza colpito mentre la dispensa, mentre stringe e abbraccia, sfigurato da un souvenir, preso a pugni dalla furia di uno psicolabile – lo psicolabile ha trovato subito molti sostenitori ex post, molta gente con voglia di scherzare malamente e di comprare un duomo identico sulle bancarelle, come simbolo della soddisfazione per il colpo riuscito.
    Umberto Bossi ha fatto ridere il Cav. in ospedale, gli ha chiesto se aveva fatto un incontro di boxe e le aveva prese.

    Ecco, domenica Berlusconi, aggrappato alla portiera della macchina, senza rendersi probabilmente conto dello stato della sua faccia, sembrava pronto a un incontro di boxe con chiunque si fosse fatto sotto: voleva mostrare che non era andato al tappeto, che per atterrarlo serve altro, che nessun lancio di oggetti (o peggio) gli impedirà di offrirci quel corpo anche ammaccato. Il corpo, perfino nei pettegolezzi e nelle storie di puttane che gli hanno pubblicamente lanciato addosso come un Duomo, è  la sua simbolica immortalità, l'invincibilità, con le battute sull'eterna giovinezza, lo scherzo di pochi minuti prima con Roberto Formigoni sul non portare la canottiera, aprendo la camicia per mostrarlo. L'immortalità adesso è amareggiata e offesa, ma il corpo è, come sempre, consacrato al pubblico.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.