Sono Joe Arpaio
Il nome mette già paura. Joe Arpaio. E' lo sceriffo di Phoenix, in Arizona, puro wild west. Arpaio è stato eletto nel 1993 e riconfermato a furor di popolo da allora. Si autoproclama con orgoglio “lo sceriffo più severo d'America”, ma è un eufemismo. Lui è il brutto e il cattivo dei film di Sergio Leone. Scordatevi “tolleranza zero” o “law and order”, per lo sceriffo della contea di Maricopa quelle sono misure da pischelli, da pappamolla di città.
Il nome mette già paura. Joe Arpaio. E' lo sceriffo di Phoenix, in Arizona, puro wild west. Arpaio è stato eletto nel 1993 e riconfermato a furor di popolo da allora. Si autoproclama con orgoglio “lo sceriffo più severo d'America”, ma è un eufemismo. Lui è il brutto e il cattivo dei film di Sergio Leone. Scordatevi “tolleranza zero” o “law and order”, per lo sceriffo della contea di Maricopa quelle sono misure da pischelli, da pappamolla di città. Arpaio va oltre. Non sarebbero riusciti a immaginarlo nemmeno in un albo di Tex Willer. Il New York Times lo ha definito “lo sceriffo peggiore d'America”, un uomo armato e pericoloso, una minaccia pubblica con una storia di ampi, circostanziati e brutali abusi. I suoi modi sono stati aspramente criticati da Amnesty , dall'Antidefamation league e anche da istituzioni conservatrici.
Arpaio ha ripristinato i lavori forzati per i detenuti, “una misura riabilitativa”, costringendoli a lavorare otto ore al giorno sotto il sole del deserto, vestiti con la tradizionale uniforme a righe verticali e legati a gruppi di otto da una robusta catena. Non solo gli uomini, anche le donne: “Sono un equal opportunity incarcerator”, dice.
Qualche detenuto preferisce stare fuori, anziché dentro. Anche perché le carceri gestite da Arpaio non sono molto ospitali. La sua filosofia è questa: “I detenuti non dovranno mai vivere meglio dentro le celle rispetto a fuori, perché la galera non è un albergo”. I condannati sono costretti a lavorare o all'isolamento 23 ore il giorno. E' vietato fumare, bere caffè e sfogliare riviste con donne nude. La tv trasmette solo Disney Channel, lo sport di Espn, il canale meteo e la Cnn. Ogni settimana tocca pure assistere a una delle dieci lezioni sul funzionamento dello stato curate dal repubblicano Newt Gingrich. “Non vi pare giusto essere trattati così? – dice Arpaio – Allora la prossima volta non tornate”.
Le celle della prigione di Maricopa sono state estese a una tendopoli montata poco lontano. A causa del clima di Phoenix, la città più calda d'America, è capitato che dentro le tende la temperatura arrivasse a 65 gradi. Ai detenuti che protestavano, Arpaio ha risposto che “c'è la stessa temperatura in Iraq, dove i soldati vivono in tende simili, sono appesantiti da armature e non hanno commesso nessun crimine. Chiudete il becco”. Ma siccome, in fondo, lo sceriffo è un uomo generoso, ai prigionieri consente di restare in mutande. Il punto è che le mutande che fornisce sono di colore rosa, per evitare che i prigionieri le rubino (sono rosa anche le manette). Le tende, poi, servono anche a un progetto educativo, chiamato Smart (Shocking Mainstream Adolescents into Resisting Temptation).
Arpaio manda in cella i ragazzini per 24 ore di fila, in modo da fargli provare le ristrettezze della reclusione e a dissuaderli dal commettere reati. I reality show sono una passione di Joe Arpaio. All'inizio dell'anno è stato il protagonista di una trasmissione che si intitolava “Sorridi... Sei in arresto”. Il reality consisteva nell'adescamento di piccoli criminali, poi convinti dalla produzione a partecipare alla realizzazione di un film, circondati da belle ragazze e con paga da sogno. Nel più bello, arrivava Arpaio con le manette. L'opposto di Scherzi a parte: invece che sottoporre le vittime a una burla crudele e poi rivelare lo scherzo, Arpaio faceva passare ai criminali il miglior giorno della loro vita e poi li arrestava.
Il Foglio sportivo - in corpore sano