Libero Ratzinger in libera chiesa

Maurizio Crippa

“Come possiamo essere realisti e pratici, senza arrogarci una competenza politica che non ci spetta?”. Il quesito posto ai suoi interlocutori nella Sala Clementina è per Benedetto XVI esattamente “il problema di una laicità positiva”. Ossia quello di “trovare la strada piuttosto stretta tra una semplice teoria teologica e un'immediata azione politica”. Il Papa ha approfittato dell'incontro di fine anno con la Curia romana per ribadire ai vescovi e al clero i fondamenti della sua  visione della politica.

    “Come possiamo essere realisti e pratici, senza arrogarci una competenza politica che non ci spetta?”. Il quesito posto ai suoi interlocutori nella Sala Clementina è per Benedetto XVI esattamente “il problema di una laicità positiva”. Ossia quello di “trovare la strada piuttosto stretta tra una semplice teoria teologica e un'immediata azione politica”. L'incontro di fine anno con la Curia romana è tradizionalmente, assieme al discorso al corpo diplomatico, una sorta di “discorso sullo stato dell'unione” vaticano, in cui non sono inconsueti gli accenni alla sfera politica. Stavolta il Papa, dopo un anno un po' burrascoso, ha approfittato per ribadire ai vescovi e al clero i fondamenti della sua  visione della politica, che affonda le radici nei Padri della chiesa e in Agostino.

    Spunto di riflessione il sinodo africano, il cui contenuto “poteva essere anche frainteso come un tema politico”. Invece il Papa l'ha colto per estendere erga omnes un monito secco: non “cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica e da pastori trasformarsi in guide politiche”. La distinzione tra il fondamento teologico dell'impegno della chiesa nel mondo e il suo intervento diretto in politica è del resto centrale nel pensiero di Joseph Ratzinger già dai suoi scritti giovanili, raccolti recentemente da Morcelliana nel volume “L'unità delle nazioni”. In essi, come spiega Gian Maria Vian nella prefazione, è già in quache modo compiuta la sua “teologia politica”, in cui è decisa l'opposizione “a ogni assolutizzazione politica del cristianesimo”.

    Un realismo cristiano che Ratzinger espose compiutamente già in un celebre discorso ai politici cattolici tedeschi nel 1981: “La morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo e delle sue possibilità”. In modo che “non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica”. Visione che oggi si riflette senza contraddizioni tanto nelle frequenti richieste per “una nuova generazione di laici cristiani” impegnati in politica, quanto con lo stop imposto al cardinale Cormac Murphy-O'Connor circa la possibilità di diventare membro della Camera dei Lord.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"