Il Cav. fa sul serio. L'imbarazzo di Repubblica

Così Fini prepara un menu politico di dialogo con i berlusconiani e la Lega apre alla costituente

Salvatore Merlo

Stavolta Silvio Berlusconi sembra fare sul serio. Obiettivo: ottenere il rilancio delle riforme attraverso un appeasement istituzionale con la presidenza della Repubblica, con il cofondatore del Pdl Gianfranco Fini e con le opposizioni. Il premier ieri mattina ha telefonato a Giorgio Napolitano non soltanto per gli auguri di Natale ma per tendergli una mano.

    Stavolta Silvio Berlusconi sembra fare sul serio. Obiettivo: ottenere il rilancio delle riforme attraverso un appeasement istituzionale con la presidenza della Repubblica, con il cofondatore del Pdl Gianfranco Fini e con le opposizioni. Il premier ieri mattina ha telefonato a Giorgio Napolitano non soltanto per gli auguri di Natale ma per tendergli una mano e manifestargli apprezzamento per l'intervento pubblico con il quale, martedì, il presidente aveva puntellato il governo ed esortato a un nuovo impegno riformista. E' stato il capo dello stato a rendere pubblica la cordiale telefonata: “Con Berlusconi i rapporti personali sono sempre stati buoni. Mi ha fatto piacere che oggi mi abbia chiamato e che abbia apprezzato le linee generali del mio discorso”.

    Si tratta di un riavvicinamento che rafforza il cosiddetto partito delle colombe guidato da Gianni Letta; un forte messaggio politico destinato forse ad acuire l'imbarazzo che molti osservatori attribuiscono al gruppo l'Espresso, specie in questi ultimi giorni nei quali i segnali di pacificazione si sono moltiplicati. Difatti nel giorno in cui anche il ministro leghista Roberto Calderoli ha manifestato interesse per l'ipotesi di una convenzione costituente, rispondendo così alle aperture di Massimo D'Alema, del Pdl e di Napolitano, ieri, il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, parlava di “patto scellerato” offrendo un'interpretazione maliziosa delle parole del presidente della Repubblica. Una chiave di lettura che il Quirinale ha indirettamente smentito.

    Al complessivo quadro di pacificazione contribuisce il riavvicinamento tra Berlusconi e Fini. I due leader, per effetto dell'aggressione a Milano, hanno ripreso a parlarsi direttamente eliminando ogni mediazione e filtro: “Un difetto di comunicazione che nei mesi passati aveva creato qualche malinteso di troppo”, dice al Foglio il politologo finiano Alessandro Campi. Il presidente della Camera si prepara ad aprire una nuova fase con la quale si riavvicinerà a posizioni più in sintonia con le sensibilità storiche dell'elettorato moderato di centrodestra. Spiega Campi: “Si tratta, diciamo così, di integrare l'offerta politica. In questi mesi Fini si è qualificato per certi temi come la bioetica, la laicità, il rispetto delle regole, la difesa della legalità. Tutte posizioni che si possono ormai considerare patrimonio acquisito. Ora sarà necessario un bilanciamento e una precisazione”.

    Insomma il cofondatore dirà qualcosa di destra? Risposta: “Non che prima fosse di sinistra. L'impegno è quello di rilanciare il patriottismo repubblicano e profondere un impegno maggiore sulle politiche del lavoro, a favore delle famiglie e sui temi sociali storicamente cari alla destra italiana”. Un programma rivolto ai giovani e che avrà al centro l'idea di una politica che “combatta la paura”. Si tratta di idee che permetteranno, forse, anche una interlocuzione più amichevole con quei settori anche cattolici del Pdl entrati spesso in polemica con il cofondatore. Ma non solo. La nuova fase distensiva per Fini sarà anche l'occasione di mettere alla prova del consenso popolare il primo vero candidato finiano del Pdl, Renata Polverini: la donna capace di rappresentare plasticamente l'ouverture finiana. Il leader dell'Ugl correrà per la presidenza del Lazio e, dice Campi, “non c'è personalità politica che manifesti una sensibilità affine a quella del presidente della Camera come Renata Polverini. Una donna che in sé racchiude la sintesi tra l'idea di Fini e il berlusconismo decisionista e volitivo”.

    A completare l'immagine di un Pdl disteso e nuovamente compatto c'è anche il decorso positivo della legge sulla cittadinanza il cui dibattito è iniziato ieri alla Camera. Al di là delle apparenze e di certi toni sopra le righe, su questo argomento nessuno ha voglia di forzare la mano. I finiani hanno già ottenuto un successo imponendo il tema nel dibattito pubblico. Al Senato il finiano Giuseppe Valditara ha presentato un altro disegno di legge sulla scorta della Sarubbi-Granata, un testo firmato anche da senatori dell'ex Forza Italia. Si tratta di una mediazione politica che oltre a contemplare – novità – l'ipotesi di revoca della cittadinanza, insiste sulla volontà di legiferare ma contemporaneamente segnala l'interesse a tenere in considerazione le obiezioni che provengono dal Pdl. Un po' meno quelle della Lega.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.