Perché il presentatore augura "Buon Natale" per non dire altro

Umberto Silva

Dalla tivù mi dici Buon Natale. A me lo dici, sfrontato guardandomi negli occhi. Lo sai che Buon Natale non è un augurio qualsiasi? Evoca quanto di più sacro, Gesù che nasce insieme a tutto quel che nasce: libri, amori, imprese. Sai che per nigrum speculum evoca anche tutto ciò cui abbiamo rinunciato? A questo stai pensando, simpatico Quizman, mentre mi dici Buon Natale? Lo dici perché sei gentile o perché sei pagato per dirlo? O perché ti piace dirlo e ti soddisfa in modo osceno?

    Dalla tivù mi dici Buon Natale. A me lo dici, sfrontato guardandomi negli occhi. Lo sai che Buon Natale non è un augurio qualsiasi? Evoca quanto di più sacro, Gesù che nasce insieme a tutto quel che nasce: libri, amori, imprese. Sai che per nigrum speculum evoca anche tutto ciò cui abbiamo rinunciato? A questo stai pensando, simpatico Quizman, mentre mi dici Buon Natale? Lo dici perché sei gentile o perché sei pagato per dirlo? O perché ti piace dirlo e ti soddisfa in modo osceno? Ti senti magnanimo, grazie a quelle due magiche paroline scendi tra il tuo popolo in una mistica unione. Non so niente di te Quizman ma così, per passare il tempo nel peggiore dei modi, ti sparo addosso una cattiveria dopo l'altra, finché mi pare di cogliere nei tuoi occhi un sinistro lampo di verità e finalmente ciò che voglio capire capisco: quel che stai dicendo non è Buon Natale ma vaffanculo.

    Vaffanculo stai dicendo a me e a tutti quelli che ti stanno guardando: ci odi. Ci odi proprio perché ti stiamo guardando, che se nessuno ti guardasse, se l'audience crollasse, non dovresti passare i tuoi giorni a dire cazzate e potresti andartene altrove. Saresti un ottimo chirurgo, Quizman, ne sono sicuro, hai belle mani, lunghe e affusolate, i bambini guarirebbero con una tua carezza, le ragazzine risorgerebbero. Invece il fatto che tanti tizi come me in un momento di svogliatezza accendano la tivù sul tuo canale, ti costringe a startene qui. E già che ci sei, perché ci odi tutti ma anche perché non ti viene nient'altro in mente per concludere questa porcata di trasmissione, ripeti una seconda volta Buon Natale, una terza, una quarta, Buon Natale, Buon Natale vale a dire vaffanculo, vaffanculo. Vaffanculo anche tu, sai Quizman, vaffanculo!

    Spengo la tivù e apro la finestra per espiare nel gelo la mia accidia; un uccellino mi guarda perplesso. Perdonami caro usignolo della Chiesa Cattolica, non è sufficiente essere psicanalisti e tutto il resto, non si è salvi una volta per tutte. Le parole non dette, le imprese incompiute, gli amori abortiti, stanno sempre in agguato e a placarne le ombre non bastano collane di Swarovski e nemmeno di Cartier. Le ombre disdegnano doni e sacrifici, esigono piuttosto che qualcosa nasca, subito. Subito posso scarabocchiare queste righe, ma… porca miseria, la tivù non era spenta, solo dormiente, e ora di nuovo sta accesa! Stavolta l'immagine è ben aspra: bambini che soffrono e muoiono. Pubblicità: uomini e donne seminudi bevono e ruttano con in testa il berretto di Babbo Natale – che sparisca nei ghiacci eterni! Cambio canale, ma su tutti gli orifizi di Satana ecco sordide ospitate di angeli pittati da trans misti a re magi pronti a porgere la guancia ad ogni sberleffo. Avrebbero potuto, dovuto, smuovere i nostri cuori di pietra i bambini morenti, ma restano imprigionati dentro l'apparecchio al plasma, vampiro che si nutre del loro sangue.

    Ho staccato i fili della tivù, leggo la Bibbia, scrivo; qualcosa deve nascere! E' l'imperativo che per l'universo mondo echeggia dalla mangiatoia di Betlemme. Giuseppe e Maria furono più forti del tempo in cui vivevano, più forti del perbenismo e del sospetto, anche del proprio, non cercarono appigli nella povertà e diedero alla luce una nuova vita. Sette mesi prima l'Angelo aveva annunciato a Maria che i figli non sono come tu li vuoi, nemmeno sono tuoi, restano nel mistero. Non si fa un figlio, il figlio arriva. Giunge a noi dalle più arcane lande del desiderio, lo precedono gli angeli, lo portano le cicogne, ed è sempre una sorpresa. Sempre sii anche tu un'anima vergine e fertile, disse l'Angelo a Maria, pronta ad accogliere il nuovo con audacia. Grottesco comparare l'aramaico col greco e il latino con l'accadico onde capire se davvero Giuseppe, prima o poi, avesse ‘conosciuto' la sua sposa; un'indagine da consultorio talebano.

    La verginità si staglia nell'incontro dell'ignoto con l'ignoto
    , dove mai il matrimonio si consuma, sempre rinnovato dalla curiosità e dall'umiltà di quello sguardo di cui Maria ad ogni istante fa mostra. Abbandonate le verità di fede inoltriamoci con fede nella verità, inginocchiandoci davanti all'inaudita novella della nascita di Cristo senza attardarci a rivendicarne la storicità o a confutarla; non si tratta di un fatto accaduto duemila anni fa ma di qualcosa che accade tuttora. Un bambino nasce in una grotta e smuove astri e re; non si era mai visto, mai più si vide ma continuiamo a vederlo, come una speranza o un rimprovero, a secondo del nostro amore. Attorno alla mangiatoia di Betlemme in quella notte fatale tutti erano in ascolto, persino il bue e l'asino - narra il Vangelo dei pastori. I due animali notoriamente di scarso intelletto avevano tuttavia capito più di tanti umani e riscaldavano il corpicino col loro fiato, il fiato di Jahvè che c'insuffla l'anima.

    E quale parabolica antenna fu quella dei Re Magi,
    che nel lontano Oriente accolsero l'invito della stella! Erode - da bravo paranoico nulla gli sfuggiva - intese che qualcosa era nato e andava ucciso; ma i Magi non tornarono a riferirgli, tornò invece l'Angelo alla grotta. Ascolta dolcissima Maria, disse l'Angelo, ascolta Giuseppe, ascoltate quel che il figlio vi sta dicendo: parla di voi, di sé, di noi tutti. Maria ascoltò, Giuseppe anche, udendo i segnali di pericolo lesti fuggirono in Egitto. Per il Figlio abbandonarono la terra del Padre, la Grande Promessa, affinché Cristo potesse un giorno farvi ritorno lanciando all'universo mondo la Grande Scommessa. Raccoglierla, in ogni momento.