Piccolo scandalo

Annalena Benini

Nella rubrica a pagina tre dell'Unità Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, appassionato di politica ma solo come osservatore e votante, scrisse a proposito di sinistra e antiberlusconismo: “Siamo costretti a stare sempre insieme con forcaioli, violenti, reazionari, comici diventati messia, gente che starà bene soltanto quando vedrà tutti in galera, altri che fanno una satira di serie C e altri ancora che mandano mail a tutto il mondo con barzellette su Berlusconi o sull'altezza di Brunetta”.

    Nella rubrica a pagina tre dell'Unità Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, appassionato di politica ma solo come osservatore e votante, scrisse a proposito di sinistra e antiberlusconismo: “Siamo costretti a stare sempre insieme con forcaioli, violenti, reazionari, comici diventati messia, gente che starà bene soltanto quando vedrà tutti in galera, altri che fanno una satira di serie C e altri ancora che mandano mail a tutto il mondo con barzellette su Berlusconi o sull'altezza di Brunetta”. Piccolo dice al Foglio che la sinistra, nell'eterna lotta a Berlusconi, ha commesso negli anni due errori gravi: “La derisione, che fa in modo che non si prendano seriamente Berlusconi e molti suoi ministri, e impedisce una reale opposizione politica, anzi abbassa il livello perché ci si appaga con le barzellette. E la somiglianza forzata, lo stare insieme con gente che hai sempre sentito lontana”. Insomma: uniti anche se non ci si piace granché, rassegnati all'ammucchiata per giusta causa.

    Un'altra volta, sempre a pagina due dell'Unità,
    Piccolo scrisse che il “Quaderno” di Josè Saramago è orrendo e che quest'orrore pesa molto di più dell'antiberlusconismo del libro stesso (“I lettori del ‘Quaderno' di Saramago pensano che un'idea scema o un libro brutto bastino a soddisfare i loro istinti peggiori”). Al Fatto Quotidiano si indignarono e Marco Travaglio trovò che era tutta invidia per il successo e cattiva coscienza di uno scrittore Einaudi, visto che il libro di Saramago era stato rifiutato da Einaudi. Così ieri Francesco Piccolo ha fatto un'analisi antropologica del complottista: “Hanno l'atteggiamento di chi è più furbo e intelligente di te, di chi ha capito tutto nella vita. Sono abituati a non pensare più in modo elementare, a non avere pensieri di primo grado, ma solo di secondo, terzo e quarto grado… Abbiamo perduto molte persone utili alla causa di primo grado, elementare, perché pensieri contorti hanno fatto sì che abbandonassero il campo della realtà visibile”. Complottisti, barzellettieri, incivili (“urlare ‘in galera' e mostrare manette non è in ogni caso un grado definitivo di civiltà”), appellomani, cioè quelli che firmano appelli in continuazione e si sentono benissimo dopo aver messo il proprio nome sotto una causa giusta (Piccolo ha giurato che non firmerà mai più nulla in vita sua): lo sceneggiatore del “Caimano”, di “Caos calmo”, del prossimo “Habemus Papam” di Nanni Moretti e del prossimo “La prima cosa bella” di Paolo Virzì, mette in fila settimanalmente tic, manie e banalità della sinistra indignata.

    Ha perfino consigliato a Roberto Saviano, una specie di totem della gauche modello Unità
    , di fare soltanto lo scrittore. “So di scrivere cose, grazie al mio direttore Concita De Gregorio, non esattamente in linea con il giornale – dice Piccolo al Foglio – ma l'accusa di venire strumentalizzato a destra non mi tocca: il pensiero di essere strumentalizzati è un atto censorio e io dico sempre e solo quello penso. Ho la libertà di scrivere che l'antiberlusconismo ci ha portato ad accettare una quantità di cose inaccettabili, ho il dovere di dire che dovremmo fare una bella dieta sui grandi proponimenti teorici, dedicandoci semplicemente alle intenzioni di primo grado, senza pensieri contorti, senza estremizzare la disputa, senza atteggiamenti che neutralizzano qualunque opposizione e ci trasformano in vecchiette sull'autobus perennemente arrabbiate”. L'inutilità degli appelli (“per quanto buoni e giusti”) è paragonabile all'inutilità dei gruppi su Facebook, l'atteggiamento del complottista evoca il fallimento di Beppe Grillo, la bruttezza del libro di Saramago richiama molte altre osannate bruttezze. “Non si possono mettere tutti insieme quelli che lottano, sennò bisogna accettare un pensiero semplificato che si auto neutralizza”. Francesco Piccolo scrive di politica nello stesso modo in cui racconta di corna e sesso nel suo romanzo, “La separazione del maschio”: semplice, ironico, scandaloso.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.