Le repliche della storia alle anime belle sono ben visibili. Buon anno

Giuliano Ferrara

L'ultimo dell'anno può servire a fare due conti, ma senza rese dei conti o altre equivalenti antipatie. Guantanamo non chiude, per esempio. Per almeno un altro anno resterà dov'è, a custodire nuclei di detenuti particolari considerati, dal punto di vista della lotta al terrorismo o guerra al terrorismo, “radioattivi”. E' un carcere universalmente noto, Gitmo. Non è un carcere ordinario, soggetto al diritto comune americano.

    L'ultimo dell'anno può servire a fare due conti, ma senza rese dei conti o altre equivalenti antipatie. Guantanamo non chiude, per esempio. Per almeno un altro anno resterà dov'è, a custodire nuclei di detenuti particolari considerati, dal punto di vista della lotta al terrorismo o guerra al terrorismo, “radioattivi”. E' un carcere universalmente noto, Gitmo. Non è un carcere ordinario, soggetto al diritto comune americano. E' un carcere speciale, il che suona parecchio male ad orecchie allenate al garantismo. Ma anche il terrorismo islamista ha qualcosa di speciale: è globale, è asimmetrico rispetto alla capacità di risposta degli stati, si nutre di fede fondamentalista ovvero della più rocciosa e pericolosa tra le vanità. Guantanamo è diventata un mito moderno, ben curato da scrittori, cineasti, star della comunicazione televisiva e giornalistica: ci hanno detto che è uno scandalo e che bisogna chiuderlo. Gitmo è il simbolo della tortura, della spietatezza nella detenzione, della sospensione del diritto nell'ambito di una gestione controterroristica della legalità e della sicurezza nel paese, gli Stati Uniti, che ha il culto del diritto eguale e dell'habeas corpus. Tutte le anime belle hanno confidato in Obama, il presidente nero eletto in un clima di risposta gandhiana alla durezza neoconservatrice del team di George W. Bush che ha condotto le guerre degli anni zero contro il radicalismo islamico.

    Loro hanno fatto Guantanamo, e Cheney, il vicepresidente di Bush, la bestia nera dei progressisti e dei pacifisti di tutto il mondo, ha spiegato con argomenti realistici perché quella scelta era stata utile, se non inevitabile. Come tante altre simili. Bene, ora è il presidente gandhiano in persona, insignito nel frattempo del Nobel della pace, che dice, in soldoni: terremo in piedi Guantanamo, perché chiuderlo è un problema e perché la sicurezza dei civili in America e in occidente è un gioco che vale la candela di Gitmo.

    Passiamo a Gaza. C'è un rapporto dell'Onu, benedetto da chi ha a cuore, o dice di averla, la causa dell'umanitarismo applicata a uno dei popoli che nel mondo ha più sofferto la guerra, i palestinesi. Gaza è stata l'apocalisse? Il tradimento del sogno umanitario e nazional democratico, perfino socialista, del sionismo? Un crimine di guerra? Gaza, bisogna ammetterlo, è stata l'ultimo anello di una catena (gli altri furono lo smantellamento armato del terrorismo in Cisgiordania e la costruzione della barriera difensiva o muro di Israele) che ha consentito di abbattere il male all'origine: i commando terroristi che insanguinavano Haifa, Tel Aviv e Gerusalemme non si formano più (e mancano anche i finanziamenti di Saddam Hussein), e i razzi che colpivano gli insediamenti ebraici in Cisgiordania o in altre città israeliane non vengono sparati più. Il potenziale offensivo terroristico di Hamas resta pericoloso, le intenzioni pessime, ma la guerra di Gaza, che ha fatto fremere tutti, in primo luogo le anime belle ma non solo loro, fu una lezione strategica, necessaria in clima di guerra, per impedire che continuasse un'aggressione insopportabile da qualunque stato indipendente, da qualunque popolo. Vogliamo riconoscerlo?

    Ora la Casa Bianca parla di un terzo fronte in Yemen.
    Abbiamo visto che in Iraq Bush era riuscito con il surge del generale Petraeus a completare la missione di sradicamento del baathismo omicida al potere da 34 anni, e a cercare una qualche via al nation building nonostante la divisione dell'occidente indebolisse la coalizione dei “volenterosi”. Ora vediamo che lo stesso surge deve essere portato in Afghanistan, la guerra scelta da Obama come simbolo di ciò che effettivamente è necessario fare per battere il terrorismo internazionale a partire dal suo ex stato-santuario. E vediamo che non basta, che la guerra dell'Amministrazione democratica forse deve estendersi a un terzo fronte, quello yemenita, da dove provengono serie minacce di riorganizzazione offensiva del terrore. Non è ora di ammettere che il bene e il male non sono tanto facilmente separabili, distinguibili? Che Guantanamo non era un carcere-giocattolo nelle mani di moderni stranamore? Che l'Iraq o l'Afghanistan non furono guerre imperialiste? Che Gaza non è stato un crimine di guerra ma un atto di guerra capace di imporre la pacificazione provvisoria? E che, profetismi a parte, chi deve governare il mondo ha problemi diversi da quello di difendersi alla sbarra in un tribunale della moralità internazionale?

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.