Così B-XVI invoca la difesa dei cristiani in medio oriente e del cristianesimo in occidente

Paolo Rodari

Non è un momento facile per la chiesa cattolica nel mondo. In più paesi, soprattutto in quelli a maggioranza islamica, i cattolici e più in generale i cristiani subiscono violenze e restrizioni quanto al libero esercizio della propria fede. Benedetto XVI non ha parlato di casi specifici, non si è soffermato – ad esempio – sulle violenze di questi giorni in Malesia. Semplicemente ha citato alcuni paesi nei quali i cristiani subiscono attacchi – Iraq, Pakistan, Egitto, medio oriente – e ha chiesto che la pace torni a regnare.

    La tradizionale udienza d'inizio anno nella quale Benedetto XVI incontra il corpo accreditato presso la Santa Sede è un momento importante perché evidenzia la posizione della chiesa nello scenario geopolitico mondiale. Anche nell'udienza del 2010, svoltasi ieri in Vaticano, il Papa non ha tradito le attese evidenziando le sue priorità davanti ai 178 paesi con i quali la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici ufficiali. Non è un momento facile per la chiesa cattolica nel mondo. In più paesi, soprattutto in quelli a maggioranza islamica, i cattolici e più in generale i cristiani subiscono violenze e restrizioni quanto al libero esercizio della propria fede. Benedetto XVI non ha parlato di casi specifici, non si è soffermato – ad esempio – sulle violenze di questi giorni in Malesia. Semplicemente ha citato alcuni paesi nei quali i cristiani subiscono attacchi – Iraq, Pakistan, Egitto, medio oriente – e ha chiesto che la pace torni a regnare. E poi, le parole dedicate all'occidente: in alcuni paesi, soprattutto occidentali, si diffonde negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, “un sentimento di scarsa considerazione, e talvolta di ostilità”. A questi sentimenti, invece, occorre rispondere con modelli di “laicità positiva” nei quali la fede abbia piena libertà d'espressione e sia pienamente considerata.

    Il centro del discorso di ieri è stato la ripresa di un concetto già ben enucleato nella giornata mondiale della pace, celebrata a Capodanno: “Se vuoi coltivare la pace, coltiva il creato”. Il Papa ha ricordato come sia l'egoismo a essere alla base della recente crisi economica. L'egoismo che è la causa anche del degrado ambientale. Facendo l'esempio dei regimi comunisti il Papa ha affermato: “La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione”. Infatti, prima di fare esempi concreti, prima di ricordare situazioni particolari, il pensiero del Papa è andato a quella “mentalità corrente egoistica e materialistica, dimentica dei limiti propri a ciascuna creatura”, che “minaccia anche il creato”. Ne è esempio, ciò di cui ci si è resi conto in Europa dopo la caduta del Muro, quando si è potuto constatare “la misura delle profonde ferite che un sistema economico privo di riferimenti fondati sulla verità dell'uomo aveva inferto, non solo alla dignità e alla libertà delle persone e dei popoli, ma anche alla natura, con l'inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria”. I questo senso “la negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione!”. (pr)