Replica su mandato di Furia del West, Bucefalo e Barone
Urge un esorcista contro la cattiva digestione equina di Langone
Premessa: tale replica a Camillo Langone viene scritta su espresso mandato di Furia il cavallo del West, Francis il Mulo Parlante, Bucefalo il purosangue di Alessandro Magno, Nestore il ronzino del film di Sordi, Barone l'asinello della Bersagliera in “Pane amore e fantasia”, l'Unicorno – visto mai facesse venire l'acquolina in bocca pure quello, l'asino di Buridano e lo stallone di Michele Strogoff.
Leggi Quanto è buono il cavallo di Camillo Langone
Premessa: tale replica a Camillo Langone viene scritta su espresso mandato di Furia il cavallo del West, Francis il Mulo Parlante, Bucefalo il purosangue di Alessandro Magno, Nestore il ronzino del film di Sordi, Barone l'asinello della Bersagliera in “Pane amore e fantasia”, l'Unicorno – visto mai facesse venire l'acquolina in bocca pure quello, l'asino di Buridano e lo stallone di Michele Strogoff. Palesemente, un articolo scritto con le zampe – sempre che nel frattempo Langone non si sia mangiato anche le medesime come surrogato degli zamponi di maiale, esauriti dopo le recenti festività. “Noi qui nella stalla parliamo spesso di Langone – l'appello lanciato dai quadrupedi – ma non ci verrebbe mai in mente di mangiarlo. Piuttosto pane e cicoria, come Rutelli. E allora perché lui vuol mangiare noi? E' autorizzato dal Padreterno? E che, hanno chiuso il limbo e aperto le macellerie equine? Perché è uomo, dice, e l'Uomo è al centro bla bla bla… Capirà, l'uomo: non ci faccia nitrire, per piacere… A proposito: chieda pure a Langone che fine hanno fatto il bue e l'asinello: dopo Natale non si sono più visti in giro per Betlemme. Ne sa mica qualcosa?”.
Con quello che mangia, logico che Langone soffra di cattiva digestione, essendo chiaramente escluso un problema di buona coscienza. Deve essere per questo – buttato giù un pesto di cavallo, scofanato un istrice in salmì, ingurgitata una marmotta alla cacciatora (piatti che ha realmente mangiato, e di cui ha dato orgogliosamente conto) – che a un certo punto comincia a vedere: a) il demonio; b) vanificata la venuta di Cristo; c) l'antiumanesimo antispecista; d) la conversione forzata genere islam; e) Hitler (con annesso Goebbels); f) musulmani vari e svariati fascisti. E nel parapiglia, minaccia pure di prendere la 7 e 65 e di sparare allo stallone alato, inteso dio Equus, che vorrebbe inibirgli l'apparecchiamento della tavola quanto e come la scimmia di Zapatero il suo gagliardo antropocentrismo, rischiando di uscire dalla teologia per finire in cronaca (nera). Chiaro che Camillo ha digerito male avendo mangiato malissimo: né una secchiata di bicarbonato potrebbe portare soccorso, né una vagonata di Maalox arrecare sollievo, casomai ci vorrebbe l'esorcista.
Essendo destrodivino, oltre che di vino il Langone è anche parecchio destro di ciccia: così, dove Sordi sfidato dal maccarone se lo magnava, identica minaccia rivolge a tutto ciò che si muove nei suoi paraggi, nel proteico straziante deambulare tra Potenza e Parma con sosta a Pescara. All'erta sta, il baldo Camillo: marmotta, tu m'hai provocato e io me te magno! Le Sacre Scritture, esaminate da Langone alla luce tanto dell'ortodossia quanto dell'osteria, sono piuttosto simili agli scaffali dell'Esselunga: avendo del Creato un'idea tendenzialmente magazziniera – prendete e magnate – ammucchia nel carrello tutto quello che di commestibile gli passa davanti, al grido di “Dio me l'ha dato, e guai a chi me lo tocca!”. Molto da vicino, prima che la saldezza della fede, il relativismo minaccia la pancia langoniana: si comincia col vietare di scannare i cavalli, capace che si finisca col mettere in dubbio la SS. Trinità.
Leggendo la sua granguignolesca difesa dell'abbuffata di carne equina – e mentre si vagava tra una “brasciola” (con la S, così da diversificarsi dalla braciola senza S: poi uno dice le sottigliezze teologiche) e san Paolo, un trito d'aglio e la Genesi, un filo d'olio e Totò – le Sacre Scritture sembravano stare a mezzadria tra Geremia ed Edoardo Raspelli, e nel complesso parevano funzionare come una volta i Ching per le ragazzine di buona (e po' alternativa) famiglia: si lanciavano le monetine, linea e punto, punto e linea, e una risposta si ravanava sempre.
Così, mi frulla per la capoccia una fettina equina? Toh, ecco che viene in soccorso san Luca in persona… Che poi, con tanta destra, e tanto divina, Langone risulta di facile contentamento rispetto alle proprie esigenze spirituali. Per esempio, il fatto che la migliore macelleria equina di Parma sia accasata nel suo quartiere gli pare indubitabile segno di benevolenza in alto loco, “non certo per caso ma per un disegno che mi sovrasta”: riuscisse a scovare dappresso pure la meglio rivendita di culatello, si potrebbe come niente allestire una novella Pentecoste. Chiaro allora che la proposta di legge per vietare l'uccisione di cavalli e muli e asini non è altro che un complotto relativista per impedire a Langone di degnamente satollarsi e dunque, a pancia piena, più degnamente lodare il Capomagazziniere Celeste che ha disseminato la sua strada di sognanti macellerie equine e di istrici appetitosi. Appesa al gancio, la fede langoniana evoca “omuncoli” che demoniacamente vogliono opporsi al suo biblico appetito.
Uno come Tolstoj, per dire, che sullo scannamento del cavallo Passolungo scrisse un meraviglioso racconto – le convulsioni e la morte di quella bestia mite, “non era tanto spaventato quanto meravigliato”. Pare che anche Tolstoj leggesse la Bibbia – ma doveva forse trattarsi di un'edizione diversa da quella di Langone. Il quale, a far fede al suo articolo, somiglia in maniera impressionante al ritratto che ne “La provincia dell'uomo” fa del “sazio” Elias Canetti: “Disprezza coloro che non sono riusciti, qualsiasi cosa succedesse, a continuare a mangiare”. S'inorgoglisce, il divoratore di cavalli, “mi considero e sono considerato cattivissimo”. Meglio non vantarsene troppo, ma veda lui. Il giudice nano di De André tale era considerato “perché ha il cuore troppo/ troppo vicino al buco del culo”, ma anche avere il cuore troppo lontano dallo stomaco produce alla fine lo stesso cupo effetto.
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