La polemica langoniana e la replica melloniana che verrà (tra pochi minuti)

Lo spaccio del Mellone trionfante, ovvero l'intello di destra allo scanner

Camillo Langone

Mi piace inimicarmi i futuri sottosegretari, ci tengo, ne meno vanto. E mi piace farlo prima di chiunque altro, giocarmi l'amicizia in anticipo. Io i sottosegretari li individuo nella culla, così come quelli che da grande faranno i consiglieri di amministrazione Rai, i presidenti della provincia, gli assessori regionali…

Domani sul Foglio cartaceo, e online per gli abbonati, la replica di Angelo Mellone

    Mi piace inimicarmi i futuri sottosegretari, ci tengo, ne meno vanto. E mi piace farlo prima di chiunque altro, giocarmi l'amicizia in anticipo. Io i sottosegretari li individuo nella culla, così come quelli che da grande faranno i consiglieri di amministrazione Rai, i presidenti della provincia, gli assessori regionali… Ho un sesto senso, una capacità divinatoria. Quando incontrai per la prima volta Giuliano Da Empoli non vidi un uomo bensì una carriera e infatti, poco dopo, alla Caffettiera di Piazza di Pietra mi mise in mano un biglietto da visita in cui risultava ronzare attorno a non mi ricordo quale ministero e oggi eccolo assessore a Firenze con Matteo Renzi, il santo patrono degli ambiziosi.

    Quando incontrai Angelo Mellone praticamente non sapevo chi fosse eppure il mio infallibile soul scanner fece suonare subito l'allarme: consigliere del principe! sottosegretario in pectore! forse perfino ministro! Quando domenica ho letto sul Sole l'articolo in cui Mellone pretendeva di raccontare la cultura di destra ho semplicemente avuto una conferma: il solco, tracciato da tempo, si sta lentamente ma inesorabilmente approssimando alla meta. All'agognata scrivania. Il nostro caro Angelo, che non si ciba di radici perché ai Parioli le abitudini alimentari sono ben altre, si atteggia a uomo di destra ed è la sua più grande millanteria. Sarà, nella migliore delle ipotesi, un pochettino fascista, il che per un tifoso della Lazio non richiede particolare sforzo teorico. Invece l'articolo del Sole, nella sua impettita mendacità, è il risultato di un notevole impegno intellettuale, con una bella capacità di sintesi a cui io aggiungo la mia perché di sintesi non ce n'è mai abbastanza: “Prendiamo il mondo come viene, magari anche nei denti, facendo credere agli elettori di aver guidato sapientemente la traiettoria”.

    La prima parte del suo ragionamento, Mellone l'ha presa pari pari da un detto veneto (“Scarpa grande e goto pien, ciapa el mondo come el vien”) però non potrà mai confessarlo perché così come Di Pietro campa di Berlusconi, Fini campa di Bossi: viva la costituzione, ohibò la Lega che rompe la nazione, e consimili filastrocche che tanto piacciono alla vasta clientela dei dipendenti pubblici, senza la quale i finiani sulla scena politica nazionale peserebbero come i repubblicani di Francesco Nucara o i democristiani di Giuseppe Pizza. La seconda parte è nel più logoro repertorio delle mosche cocchiere. Ricordate gli italiani di Flaiano sempre in soccorso del vincitore? Molti partigiani del 25 aprile erano in buona fede quando pensavano di aver sconfitto loro la Germania nazista (bombardamento di Dresda questo sconosciuto). Perciò anche Mellone, quando parla di “famiglia che deve aprirsi al riconoscimento delle coppie di fatto”, penserà di averli inventato lui, i culattoni.

    Ma se il succitato ragionamento basta e avanza per il sottosegretariato che verrà, per essere l'intellettuale FareFuturo di punta alla semplice ricetta vanno aggiunti, a mo' di spezie, una manciata di pensatori meglio se defunti e impossibilitati a replicare. Del Noce “bacchettava i cattolici per il loro rifiuto della modernità”? Ma davvero? Mellone deve aver confuso Augusto con Fabrizio perché il padre, l'insigne filosofo, della modernità era nimicissimo oltre che acuto indagatore. Nell'articolo del Sole viene stravolto e violentato anche il povero Allan Bloom, lui che da vivo tuonò contro il dirittismo, le quota rosa o nere, il cosiddetto sesso sicuro, e che definì “handicappati” i figli di genitori separati (ma capisco che dalle parti di Gianfranco Fini criticare il divorzio non porti troppo bene). Mellone arriva ad abusare del grazie a Dio vivo e vegeto Roger Scruton, forse fidando del fatto che il filosofo inglese non lo verrà mai a sapere. Ci vuole un impressionante becco di ferro, una sovrana indifferenza nei confronti della verità, per fingere di avere arruolato il grande paladino della caccia tra i finiani, che in parlamento sono i principali sostenitori dell'antispecismo antiumano (vedi proposta di legge Frassinetti contro la macellazione equina). Dopo l'articolo uscito sul Sole profetare a Mellone un sottosegretariato di peso è diventato troppo facile, alla portata di chiunque, e allora quasi me ne vergogno, e chiudo qui.

    Domani sul Foglio cartaceo, e online per gli abbonati, la replica di Angelo Mellone

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).