Il medio oriente non guarda più a ovest per il nucleare civile
Qui Houston, (sul nucleare) abbiamo un problema
Due notizie complicano il piano degli Stati Uniti per ridurre la minaccia nucleare in medio oriente. Gli Emirati hanno scelto un gruppo coreano per costruire quattro reattori nel deserto, sollevando dubbi e delusioni da Parigi a Washington. Come se non bastasse, la Turchia vuole entrare nel club dell'atomo senza i consigli (e il controllo) della Casa Bianca.
Due notizie complicano il piano degli Stati Uniti per ridurre la minaccia nucleare in medio oriente. Gli Emirati hanno scelto un gruppo coreano per costruire quattro reattori nel deserto, sollevando dubbi e delusioni da Parigi a Washington. Come se non bastasse, la Turchia vuole entrare nel club dell'atomo senza i consigli (e il controllo) della Casa Bianca. Il primo caso è scoppiato alla fine di dicembre, quando il governo di Abu Dhabi ha deciso di affidare un appalto milionario e delicato a Kopco, la società che controlla il monopolio dell'energia in Corea del sud. E' un progetto da quaranta miliardi di dollari e prevede la nascita di quattro centrali moderne per rifornire il paese. La prima entrerà in funzione nel 2017, ma i lavori proseguiranno sino al 2020. La vittoria coreana ha stupito gli osservatori stranieri: anche a Seul si è parlato di “successo storico” e molti sono convinti che sia davvero così, perché l'appalto sembrava un affare per i grandi nomi del settore. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha favorito la nascita di un super consorzio formato da Edf, Gdf Suez, Total e Areva con il solo obiettivo di conquistare la commessa, ma ha dovuto abbandonare ogni ambizione.
Il rammarico è arrivato anche alla Casa Bianca, che ha perso una buona chance per il rilancio dell'industria energetica. L'idea di portare l'atomo negli Emirati risale all'epoca di George W. Bush. Il progetto aveva una doppia valenza: doveva aiutare un comparto colpito con forza dalla crisi degli ultimi anni e rappresentava un sistema valido per tenere sotto controllo la proliferazione nucleare in medio oriente. Due società americane, Thorium Power e CH2M Hill, hanno firmato il primo accordo di collaborazione con il governo arabo all'inizio del 2008. Un uomo del Congresso, William Travers, è volato negli Emirati qualche mese più tardi per scrivere la legge che avrebbe regolato l'esperimento. Il via libera della Casa Bianca è arrivato un anno più tardi, ma il successo a sorpresa dei coreani ha mandato all'aria il piano. E' un brutto colpo per il successore di Bush, Barack Obama, e i soldi sono soltanto una parte della storia.
I rapporti fra Washington e Abu Dhabi hanno registrato momenti di tensione negli ultimi anni: nel 2006, Capitol Hill ha impedito che la società araba Dp World acquisisse il gruppo P&G, che controlla molti porti americani. Gli Emirati sono il primo partner commerciale dell'Iran e, secondo la Cia, avrebbero avuto un ruolo nel programma nucleare degli ayatollah. Di sicuro c'è che il padre della bomba pachistana, A. Q. Khan, ha vissuto a Dubai e ha costruito un network clandestino che forniva aiuto a diversi regimi della regione. Per questo, era importante che una società occidentale vincesse l'appalto degli Emirati e assicurasse lo sviluppo di centrali pulite.
Ma i problemi di Obama non sono finiti. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha appena chiuso una visita a Mosca, dove ha incontrato il collega russo, Vladimir Putin. Insieme, hanno stretto nuovi accordi per rafforzare la collaborazione, con particolare enfasi sulla questione energetica. La Turchia e la Russia hanno firmato la scorsa estate un protocollo che prevede la costruzione di due grandi opere, il gasdotto South Stream e l'oleodotto Samsun-Cehyan. Uno rifornirà l'Europa con il gas estratto nei giacimenti della Siberia, l'altro collegherà la parte settentrionale dell'Anatolia a quella meridionale. Ora la nuova frontiera dell'amicizia fra Erdogan e Putin riguarda l'atomo. La Russia è già andata vicina a costruire il primo reattore turco a novembre, quando il consorzio guidato da Atomstroiexport ha vinto una gara di appalto annullata pochi giorni più tardi da Ankara. Un memorandum approvato in settimana prevede una nuova intesa.
Anche la Turchia è legata al dossier Iran: secondo Barack Obama, il paese dovrebbe fornire a Teheran l'uranio necessario alle sue centrali, in modo da sorvegliare con maggiore efficienza la Repubblica islamica. Questo piano non ha ricevuto un forte appoggio dalla Russia, che ha sinora limitato le misure della comunità internazionale per chiarire la natura del programma atomico iraniano. Il fatto che Ankara preferisca l'aiuto di Mosca a quello di Washington non è un buon segnale.
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