Primarie Academy
Il cinema non se la passa tanto male. Anche i giurati dell'Academy sembrano più in forma dell'anno scorso, quando fecero piovere nomination su “The Reader”, “Benjamin Button”, “Milk” e “Il dubbio”, dimostrando un'insana passione per i drammoni provvisti di messaggio (se poi gli attori erano sepolti dal trucco, altre candidature si aggiungevano).
Il cinema non se la passa tanto male. Anche i giurati dell'Academy sembrano più in forma dell'anno scorso, quando fecero piovere nomination su “The Reader”, “Benjamin Button”, “Milk” e “Il dubbio”, dimostrando un'insana passione per i drammoni provvisti di messaggio (se poi gli attori erano sepolti dal trucco, altre candidature si aggiungevano). Tra i dieci candidati quest'anno come miglior film, 5 meritano tutte le stellette assegnabili: sono “The Hurt Locker”, “Bastardi senza gloria”, “A Serious Man”, “Tra le nuvole” e “Up” (ma non è il film di animazione con i palloncini? certo che è il film di animazione con i palloncini: quest'anno i signori del cinema hanno deciso di stupirci). Un po' staccato segue “An Education (con sceneggiatura di Nick Hornby, nelle sale italiane da venerdì). Non è male neppure “District 9”, mentre “Precious” – adolescente di Harlem messa incinta un paio di volte dal padre prima di terminare le scuole dell'obbligo – tende un po' al sensazionale. Non tanto nella miseria, quanto nel riscatto: la dolce insegnante sempre in colori pastello sembrerebbe eccessiva anche nelle pagine di “Cuore”.
Di drammoni con messaggio e un cast di attori molto truccati ne è sopravvissuto uno solo. Intitolato “Avatar”, celebra i buoni selvaggi molestati dai noi civilizzati, ricostruendo una meravigliosa natura tutta sintetica. Oltre alla nomination per il miglior film, ne ha conquistate altre otto. A pari merito – qui viene il bello – con un film piccolo e perfetto che parla della guerra, quella vera, e degli uomini che la vanno a combattere. In questo caso, disinnescando bombe, magari senza la tuta protettiva addosso perché in Iraq fa un gran caldo. Intitolato “The Hurt Locker”, era nel 2008 al festival di Venezia e uscì nelle sale italiane incassando pochissimo (negli Stati Uniti è uscito solo quest'anno, mancava un distributore, da qui la tardiva candidatura). Lo ha diretto Kathryn Bigelow, che fu la terza signora Cameron.
Il retroscena familiare è buono per i pettegolezzi. Parlando di cinema ha già vinto Mrs Bigelow, anche se non dovesse acchiappare nessuna statuetta. Tra qualche anno nessuno ricorderà le creature blu di Pandora – se non per le innumerevoli parodie che tra un po' cominceranno ad arrivare - mentre “The Hurt Locker” sarà un classico tra i film di guerra. A pari merito con Quentin Tarantino, e il suo film che immagina un secondo conflitto mondiale molto diverso da come lo conosciamo. Può sembrare un accostamento audace, ma l'uno e l'altra hanno un'idea della guerra piuttosto seria, e un sincero rispetto per gli eroi.
Jeremy Renner, l'artificiere di “The Hurt Locker”, è candidato come migliore attore protagonista assieme a George Clooney di “Tra le nuvole” e a Colin Firth di “A single man” (già Coppa Volpi a Venezia). Ma il grande favorito sembra Jeff Bridges in “Crazy Heart”, prossimamente da noi se Cameron e Muccino molleranno qualche sala. Christoph Waltz, il nazista assoluto di “Bastardi senza gloria”, è candidato chissà perché come non protagonista. Neanche fosse Stanley Tucci in “Amabili resti”. Tra le attrici è molto ben piazzata la giovanissima Carey Mulligan di “An education”, esile come Audrey Hepburn. Dovrà vedersela con la cuoca Meryl Streep, che di Oscar ne ha già tanti e in “Fantastic Mr Fox” – il film di Wes Anderson candidato nella categoria animazione – presta la voce a una volpacchiotta.
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