Sacre scritture stupefacenti

Perché Morgan deve andare a Sanremo

Camillo Langone

Io sono un fondamentalista biblico, da sempre leggo Nuovo e Antico Testamento nel chiuso della mia cameretta (da qualche tempo indegnissimamente anche in chiesa, dall'ambone) e mai mi è capitato di trovarci qualcosa che assomigli a una proibizione della droga. Sarà colpa mia. Sarà che dall'orecchio morale non ci sento. Sarà che, anzi, ho sempre interpretato san Paolo come possibilista: “Mangiamo e beviamo, che domani verrà la morte” scrive nella Prima lettera ai Corinzi.

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    Io sono un fondamentalista biblico, da sempre leggo Nuovo e Antico Testamento nel chiuso della mia cameretta (da qualche tempo indegnissimamente anche in chiesa, dall'ambone) e mai mi è capitato di trovarci qualcosa che assomigli a una proibizione della droga. Sarà colpa mia. Sarà che dall'orecchio morale non ci sento. Sarà che, anzi, ho sempre interpretato san Paolo come possibilista: “Mangiamo e beviamo, che domani verrà la morte” scrive nella Prima lettera ai Corinzi. Non credo intendesse esortare a darci dentro con verdure bollite e acqua fresca, nella Bibbia quando si mangia si divorano cavalli e montoni e quando si beve ci si ubriaca e spesso a fin di bene: se Noè non avesse alzato il gomito non ci sarebbero semiti né camiti né jafeiti (noialtri europei).

    Nella Sacra Scrittura il vino non è solo nutrimento ma anche piacere: “Inebriatevi!” impone il “Cantico dei Cantici”, tra seni-cerbiatti e ventri circondati da gigli. E quindi di che cosa posso accusare il musicista televisivo Morgan che ha dichiarato di fumare quotidianamente cocaina? Innanzitutto di avere sbagliato droga, di non preferire la droga giudaico-cristiana, tradendola con una droga pagana. Le radici della nostra civiltà più che nella retorica europea vanno cercate nelle nostre vinerie oltre che ovviamente nei calici dove ogni giorno il frutto della vite si trasforma nel sangue di Cristo.

    Detto questo, di che altro posso accusarlo? (A me accusare piace moltissimo). Vediamo un po' se il Catechismo mi aiuta a costruire qualche capo di imputazione. Al punto 2.291 c'è scritto: “L'uso della droga causa gravissimi danni alla salute e alla vita umana. Esclusi i casi di prescrizioni strettamente terapeutiche, costituisce una colpa grave”. Non essendo un punto dogmatico posso permettermi di far notare la contraddizione, se la prima frase vuole andare d'accordo con la seconda (dove si parla di droga curativa) bisogna che vi si inserisca il concetto di “uso sbagliato” al posto di “uso” tout court. L'uso giusto, l'uso terapeutico, è proprio quello dichiarato da Morgan nella sua intervista a Max. Pare che gli serva per curare la depressione, e io che cosa posso dirgli? Non curartela? Fa' come me che in questo momento, per alzare la serotonina, sto ingurgitando una fava di cacao dietro l'altra? (Sono fave intere, tostate e sgusciate, quindi senza lo zucchero che rende insalubre e ingrassante il cioccolato).

    Ognuno di noi ha reazioni diverse alle diverse sostanze e ciò che mi delizia a qualcuno può fare schifo: le fave di cacao sono amarissime. Visto che la religione non mi aiuta, se non a capire che il vero peccato è quello contro lo Spirito Santo (ad esempio votare Emma Bonino) e non quello contro il buon costume, devo passare alla filosofia. Platone, nelle “Leggi”, consente l'ebrezza solo dopo i quarant'anni, non prima perché nei giovani non è bene “aggiungere fuoco al fuoco”. Mi sembra un'idea molto ragionevole, almeno come quella di non mettere Ferrari e Lamborghini in mano ai neopatentati. Ma quanti anni ha Morgan? Trentasette. Troppo pochi. E allora hanno ragione Giovanardi e Gasparri, deve proprio farsi curare. Vorrei dargli appuntamento fuori della clinica il 23 dicembre 2012, il giorno dei suoi quarant'anni: io gli porto una scatola di fave di cacao e lui mi passa la pipa di coca, e vediamo che cosa funziona meglio.

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    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).