Il libertario all'americana che di cognome fa Guevara
Il suo nome è di sapore nazista; il suo cognome quello di un'icona comunista; il suo Paese è per ortodossia socialdemocratica una sorta di Svezia dell'America Centrale, anche se la paragonano normalmente alla Svizzera: per aver abolito l'esercito e aver mantenuto sempre la democrazia quando il resto dell'America Latina era preda di guerriglie e golpe. Ma il costaricano Otto Guevara è invece un libertarian all'americana.
Il suo nome è di sapore nazista; il suo cognome quello di un'icona comunista; il suo Paese è per ortodossia socialdemocratica una sorta di Svezia dell'America Centrale, anche se la paragonano normalmente alla Svizzera: per aver abolito l'esercito e aver mantenuto sempre la democrazia quando il resto dell'America Latina era preda di guerriglie e golpe. Ma il costaricano Otto Guevara è invece un libertarian all'americana: il primo libertarian che potrebbe diventare Presidente della Repubblica, anche se per far ciò ha finito un po' per annacquare la sua originaria intransigenza. Temperando gli insegnamenti del Cato Institut con i consigli della Fondazione Friedrich Naumann dei liberali tedeschi.
Figlio di un oncologo, avvocato dopo aver lavorato da giovane per l'hotel di famiglia, il cinquantenne Guevara iniziò l'Università che leggeva Marx e Lenin. Ma quando iniziò a studiare Diritto Pubblico dell'Economia fu folgorato da Friedmann, Hayek e Mises, e ancora di più la sua svolta ideologica si accentuò quando andò ad Harvard con una borsa di studio. Di ritorno in Costa Rica si affiliò col partito democristiano Pusc, ma ben presto lo lasciò, giudicandolo troppo statalista. A 34 anni, nel 1994, fondò con qualche amico il Movimento Libertario, di cui nel 1998 riuscì a diventare l'unico deputato, anche se il candidato presidenziale Federico Malavassi prese solo lo 0,4 per cento dei voti. Nominato dalla stampa miglior deputato, nel 2002 si candidò alla Presidenza lui stesso: 1,7 per cento, e i deputati passarono a 6. Gli stessi del 2006, ma stavolta la sua candidatura presidenziale passò all'8,8, classificandosi terzo e scavalcando il candidato del Pusc: partito di governo incappato in una rovinosa caduta. E adesso i sondaggi lo danno tra il 16 e il 30 per cento.
In testa, oltre il 40 per cento, c'è la vicepresidente e ministro della Giustizia Laura Chinchilla Miranda, del Partito di Liberazione Nazionale (Pln). Artefice del tradizionale modello assistenzialista e pacifista, il Pln si è però a sua volta fatto contagiare dal nervosismo oggi imperante nella regione, e la campagna elettorale della Chinchilla è tutta una Crociata Law and Order contro i narcos che potrebbero invadere il paese. Al quarto posto, sotto il 10 per cento, c'è Luis Fishman: un ebreo che corre per il partito democristiano Pusc, tuttora però non ripresosi dall'impopolarita della Presidenza di Abel Pacheco, tra 2002 e 2006. Testa a testa per il secondo posto c'è Ottón Solís: di un Partito di Azione Cittadina che si è staccato dal Pln accusandolo di essersi spostato troppo a destra, e appoggiato da un ampio fronte di sinistra da cui però alla fine hanno deciso di restare fuori i filo-chavisti del Frente Amplio, che correranno da soli.
Difensore del mercato, dopo aver destinato alla microimpresa i fondi del finanziamento pubblico dei partiti Guevara chiede l'eliminazione dei monopoli e la dollarizzazione dell'economia, accusando “i grandi capitali” di stare con la Chinchilla; ma non parla più di abolire il pur dispendioso sistema mutualistico. Promette “una Costa Rica più solidale”; dice che regalerà un computer a ogni studente; e spiega che se sarà eletto dovrà governare con l'appoggio di tutti, citando quel Piñera vincitore in Cile che pure pone a suo modello. Pur avendo buone probabilità di arrivare al ballottaggio, non ne ha quasi nessuna di spuntarla contro la Chinchilla. Appassionato giocatore di scacchi fin dall'infanzia, lui però continua a fare le sue mosse. Se la sua progressione continua, il momento di diventare Presidente potrebbe arrivare nel 2014.
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