Povera Noemi

Diana Zuncheddu

L'unico motivo per cui si doveva guardare il festival, quest'anno, era ritrovare Noemi. No, non quella Noemi, l'altra Noemi, al fianco del suo mentore, ispiratore, scopritore e maestro dai tempi di X Factor, il giudice Morgan. Non ci hanno lasciato nemmeno questo.

    L'unico motivo per cui si doveva guardare il festival, quest'anno, era ritrovare Noemi. No, non quella Noemi, l'altra Noemi, al fianco del suo mentore, ispiratore, scopritore e maestro dai tempi di X Factor, il giudice Morgan. Non ci hanno lasciato nemmeno questo. Lei con quella voce da Berté solare, lui con quella follia degli occhi, si sarebbero fatti fotografare una in braccio all'altro dietro le quinte scabrose dell'Ariston, dai che ce la fai, ma alla fine che c'entriamo noi, però dai che vinci, questo cappello mi fa impazzire, ma no avanti tu, sai cosa darei per arrivare ultima. Niente, niente di tutto questo. Ci resteranno i paparazzi dietro al passeggino della piccola Maelle, al Festivàl con la sua mamma conduttrice che ha i décolleté più impaillettati della tv, il di lei papà Eddy, nero come Obama, che lavora con gli autori della Clerici ma non lo pagano, in compenso deve smazzarsi tata, dogsitter e guardie del corpo, poveraccio, oltre che moglie in bomboniera per cinque sere di fila in una settimana sola. E lei, la grande cuoca Antonella, che forse tornerà al suo posto all'ora di pranzo ma intanto passa per l'ora di cena, senza tagliatelle. Senza torte. Senza panna montata.

    Meglio Pavese sulla maglietta
    E' il festival numero sessanta, tenuto in vita con accanimento non terapeutico, le vallette brune e bionde, i forfait dell'ultim'ora, le contrattazioni transoceaniche sul numero di bauli consentiti, gli alberghi a Montecarlo per chi se la tira di più, il tappeto rosso da dieci centimetri davanti all'Ariston, il televoto truccato e i fiori liguri che sennò il sindaco si offende. Sanremo ha la sua età, serviva il Viagra della canzone, la morale della favola, la droga no ma tutto il resto sì, eutanasia compresa, basta tirare all'anno sessantuno.
    Il caro Morgan, per il bene suo e delle canzoni, dovrebbe rintanarsi a doppia mandata nella sua buia casetta di Monza a stampare Cesare Pavese sulle magliette, come ha raccontato a Max. Dovrebbe non accendere più la tv, acchiappare una pera, cercare di spiegare tutto a sua figlia Anna Lou, trasformare in musica tutto quello che può. Senza transitare da Sanremo. Noemi, non lei, l'altra, passerà sicuramente a trovarlo. E sai che crack.