Il timido quadrato della maggioranza intorno a Bertolaso
Silvio Berlusconi e Gianni Letta sono preoccupati, divisi tra la solidarietà dovuta a un proprio campione, cui hanno confermato assoluta fiducia, e i dubbi che si addensano sull'inchiesta della procura di Firenze. Guido Bertolaso forse non diventerà ministro, ma non ha perso i due grandi sponsor. Il premier in queste ore distingue il grano dal loglio, è convinto che Bertolaso non c'entri nulla con la presunta storia di appalti e corruzione alla Maddalena ma contemporaneamente pare sia stato informato dallo stesso capo della Protezione civile intorno alla fondatezza di parte dell'inchiesta della magistratura.
Leggi Illustri governanti, ma tenere ogni tanto la patta chiusa no? di Lanfranco Pace - Leggi La stranissima inchiesta su Guido Bertolaso dal blog Cerazade - Leggi La normalissima inchiesta su Guido Bertolaso dal blog Palazzo
Silvio Berlusconi e Gianni Letta sono preoccupati, divisi tra la solidarietà dovuta a un proprio campione, cui hanno confermato assoluta fiducia, e i dubbi che si addensano sull'inchiesta della procura di Firenze. Guido Bertolaso forse non diventerà ministro, ma non ha perso i due grandi sponsor. Il premier in queste ore distingue il grano dal loglio, è convinto che Bertolaso non c'entri nulla con la presunta storia di appalti e corruzione alla Maddalena ma contemporaneamente pare sia stato informato dallo stesso capo della Protezione civile intorno alla fondatezza di parte dell'inchiesta della magistratura. Secondo fonti del Pdl – in fine giornata smentite da Bertolaso – il sottosegretario aveva molti dubbi sui funzionari infedeli all'interno della struttura, e all'Aquila non li coinvolse. Sempre secondo le stesse fonti, il sottosegretario avrebbe persino redatto una lettera con addebiti all'indirizzo di Angelo Balducci, l'ex andreottiano legatissimo da sempre al ministro delle Infrastrutture di turno, sul quale si concentrano oggi nerissime nubi giudiziarie. Ma chissà. Bertolaso comunque insiste: “Non ho mai sospettato di Balducci”. La storia della lettera si fa evanescente.
Il Pd chiede le dimissioni del capo della Protezione civile, ma alla richiesta ufficiale corrisponde in realtà una cautela ufficiosa e ben palpabile nelle stanze del Palazzo. Le dimissioni, spiegano dal partito, sarebbero state chieste per la “troppa fretta” con la quale il premier mercoledì aveva respinto il passo indietro di Bertolaso; ma nell'area dalemiana, così come accade nella maggioranza, la sua posizione viene distinta da quella degli altri coinvolti nel presunto scandalo. Tanto che a preoccupare di più il centrodestra sembra essere l'immagine del sottosegretario, sfregiata da quelle insinuazioni sulla sua vita privata che, se poco hanno a che fare con l'inchiesta, agli occhi del centrodestra appaiono tuttavia diffuse al preciso scopo di favorirne la delegittimazione. Abbastanza da alimentare negli stessi ambienti un più che larvato sospetto sulla politicizzazione dell'inchiesta. Ma nella difesa di Bertolaso la maggioranza non si muove del tutto compatta. Giulio Tremonti non è esattamente un nemico personale del sottosegretario, tuttavia per ragioni funzionali il superministro è profondamente critico nei confronti della trasformazione della Protezione civile in una S.p.a, per come è stata immaginata da Bertolaso con la benedizione di Gianni Letta, la cui funzione istituzionale è invece meno sensibile a problemi di “rendicontazione” e più legata alla gestione delle emegenze nell'ambito del coordinamento della presidenza del Consiglio.
Accanto a Tremonti si posiziona una trasversale area che comprende settori finiani del Pdl, ma anche lobby di potere locale della ex FI, perfino gli stessi parlamentari che si erano battuti contro la gestione tremontiana della Finanziaria. La ragione è sempre la stessa: sia la Finanziaria blindata sia l'accentramento sulla Protezione civile degli appalti per le grandi opere danneggiano una consolidata attività clientelare che è alla base della forza e del consenso di molti potentati locali. Da parte finiana si registra, poi, una particolare freddezza considerato che nel Pdl soltanto Italo Bocchino ha aggiunto una subordinata di prudenza a un pallido attestato di fiducia a Bertolaso: “Aspettiamo che sia la magistratura a fare chiarezza”. Si tratta di una tentazione, quella di scaricare il sottosegretario, diffusa anche nel resto di An se non fosse che il ministro per le Infrastrutture, l'ex colonnello Altero Matteoli, è anche colui il quale aveva recuperato Balducci portandolo al Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Un incarico cui Balducci ambiva dal 1993, quando l'ex ministro e amico Gianni Prandini, che lo aveva nominato, fu costretto dalla Corte dei conti a una marcia indietro.
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