Bar condicio

Stefano Di Michele

Certe cose non si fanno: parlare di corda in casa dell'impiccato, di “pollaio” con tante arzille pollastrelle in giro, di Marco Beltrandi nel Pd. Come tutti i radicali, pure lui ha un po' la lagna facile da “caso Italia” e peste italica e stella gialla (a Radio Radicale è spuntata pure “la partitocrazia marchigiana”: da Torre Argentina ormai si delocalizza) – accorate denunce e cotillons. Però di sicuro è uno che ci capisce – pure se capisce quello che il partito in cui è stato eletto magari non capisce.

    Certe cose non si fanno: parlare di corda in casa dell'impiccato, di “pollaio” con tante arzille pollastrelle in giro, di Marco Beltrandi nel Pd. Come tutti i radicali, pure lui ha un po' la lagna facile da “caso Italia” e peste italica e stella gialla (a Radio Radicale è spuntata pure “la partitocrazia marchigiana”: da Torre Argentina ormai si delocalizza) – accorate denunce e cotillons. Però di sicuro è uno che ci capisce – pure se capisce quello che il partito in cui è stato eletto magari non capisce. Tale è il segno del genio, diciamo così, non dell'ingratitudine: capace, nel mortorio generale, di fare la mossa del cavallo, di incasinare e perciò paradossalmente di illuminare: caos e stella – se Nietzsche perdona.

    Il provvedimento della Vigilanza, approvato con i voti del Pdl e con il Pd fuori dall'aula, che mira a trasformare Santoro in Ugo Zatterin, ha suscitato questa inaspettata reazione: che a dirne bene, piuttosto temerariamente, è il democratico Furio Colombo sulle pagine del Fatto padellariano, che di suo non trova abbastanza parole per scriverne male (“Questa par condicio è illegale”), come a dirne male è Bruno Vespa – di cui dicono bene quelli del centrodestra, e verso cui mostra sorprendente innamoramento Giampaolo Pansa su Libero, tale da lanciare un accorato appello: “Salvate almeno in programma di Vespa!”, nientemeno “l'unica oasi di imparzialità” nell'arsura desertica di viale Mazzini. Insomma, “con ammirevole pervicacia” (parola del suddetto B. V.) Beltrandi ha fatto saltare il banco, e come nelle disposizioni della Marina borbonica chi sta sopra va sotto, chi sta qua va là, chi nel massimo ascolto nello spopolamento televisivo.

    Se Vespa pare il Fatto (“Trovo la decisione molto grave”), sul Fatto un infuriato Colombo mostra il petto agli stessi compagni di redazione e di partito, “ho provocato non poco dissenso su questo giornale e in tutta l'opposizione” (cribbio!) lodando la norma beltrandiana, dato che “un giro fisso di dieci-dodici teste parlanti compare la stessa settimana nel giro di tutti i ‘programmi di approfondimento', quelle teste e non altre, da sempre e per sempre”, e comprensibilmente turbato dalla visione, l'altra sera, del senatore Quagliariello, dentro il “bellissimo Tg3 della notte” – e quando è troppo è Quagliariello. Perciò, non farebbe male alla sinistra qualche noiosa tribuna politica ben regolata, conclude Colombo. Pure Pansa azzarda convinto: “Santoro spento porta voti al Pd”. Perciò, fatta la somma, Pansa e Colombo si sono ritrovati d'accordo. Ciò quindi produsse il miracoloso Beltrandi.