Psicopatologia della sveltina da classe dirigente

Più dello squallido amplesso può il godimento nel mettersi alla gogna

Umberto Silva

Per quale motivo uomini decisi e coraggiosi, onorati e temuti costruttori d'imperi, finiscono così frequentemente a puttane, incapaci di esimersi dall'obolo di una sveltina in ambienti non proprio di charme? Imbarazzati e imbarazzanti saliscendi di mutande li espongono al ricatto e alla gogna, derive suicidarie che essi, alle strette, cercano di nobilitare mascherandole da ingenuità: “Pardon Mesdames et Messieurs, non volevo disturbarvi, volevo solo fare una sveltina ina ina, giusto per rilassarmi un poco”. Figurarsi!

    Per quale motivo uomini decisi e coraggiosi, onorati e temuti costruttori d'imperi, finiscono così frequentemente a puttane, incapaci di esimersi dall'obolo di una sveltina in ambienti non proprio di charme? Imbarazzati e imbarazzanti saliscendi di mutande li espongono al ricatto e alla gogna, derive suicidarie che essi, alle strette, cercano di nobilitare mascherandole da ingenuità: “Pardon Mesdames et Messieurs, non volevo disturbarvi, volevo solo fare una sveltina ina ina, giusto per rilassarmi un poco”. Figurarsi!

    Perché suicidarsi, insudiciarsi, abdicare? Quale oscura colpa si espia? Cosa risulta intollerabile? Forse proprio l'onnipotenza da cui ci si sente posseduti, e che a un certo punto diventa insostenibile, soffocante: nessuno sopporta di essere Dio, nemmeno Tolstoj che forse lo era davvero. Colui che soccombe al successo favorisce il proprio denudamento in modo che tutti possano gridare: “Guardatelo, è un povero diavolo come tutti noi! Massì, fatti pure una scopatina con la ragazza, e magari anche una chiacchierata, parole semplici e un tantinino vere, non le solite puttanate che vai declamando ai quattro venti. Siete due sventurati, tu e lei, due senzapadre che nella disperazione cercate un'estrema chance di rintracciare l'autentico. Fate, fate pure. Del resto persino gli imperatori romani e i califfi di Baghdad si sentivano soli: travestiti, la notte scendevano nella suburra per incontrare la vita. E Dio, quello vero, non lasciò il Paradiso per Maria Maddalena?”. Così alcuni giustificano il piccolo dio che scende in mezzo agli uomini con impeto, in un travolgente coming out, oppure timidamente, o riluttante, come se all'ultimo momento volesse risalire in cielo; altri spettatori invece sghignazzano, molti s'indignano.

    Lui, l'ex dio, si guarda attorno, smarrito ma con una punta di malcelata soddisfazione; nella gogna in fondo si sente a proprio agio, la trova più familiare, giusta e consona ai suoi gusti; nella vera gogna, quella interiore, la vergogna, finalmente gode, assai più che in certi squallidi amplessi. D'altronde lascia prede ben misere; non è Don Giovanni, non ha sedotto deliziose contessine. Con una telefonata potrebbe averle ai suoi piedi ma in realtà non gliene frega niente. Le puttane gli funzionano ma solo perché sono un dono di cari amici. Scoparle e dichiararsi poi soddisfatti è fare un omaggio a costoro, alla loro sollecitudine. E' così bello vedere nei loro occhi un guizzo di felicità.

    Chi sono coloro per i quali gli dei sono pronti a rinunciare all'Olimpo per accontentarsi di una squallida democrazia? Chi li attende? Un padre, una madre? Da chi vogliono tornare, abbandonando i fasti del gran teatro del mondo, non senza averlo salutato con un ultimo fuoco d'artificio? No, non sono le carezze materne che essi rimpiangono; ben altra gioia regala ai potenti il mettersi nelle mani sporche di certi tipi poco raccomandabili ma, proprio per questo, raccomandatissimi! Ma perché? Cosa c'è dietro, sotto, sopra, in fondo? Il protettore – “conto protezione”, “protezione civile”… che abuso d'ufficio di questa parola! – o ruffiano che dir si voglia, il nume che propizia veline svelate e sveltine sventate, chi è in realtà, nella realtà psichica dell'onn-impotente? Perché costui si affida totalmente a chiunque possa rivenderlo per un piatto di lenticchie? Per capire quale favolosa figura gli affaristi di oscura fama incarnino agli occhi dei Grandi della terra – ministri, banchieri, cardinali, presidenti, santi… – occorre ricordare certi compagni che tra i banchi ci mettevano i preservativi sotto il naso, tipi che con la loro sfrontata miseria umana suscitavano una misteriosa disgustosa sessuale irresistibile attrazione.

    Eri il primo della classe, ma se costoro t'invitavano ad andare a puttane era un'impresa sottrarsi, impresa che ad alcuni riusciva ad altri no. Si trattava di un rito d'iniziazione. Tu volevi diventare uomo, e quella ti era presentata come l'unica via: l'accesso alla virilità passava per l'abiezione, il patto più indissolubile veniva siglato nel mentre ci si faceva una puttana in due. Se poi uno di costoro aveva fama di mascalzone o di ladro e, soprattutto, di buono a nulla, diventava ancora più difficile negargli qualsiasi cosa, perché oltre il mistero e il sesso entravano in campo due forze ancora più irresistibili: la compassione e il senso di colpa. Ascoltare con attenzione le sue scempiaggini fingendo di divertirsi, affannarsi con la tipa che lui ti aveva procurato e che ti guardava con indifferenza… – quando invece si amava una fanciulla tutta casa e chiesa e pertanto assai più intrigante –, era il minimo che si potesse fare per sentirsi… fratelli! Quei fratelli che forse si temeva d'avere abbandonato a un dio minore, portando con sé il senso di colpa d'avere costruito la propria fortuna sulla loro disgrazia, e che, invidiosi, ora come allora ti chiedono di stare con loro, di essere come loro, per pegno eterno barattando la tua gloria con uno scolo esotico. E se allora dicesti di no arrampicandoti sulle vette del mondo, oggi non sai più cosa dire.