Ecco il documento economico per un Pdl liberale

Così Fini studia da anti Tremonti

Salvatore Merlo

“Placata la bufera, torniamo al libero mercato”, è questo il tema che Gianfranco Fini affronterà il 27 febbraio intervenendo a Milano al primo seminario di Libertiamo, l'associazione voluta e animata dal suo nuovo consigliere per l'economia, Benedetto Della Vedova. Il Foglio ha potuto dare uno sguardo a una bozza di studio sul welfare, un documento ancora riservato, che traduce in concrete proposte economiche un'intuizione già contenuta, sebbene in termini necessariamente politologici, nell'ultimo libro di Fini, “Il futuro della libertà”.

    Placata la bufera, torniamo al libero mercato”, è questo il tema che Gianfranco Fini affronterà il 27 febbraio intervenendo a Milano al primo seminario di Libertiamo, l'associazione voluta e animata dal suo nuovo consigliere per l'economia, Benedetto Della Vedova. L'ex radicale, da costola liberale del Pdl, si è nell'ultimo anno affiancato a più antichi suggeritori finiani, quali Mario Baldassarri, riuscendo molto utile nell'operazione intrapresa dal leader al fine di derubricare la propensione statalista dei missini. La settimana prossima, a Milano, dibattendo con Luigi Zingales, economista della scuola di Chicago, al fianco dello stesso Della Vedova e di Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria, il presidente della Camera farà un primo passo per quella che il suo entourage definisce la svolta “liberal-nazionale”. Da mesi sono al lavoro tecnici ed esperti, un trust tra FareFuturo e Libertiamo, per elaborare un piano di proposte economiche. L'obiettivo esplicito è quello di definire, e integrare, il profilo politico che dovrebbe accompagnare Fini verso la leadership del centrodestra. Dopo aver interpretato il ruolo eterodosso del difensore dei diritti civili, adesso il presidente della Camera coltiva l'ambizione – nelle parole del professor Alessandro Campi – “di restituire organicità alla proposta del centrodestra. Di recuperare cioè, in una forma aggiornata alle attuali circostanze, la vocazione del berlusconismo liberale”.

    Il Foglio ha potuto dare uno sguardo a una bozza di studio sul welfare, un documento ancora riservato, che traduce in concrete proposte economiche un'intuizione già contenuta, sebbene in termini necessariamente politologici, nell'ultimo libro di Fini, “Il futuro della libertà”. Un capitolo del saggio-lettera con il quale il presidente della Camera ha spiegato al pubblico gran parte delle nuove idee maturate negli ultimi anni era infatti dedicato al “patto generazionale”, che è il medesimo titolo di questo documento economico destinato forse, per la natura di alcune proposte sul mercato del lavoro e sul sistema previdenziale, ad accendere un dibattito persino polemico tra l'area finiana e il rigorista Giulio Tremonti. Questo nonostante il superministro dell'Economia sia visto, per adesso, come un potenziale alleato di Fini (per convergenza d'interessi). I due leader si incontreranno il 20 aprile con l'obiettivo di individuare, al termine di un seminario, una via di mediazione tra il pensiero paraleghista e la sensibilità finiana in tema di integrazione.

    Resta la distanza in economia. In particolare è evidente la distonia sulla questione della previdenza, tema intorno al quale, appena pochi giorni fa, sia Tremonti sia il ministro del Welfare Maurizio Sacconi hanno opposto un diniego: “Le pensioni non si toccano” (vedi precisazione tremontiana sul Foglio di oggi). Al contrario gli esperti di Fini ritengono che le pensioni vadano riformate, introducendo un meccanismo che dirotti i quattrini risparmiati attraverso l'innalzamento dell'età pensionabile verso gli ammortizzatori sociali. Si legge nel documento riservato: “Le condizioni oggettive sembrano imporre un orizzonte di riforma che faccia perno sull'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento e sulla convergenza tra uomini e donne nei percorsi di carriera e nell'età pensionabile.

    Le risorse che sarebbe possibile ‘traslare' dalla previdenza verso il resto del comparto sociale potrebbero più che raddoppiare gli stanziamenti oggi destinati alla famiglia e al contrasto della povertà e della disoccupazione”. Si intravvede un mix tra le suggestioni liberali di Della Vedova e l'anima sociale degli ex missini: ciò che sembra destinato a diventare la cifra economica di Fini. Peraltro, al cofondatore viene suggerito di curvare il liberalismo verso una rinnovata attenzione per le politiche sociali che, neanche tanto segretamente, tornano utili nel più complesso progetto di riavvicinamento a quell'area cattolica che a tutt'oggi non ha ancora definitivamente perdonato al presidente della Camera le posizioni prese sulla legge 40 e sul biotestamento. In quest'ottica rientrano anche le posizioni liberal-nazionali, e non sgradite alle gerarchie ecclesiastiche, sulle quali Fini si è recentemente attestato in tema di libertà scolastica e di parità tra scuola pubblica e scuola privata.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.