Le ceneri sul capo di Tiger Woods
E' un documento impressionante, un potente venerdì delle ceneri, una quaresima dell'ego nazionale di tutto un popolo. Il mea culpa di Tiger Woods, popolarissimo idolo del golf in America e nel mondo, è a disposizione di tutti in ogni sito del Web, compreso il nostro. E' una sacra rappresentazione, con alti effetti drammatici. Non importa se sia sincero il pentimento tardivo per l'adulterio seriale, importa che tutto ciò regga allo scrutinio beffardo del sarcasmo o al filtro cinico dell'ironia, che in Europa e in Italia distruggerebbero il significato di quelle parole.
Guarda il video - Leggi Il mea culpa di Tiger Woods, il testo della conferenza stampa
E' un documento impressionante, un potente venerdì delle ceneri, una quaresima dell'ego nazionale di tutto un popolo. Il mea culpa di Tiger Woods, popolarissimo idolo del golf in America e nel mondo, è a disposizione di tutti in ogni sito del Web, compreso il nostro. E' una sacra rappresentazione, con alti effetti drammatici. Non importa se sia sincero il pentimento tardivo per l'adulterio seriale, la contrizione per lo scandalo, il pentimento esibito al cospetto della madre, la recuperata devozione al bene dell'unione coniugale, dell'educazione dei figli, del rapporto di collaborazione con la squadra. Importa che tutto ciò sia credibile, che sia proponibile, che regga allo scrutinio beffardo del sarcasmo o al filtro cinico dell'ironia, che in Europa e in Italia distruggerebbero il significato di quelle parole, di quegli sguardi, di quell'incredibile testimonianza personale di disappunto per i peccati commessi, per il comportamento tenuto nel privato. Che quello spirito di espiazione assuma l'aspetto di una conversione pubblica, di una confessione davanti alla comunità, di un sacrificio votivo sull'altare del comune senso della decenza, dell'onestà, della fedeltà ai presupposti etici della famiglia e del matrimonio intesi come pegno di amore, di giustizia, di sincerità, di trasparenza spirituale, di fedeltà a un modello di vita in cui la comunità si riconosce senza eccezioni.
Chi invece andasse in cerca, attività oggi in voga, dei presupposti della nostra “corruttela” (l'espressione è di Francesco De Sanctis), è a quella testimonianza di Tiger Woods che deve guardare. Nessuno sarebbe capace da noi di fissare l'occhio di una telecamera per dire, senza ridere o essere deriso, tutte quelle verità apocalittiche sul proprio Sé, attribuendosi come colpa, come peccato, come dipendenza originaria dal peccato, comportamenti che nella vita privata e pubblica sono ormai abitudini sociali generalmente condonate e sistemabili con una breve dichiarazione poco impegnativa, una separazione o un divorzio tra i tanti, se non con un paio di scenate tra le pareti domestiche o, nei casi peggiori, un dialogo tra persone civili. Niente di male, non è materia per moralizzare. Tiger Woods tra l'altro crede nella scienza behaviourista, alla quale chiede di curarlo dalla sexual addiction, e affetta di ricercare nel buddismo una superiore coscienza nirvanica. Le espiazioni non cattoliche sono sempre un po' confuse. Ma l'idea che non si debba per alcun motivo tradire la fiducia degli altri, anche se espressa con pazzesca ingenuità, non è poi così male.
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