La cricca e i malaccorti
Noi, “malaccorti”. Ci ha definiti così, ieri su Repubblica, l'ideatore del new gossipism, prossimo vincitore del prestigioso premio “non è giornalismo”, insomma il magnifico corsivista, inchiestista, editorialista di Repubblica Giuseppe D'Avanzo. Se Guido Bertolaso è il superman della Protezione civile, il sublime D'Avanzo è la sentinella della Repubblica a protezione della società civile. Meno male che D'Avanzo c'è. A lui sono affidati i casi speciali, gli tsunami giudiziari, le emergenze democratiche individuate settimanalmente dall'Ezioarca, dal direttore Ezio Mauro.
Noi, “malaccorti”. Ci ha definiti così, ieri su Repubblica, l'ideatore del new gossipism, prossimo vincitore del prestigioso premio “non è giornalismo”, insomma il magnifico corsivista, inchiestista, editorialista di Repubblica Giuseppe D'Avanzo, detto anche Davanpour perché ai tempi di un altro terremoto pretese come la star della Cnn Christiane Amanpour un altro elicottero (senza aragoste, però) per arrivare presto, per primo, sul luogo del sisma (come uno “sciacallo”, scriverebbero oggi le cronache di Rep.) in modo da non confondersi con la cricca dei cronisti meno blasonati, costretti magari a viaggiare a bordo di volgarissime Ford Escort. Se Guido Bertolaso è il superman della Protezione civile, il sublime D'Avanzo è la sentinella della Repubblica a protezione della società civile. Meno male che D'Avanzo c'è. A lui sono affidati i casi speciali, gli tsunami giudiziari, le emergenze democratiche individuate settimanalmente dall'Ezioarca, dal direttore Ezio Mauro.
Nelle quattrocento righe di ieri, D'Avanzo ha dato il meglio di sé e certo non gliene vogliamo se ha scelto di firmare con uno sprezzante “qualche malaccorto” un articolo di questo giornale secondo cui, in mancanza di ciccia, non si vede dove sia la notizia se i politici e gli amministratori si interessano di appalti.
Guai però a snobbare la prosa di D'Avanzo con un'alzata di sopracciglio perché può sempre riservare delle sorprese. Sarà anche faticoso seguire riga per riga, concetto per concetto, “follow the money” per “follow the money”, la politica del fare citazioni di De Maistre e di Shakespeare e pure di Bruno Vespa per impreziosire i brogliacci dei carabinieri, i pedinamenti alle escort e tutte quelle sue ossessioni lessicali, in realtà ispirate allo stile del professor Franco Cordero, tipo “egoarca” e la new entry “triarchia”.
Gli articoli di D'Avanzo sono da leggere tutti, con attenzione e fino in fondo. Non solo perché Davanpour è l'autore di un paio di corsivi che hanno condannato Marco Travaglio a inizio ferie mai, ma perché nelle sue lenzuolate la chiacchiera diventa letteratura e la suggestione è come un venticello. Sarà, forse, che noi malaccorti siamo anche un po' “gregari”, come ci aveva definiti a suo tempo Mauro, ma più o meno a riga 320 dell'articolo davanziano abbiamo scovato una frase decisamente malaccorta – “non si discute di responsabilità penali” – con cui avrebbe potuto ridurre a una riga il suo pezzo e tanti saluti a tutti.
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