L'ossessione di Erdogan per il golpe anti islam fa altri 40 arresti
La polizia turca ha arrestato una quarantina di persone che sarebbero coinvolte in Ergenekon, l'organizzazione segreta nata con l'obiettivo di screditare il primo ministro, Recep Tayyip Erdogan, e il suo governo filo islamico. Erdogan, che si trova a Madrid per una visita di stato, ha confermato la notizia ieri pomeriggio. Secondo il premier, le forze di sicurezza hanno sventato un complotto contro la stabilità del paese, ma molti pensano che l'operazione serva soltanto a togliere di mezzo detrattori e rivali politici.
La polizia turca ha arrestato una quarantina di persone che sarebbero coinvolte in Ergenekon, l'organizzazione segreta nata con l'obiettivo di screditare il primo ministro, Recep Tayyip Erdogan, e il suo governo filo islamico. Erdogan, che si trova a Madrid per una visita di stato, ha confermato la notizia ieri pomeriggio. Secondo il premier, le forze di sicurezza hanno sventato un complotto contro la stabilità del paese, ma molti pensano che l'operazione serva soltanto a togliere di mezzo detrattori e rivali politici.
La Cnn turca parla di sedici ufficiali dell'esercito finiti in arresto. Fra loro, ci sono comandanti in congedo come l'ex numero uno della marina, Ozden Ornek, e dieci colonnelli ancora in servizio fermati a Smirne, Ankara e Bursa. L'emittente televisiva Ntv dice che sono già in viaggio per Istanbul per essere interrogati. Il capo di stato maggiore, Ilker Basbug, ha cancellato all'ultimo momento un viaggio in Egitto, dove avrebbe dovuto incontrare i vertici militari del Cairo: non è la prima volta che deve rivedere i piani per un'emergenza come questa. Il partito di Erdogan, l'Akp, è al potere dal 2003. Da allora, arresti e perquisizioni nelle case di soldati, giudici e giornalisti sono un fatto ricorrente.
Erdogan è un islamico moderato e ha grande successo nella parte orientale del paese, quella meno moderna e secolare, ma si scontra spesso con l'élite economica di Istanbul, che teme la nuova classe di imprenditori dell'Anatolia, con i militari, che proteggono lo statuto laico del paese, e con i magistrati, che hanno già mandato a processo l'Akp per attività sovversive. E' una battaglia tra due anime della Turchia: da una parte c'è il governo, impegnato a riscoprire il vero spirito della nazione; dall'altra ci sono gli apparati dello stato, pronti a difendere l'eredità del kemalismo con ogni mezzo disponibile. Negli ultimi due anni, trecento persone sono finite sotto accusa per i legami con Ergenekon. Il movimento prende il nome da un luogo mitologico nascosto fra i monti Altay ed è stato paragonato a Gladio. Le indagini svolte sino a questo punto hanno prodotto risultati meno eclatanti di quanto si potesse pensare, sollevando critiche negli ambienti più liberali del paese. I quotidiani del magnate Ayidin Dogan hanno criticato più volte Erdogan per la gestione del dossier Ergenekon, aprendo un duello tra il premier e la stampa turca, culminato con una multa milionaria alla Holding Dogan per evasione fiscale.
Quello sventato ieri, dicono fonti del governo, è il complotto del “Boyloz”, che in turco significa martello, un piano studiato sette anni fa per colpire Erdogan e costringerlo alle dimissioni. I particolari del patto segreto sono stati rivelati dal quotidiano Taraf, che ha pubblicato dei documenti appartenuti al generale Ornek, comprese alcune pagine di un suo diario personale. Gli uomini del Boyloz dovevano affossare il governo con una serie di bombe nelle moschee e nei musei di Istanbul. Avrebbero anche dovuto abbattere un aereo di linea turco per fare cadere la colpa sui caccia dell'aviazione greca. Nessuno di questi progetti è mai stato portato a termine. L'annuncio vittorioso di Erdogan dimostra che lo scontro di potere in Turchia non è ancora finito. Altri problemi potrebbero presto richiamare la sua attenzione: ieri, al Qaida ha diffuso un video con un giovane attentatore turco che chiede ai connazionali di partecipare al jihad prima di farsi esplodere di fronte a una base americana in Afghanistan.
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