Sincero democratico assalito dal dubbio: me state a cogliona'?

Sdm simpatizza per Emma ma ha trovato una ragione per non votarla

Stefano Di Michele

Appena un mese, e già non se ne può più. Ma per davvero. E “la banalità del male” (nientemeno) e il regime, e la partitocrazia e la stella gialla (addirittura, c'è solo da sperare che non venga più ributtata in politica), e la par condicio beltrandiana e le firme da raccattare, e la fame (sciopero) e la sete (altro sciopero, anzi: stesso sciopero), e i “misfatti clericali” e quelli televisivi, e la rava e la fava: e per piacere, du' coglioni!

    Appena un mese, e già non se ne può più. Ma per davvero. E “la banalità del male” (nientemeno) e il regime, e la partitocrazia e la stella gialla (addirittura, c'è solo da sperare che non venga più ributtata in politica), e la par condicio beltrandiana e le firme da raccattare, e la fame (sciopero) e la sete (altro sciopero, anzi: stesso sciopero), e i “misfatti clericali” e quelli televisivi, e la rava e la fava: e per piacere, du' coglioni! Ecco qual è il mio problema: siccome vivo nel Lazio, e sono un elettore democratico, per dritto o per rovescio, per convinzione (anche parecchia) o per rassegnazione (appena appena), alle prossime regionali avrei votato Emma Bonino. Poco impressionato dall'uso improprio di pompe per le biciclette e riconoscendo alla candidata un certo piglio – anche piuttosto in sintonia con il locale clero viterbese e in parziale intesa con quello ciociaro – mi preparavo a fare. Ho votato quando fu necessario Badaloni, ho sostenuto al momento opportuno Marrazzo, solo il sollievo di non dover votare a governatore della mia regione un altro giornalista televisivo (perché c'è da contare pure le preferenze distribuite in diverse europee vuoi alla Gruber, vuoi a Sassoli) bastava e avanzava. Per me la pratica era chiusa, restava solo da aspettare l'apertura delle urne, e amen.

    Ora, in linea generale, a me i radicali fanno lo stesso effetto che Papa Gregorio XVI faceva al Belli, “je volevo bene perché me dava er gusto de potenne di' male” – sento Radio Radicale, trovo la rassegna stampa di Massimo Bordin la più bella che c'è (soprattutto quando al suo posto vanno di turno Taradash e Cappato), ogni mattina compio un affettuoso e sentito scongiuro quando Valter Vecellio chiude il suo quotidiano intervento con l'inquietante saluto: “Questa la situazione, questi i fatti, buona giornata se potete”, ho condiviso qualche ora con Pannella, la situazione contingente mi ha persino portato a intervistare Capezzone (quello di allora, a me pare tale e quale a quello di adesso)… Ora, se l'impressione è che ogni radicale sia convinto di essere “il meglio fico del bigoncio”, è pure vero che se c'è qualcuno che deve esercitare (e parecchio) la virtù della pazienza è il povero Bersani per dovere, casomai gli stremati dirigenti democratici laziali per forza, mica il semplice elettore. A me fa una stranissima impressione, quando ritrovo la mia candidata a governatore – che vorrei tutta presa a ravanare voti al centrodestra da Guidonia a Frosinone, dai Castelli Romani a Caprarola – mentre s'affama e che patisce la sete dall'altro capo d'Italia, a sostegno di nobilissime ragioni (ché figurarsi che una ragione radicale non è nobilissima: quelli mettono subito di mezzo Gandhi, Ernesto Rossi e il divorzio che Berlinguer non voleva), a capo di una lista che fa concorrenza a quella del candidato dello schieramento che la sostiene quaggiù.

    Quando poi leggo su Repubblica un'intervista a Pannella (la lista si chiama Bonino-Pannella, e quindi un elettore, idealmente, si prende tutto il cucuzzaro, l'una e l'altro), che alla domanda: è sicuro che il 28 marzo gli elettori del Lazio troveranno ancora la Bonino candidata, risponde: “Assolutamente no. Non possono avere la certezza di poter votare Emma”, beh, a uno cominciano a girare un po' le scatole. A me sono girate parecchio. Ma che, me state a cogliona'?, avrei voluto chiedere ai due. Ah, sì, la legalità, le firme, la battaglia, patapì e patapà, vabbè, ma adesso io un po' coglionato sempre mi sento. Una serata con gli amici se n'è andata a parlare della Bonino (e dai, votiamola!), al giornale qualcuno ti prende per il culo quale amico dell'anticristo, sono stato felice quando ho visto la grande Franca Valeri appoggiare Emma – e Emma di qua e Emma di là!, oh che fortuna oh che meraviglia!, e poi assolutamente no, come elettore democratico non debbo per niente essere sicuro che la potrò votare, dato che nel frattempo (parola di Marco) “cerchiamo di imporre a destra e a sinistra l'abc delle regole democratiche”, nientedimeno. Allora mi è venuto un pensiero: visto che non posso avere la certezza di votare Emma – e che di vivere nell'incertezza pure per la Bonino non ne ho nessuna voglia – ho deciso: non la voto nemmeno se la trovo (lei ora dice che si farà trovare). Se quelli del Pd, a leggere i giornali, sono sconfortati, non mi va di seguirli e di angosciarmi insieme a loro (pure per questo?): la Bonino ha detto che decide lei dove è importante stare (a proposito: viva la Bindi!, scusa Rosy se non ti abbiamo dato retta prima), allora decido io per cosa essere sconfortato o sorpreso. Come elettore c'ho provato, ma di mettermi a giocare a nascondino con l'eletto, per piacere, davvero non ho nessuna voglia.