Rosario per Camilla

Camillo Langone

Ave Camilla, piena di stile, avrei voluto risolverti con una preghierina a pagina due poi però mi è sembrato un gesto ancora più accidioso della mia accidiosità, non si minimizza così un capolavoro. “Un'estate fa” (Bompiani, 349 pagine, 18,50 euro) si pone in vetta alla tua opera, di libri ormai ne hai scritti tanti, alcuni belli, altri così così (specialmente quelli a quattro mani: non sopporto i libri in cooperativa perché sono operazioncine, marketing, tienimi-che-ti-tengo, ripartizioni ragionieresche dei rischi, mentre la letteratura per meritare di esistere dev'essere eroica e l'eroe è sempre solo)

    Ave Camilla, piena di stile, avrei voluto risolverti con una preghierina a pagina due poi però mi è sembrato un gesto ancora più accidioso della mia accidiosità, non si minimizza così un capolavoro. “Un'estate fa” (Bompiani, 349 pagine, 18,50 euro) si pone in vetta alla tua opera, di libri ormai ne hai scritti tanti, alcuni belli, altri così così (specialmente quelli a quattro mani: non sopporto i libri in cooperativa perché sono operazioncine, marketing, tienimi-che-ti-tengo, ripartizioni ragionieresche dei rischi, mentre la letteratura per meritare di esistere dev'essere eroica e l'eroe è sempre solo). Già un'altra volta avevi azzeccato il titolo, parlo di “Sbadatamente ho fatto l'amore” che mi fece catapultare a Desenzano, non potevo continuare a vivere senza conoscere l'autrice di una simile prodezza. Adesso però oltre al titolo e alla copertina c'è il contenuto che ovviamente non è la storia (chi se ne frega delle storie, per le storie c'è la televisione) bensì mille frasi squisite, molti giudizi tanto preziosi quanto fastidiosi, imperdibili consigli di seduzione e uno sguardo, un raro sguardo sull'estate italiana contemporanea o almeno sull'estate italiana contemporanea nel tratto Capalbio-Sabaudia, con puntate a Milano, Venezia, Cortina, Amsterdam, California. Altro che preghiera, qui ci vuole un rosario, una lode moltiplicata per cinquanta.

    1. Ave Camilla che mai mi sei apparsa così di destra. Partire con un'epigrafe della bellissima Clarice Lispector, “Persino eliminare i propri difetti può essere pericoloso – non si sa mai qual è il difetto che sostiene il nostro intero edificio”, è fare una dichiarazione di antiutopismo, di antiperfettismo che discende direttamente da De Maistre: “L'uomo è tutto una malattia”.

    2. Ave Camilla, nicciana stella danzante: “Gli esseri umani falliscono, e solo quelli coraggiosi si tolgono di mezzo. Gli altri restano ad aggravare la società, già così aggravata, con la loro malmostosa, piagnucolosa, bisognosa, futile, molesta, deprimente presenza”. Sfido che tutti ti trovino odiosa, in particolare il culturame composto pressoché per intero da falliti bisognosi futili molesti.

    3. Ave Camilla che sveli la motivazione della insulsaggine, vuotaggine, banalaggine di pagine culturali compilate da persone che frequentano gli stessi stabilimenti balneari, in primis l'Ultima Spiaggia di Capalbio: “Per forza poi sui giornali si leggono quasi solo critiche positive o tutt'al più reticenti: mica puoi inimicarti il vicino d'ombrellone!”.

    4. Ave Camilla che sei l'unica critica gastronomica italiana e nel romanzo ampli l'epocale stroncatura al ristorante milanese dei Dolce e Gabbana, quella che fece perdere al Sole 24 Ore la pubblicità dei permalosi stilisti (ci volle la recensione riparatrice di un giornalista molto di mondo, Davide Paolini, per riportare le famose mutande sulle pagine del quotidiano della Confindustria). “Seduti nel sinistro scintillio dei finti ori e finti lussi del Gold guardavo le superfici specchiate da paradiso del cocainomane, e pensavo che quel contesto da Scarface sprigionava una tale tristezza…”. Me la ricordo anch'io la cotoletta del Gold, proprio “una cotoletta annegata sotto un'untuosa pila di pomodori cubettati”.

    5. Ave Camilla che non paga ti dedichi al ristorante di Corso Como (sempre Milano) di non so più quale sorella Sozzani e perciò anch'esso intoccabile. “Un posto così convenzionale”.

    6. Ave Camilla che stigmatizzi, con le parole messe in bocca a un personaggio, ciò che molti pensano ma che in pochissimi diciamo: “La soffocante tirannia dei froci”.

    7. Ave Camilla che attacchi il catastrofismo climatico, gli ex terroristi, l'astrologia, le braghe corte (passim).

    8. Ave Camilla che schifi la psicanalisi: “Datata”.

    9. Ave Camilla che consigli alle donne di evitare i freudizzati: “Ero stata lì lì per innamorarmi di un uomo, poi avevo scoperto che il mio futuro amante era in analisi da otto anni. Un altro perdente”.

    10. Ave Camilla per la superiore lucidità del tuo ragionare: “Si è sempre sentito parlar male di quei maschi che tengono il piede in due scarpe, una della moglie l'altra dell'amante, e non si decidono, anzi non vogliono decidersi. Ma, in fin dei conti, non avranno ragione loro? Cosa c'è di più innaturale del dover scegliere tra due cose che anziché sommarsi si completano?”.

    11. Ave Camilla che malinconicamente, realisticamente esprimi ciò che di norma una donna (moglie, fidanzata, concubina…) non sa nemmeno pensare: “E' innegabile che il sesso con la stessa persona stufi più di ogni altro piacere comune – più del piatto quotidiano di spaghetti col pomodoro, più delle eterne moine del tuo cane, più del piacere di farsi una doccia ogni mattina”.

    12. Ave Camilla che detesti i mendicanti specie se ricattano il passante con modalità para-artistiche: “Che stupidaggine di lavoro, il mimo di strada. Stare ore impiastricciati…”

    13 e 14. Ave Camilla iniqua ed egoista (“C'erano bancarelle che vendevano ciarpame equo e solidale…”) e inoltre antiecologista (“… alternate a bancarelle che vendevano ciarpame di Legambiente”).

    15. Ave Camilla che estendi il succitato concetto al campo dell'arredo esotico: “Niente marocchinate da happy hour, niente ciarpame buddista che spesso viene accomunato a decori kenioti o zulu, in una sorta di balordo sincretismo terzomondista”. L'espressione “ciarpame buddista” rimarrà a lungo nel mio cuore.

    16. Ave Camilla che scrivendo “dare un senso e uno spessore alla nostra storia e alle nostre vite cercando di fare un figlio” consegni anticoncezionali e aborti al repertorio del non-senso.

    17. Ave Camilla che liquidi la fecondazione eterologa con due aggettivi: “Bambini artificiali – o quanto meno artificiosi”.

    18. Ave Camilla che nonostante le precedenti invocazioni non cadi nel sentimentalismo e anzi ostenti un'insofferenza verso i non adulti che ti guadagnerà nuove ostilità femminili: “Bambini chiassosi che ingurgitavano paninacci…”, “Un bambino nevrastenico, sempre sull'orlo di un pianto ricattatorio…”. I bambini non sono belli (salvo i neonati quando tacciono dopo la poppata e osservano il mondo con occhi stuporosi), meno che meno sono buoni. I bambini sono semplicemente la vita.

    19. Ave Camilla che nella congiunzione carnale percepisci il sacro che il puritanesimo spiacente a Dio pretende si trovi nell'astrazione: “Prima che un amore venga celebrato tra le lenzuola…”.

    20. Ave Camilla che stronchi una rivista considerata un modello di cosmopolitismo e sofisticazione ossia una rivista per debosciati secondo i quali Philip Roth è il massimo scrittore contemporaneo: “Interminabili, logorroici, articoli e racconti del New Yorker”.

    21. Ave Camilla che introduci Nicolás Gómez Dávila, ripetutamente citandolo, nella narrativa italiana.

    22. Ave Camilla che mi hai spiegato perché, pur bramando la gloria e perfino quel suo surrogato che è la notorietà, fatico ad accettare gli inviti del piccolo schermo. Nel romanzo parli di una giornalista “abituata ad andare in televisione e perciò a sgolarsi villanamente – il solo modo per farsi valere davanti alle telecamere”. Io e te siamo troppo urbani, troppo eleganti: parliamo a voce bassa.

    23. Ave Camilla che fai capire ciò che pensi del multietnico magnifico e progressivo, descrivendo “grasse famiglie di nazionalità miscelate in modo balordo”.

    24. Ave Camilla che per piacevoli soggiorni romani segnali giustamente l'Hotel Locarno.

    25. Ave Camilla che mi sei Beatrice nei cieli della Biennale di Venezia: “Pensa invece al vivaio delle ragazze degli uffici stampa, delle cinefile, delle aspiranti registe… Anche se le migliori, va detto, non sono quelle del cinema ma le ragazze che si vedono alla Biennale Architettura. Di solito sono belle e molto ben vestite”. Devo avvisare Bondi che farmi fare solo il vice di Sgarbi al Padiglione Italia significa sottoutilizzarmi, per le mie competenze in fatto di stoffe e tagli e sartorie sarei necessario anche nei padiglioni dei progetti.

    26. Ave Camilla pure quando non siamo d'accordo. “Camminando sghemba per via della sacca in spalla (avevo deciso di non presentarmi all'appuntamento con quella triste valigetta a rotelle che, nella mia idea coreografica della vita, faceva tanto ‘passeggeri low cost all'imbarco')…”. Io come viaggiatore e in generale come uomo sono decisamente high cost, eppure uso trolley. Certo non sono quelli ottenuti con i punti della benzina, sono i trolley Tumi che costano una fortuna perché possederli (potersi permettere di possederli) è una fortuna. Sarà mica elegante farsi spezzare la schiena da libri e computer.

    27. Ave Camilla che fai sibilare alla protagonista il giudizio più preciso che abbia mai sentito sull'opera di un architetto di poche idee e molte relazioni: “A San Francisco mi fece visitare il museo d'arte moderna progettato da Mario Botta. Avrei potuto dire ‘Hai visto quello di Rovereto? Bene, sono tutti uguali'”.

    28. Ave Camilla, Donna d'Ordine: “Guardai dappertutto, anche quei dettagli che di solito non si notano e che invece a me – appassionata di manutenzioni – balzano agli occhi: i rubinetti non gocciolavano, gli spigoli dei muri non erano sbrecciati, le persiane erano ben verniciate, sulle pareti non si vedeva l'impronta sanguinolenta di zanzare spiaccicate, i cardini non erano arrugginiti”.

    29. Ave Camilla che non risparmi nemmeno i lettori o meglio, i lettori-scrittori, adulatori e rettili: “Era un mio fan da anni, e mi inviava una letterina di complimenti quasi a ogni articolo che scrivevo. In realtà i fan di questo tipo se ne fregano di te – anzi, segretamente ti disprezzano. Per loro sei un gradino, e dietro ogni complimento si nasconde una futura richiesta: mi presenti, mi raccomandi, mi segnali?”.

    30. Ave Camilla che come me soffri il cinismo, il ghigno nichilista. “L'indignazione è considerata una cosa barbosa, da moralisti veterocattolici o veterocomunisti – che fa lo stesso. Ormai il culto dell'ironia e del rovesciamento del punto di vista vince su tutto”.

    31. Ave Camilla, nuova Donna Letizia, generosa di dritte alle ragazze da marito: “Dirigenti d'azienda no, perché li spostano di sede in sede e tu, moglie, diventi l'addetta ai traslochi costretta a frequentare i club aziendali e le mogli di altri dipendenti della ditta. Non giornalisti, che sono bugiardi e ti tradiscono con le stagiste, né medici – ancora peggio, dato che vivono giorno e notte con infermiere anche carine che non vedono l'ora di sedurli, e pazienti vogliose e disperate. Non avvocati, spesso verbosi, coi loro faldoni e incartamenti da studiare il sabato e la domenica. Restano i commercialisti. Un bel commercialista potrebbe essere il sogno di ogni ragazza. Ricchi, desiderosi di evadere dall'arido mondo dei numeri e portarti in giro per musei”.

    32. Ave Camilla che alle ragazze di cui sopra insegni regole da scolpire nel marmo: “Sorridere, essere positivi, non lamentarsi. Niente ammorba quanto una donna lamentosa. Fa presagire futuri da incubo. Lagne e vittimismo”.

    33 e 34. Ave Camilla che di tanta arte contemporanea fai notare l'ottusa ripetitività (“C'erano le solite cose – un po' scultura un po' installazione -, per nulla stupefacenti nel loro tetragono puntare a esserlo”) e il disumanismo (“Se quella ragazza fosse stata una mucca, sarebbe accorsa la Protezione Animale per far smontare l'installazione”).

    35. Ave Camilla, spirito libero capace di giudicare Damien Hirst che dice “cazzate. Ma tutti a riverirlo, a comprarlo, a intervistarlo, a passarsi di bocca in bocca queste frasi così scioccamente assertive, come fossero gran verità anziché la boutade di un prestigiatore”.

    36. Ave Camilla che mi hai fornito nuovo materiale per la mia battaglia a favore della Madonnina e contro il politico lombardo Rob (bip) For (bip). (Inserisco i bip perché in questo delicatissimo momento elettorale non potrei spingere la polemica fino in fondo, mi riservo di riprenderla più avanti).

    37. Ave Camilla sempre meno atea e sempre più devota, grazie al metodo paolino della prova e del confronto. Degli immigrati avversi agli indigeni denunci le “insopportabili religioni, peggiori perfino della nostra, che già ci pareva falsa e gravosa e che adesso invece finiamo per rivalutare”.

    38 e 39. Ave Camilla che racconti la nullità del giornalismo di rivista (“In una saletta dell'Hotel de Russie, sei giornalisti, ciascuno con venti minuti a disposizione, interrogavano l'attrice sotto il nevrotico occhio dell'addetto stampa: controllava che ci attenessimo alle regole”) e dei suoi anglosferici vip (“Sue inutili opinioni in materia di generica politica internazionale: il Tibet, lo sperpero di risorse del pianeta, la fame nel mondo…”).

    40 e 41. Ave Camilla che descrivi Roma come magna-magna (“Scoprivo la vita romana, accanto ad Arnaldo, che me la faceva sembrare un inanellarsi di pranzi al sole”) e pettegolezzo da circolo chiuso (“Quel continuo e endemico incrocio di persone, quasi sempre le stesse, mi ricordava paradossalmente l'esistenza di provincia da cui ero fuggita tanti anni prima”).

    42. Ave Camilla che in parallelo rivaluti Milano e il “tenero abbraccio” del suo anonimato.

    43. Ave Camilla che sei oraziana e cogli l'attimo fuggente coi suoi piccoli grandi piaceri: “Mi limito a credere al potere dei bicchieri di vino, delle droghe leggere, degli psicofarmaci, della pastasciutta, del salame. Se sono infelice, bevo e mangio. Se sono felice, lo stesso”.

    44. Ave Camilla maestra di dongiovannismo: “Chi viene fatto oggetto di questa gragnuola di domande tende a prenderle per attenzioni. Se ci sono condizioni favorevoli, se l'interrogante è di aspetto piacevole o ha una posizione preminente rispetto all'interrogato, questi tende a innamorarsi. Non c'è nulla che coinvolga un individuo quanto il sentirsi interessante, degno di nota, oggetto di curiosità. Infatti i buoni seduttori non rispondono: domandano. Lasciano che su di sé continui a gravare il mistero, il si dice”.

    45. Ave Camilla maestra di dongiovannismo 2, attraverso le parole di un “giornalista promiscuo”: “Non chiamare mai le donne col loro nome. Non solo mentre ci scopi, neanche nella vita quotidiana. Mai pronunciare il loro nome! Le donne bisogna chiamarle tesoro, adorata, amore mio, quel che vuoi. Ma non cedere al nome, anche se te lo ricordi, anche se quel momento sei certo di dirlo giusto. La pagherai, prima o poi, questo è certo”.

    46. Ave Camilla che mi hai fatto scoprire l'esistenza di Bo Bartlett, autore della copertina, un figurativo americano che è in arte quello che Sarah Palin è in politica.

    47, 48 e 49. Ave Camilla dalla splendida colonna sonora, spiaggistica e nostalgica: “Quattro giorni insieme” di Loy & Altomare (gettonatissima dai “quattordicenni non ancora scopanti degli anni Settanta” dove “non ancora scopanti” è definizione degna di Arbasino), “In my secret life” di Leonard Cohen (un Cohen 2001 perciò non “mortalmente tetro e noioso” come agli esordi), “Cortez the killer” di Neil Young… Tre canzoni che fanno innamorare anche i sassi.

    50. Ave Camilla che mi hai messo la voglia di un'estate nuova.

    (nell'immagine: Bo Bartlett, “Leaving Eden”, 2002)

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).