Eccesso di legittima piazza

Nel Pdl manifesteranno tutti convinti, ma non capiscono bene perché

Salvatore Merlo

Di scettici nel Pdl ce ne sono fin troppi e non soltanto, come forse ci si aspetterebbe, tra i cosiddetti finiani. Il fatto è che la mobilitazione generale del berlusconismo di piazza, prevista per il 20 marzo, si preannuncia sia gravida di incognite dal punto di vista logistico sia ambigua – lo dicono gli interessati – nel messaggio che si vuole lanciare all'elettorato. Tanto che, mercoledì, un dirigente di primo piano definiva l'idea “una tremenda cazzata che adesso bisognerà fare funzionare a forza”.

    Di scettici nel Pdl ce ne sono fin troppi e non soltanto, come forse ci si aspetterebbe, tra i cosiddetti finiani. Il fatto è che la mobilitazione generale del berlusconismo di piazza, prevista per il 20 marzo, si preannuncia sia gravida di incognite dal punto di vista logistico sia ambigua – lo dicono gli interessati – nel messaggio che si vuole lanciare all'elettorato. Tanto che, mercoledì, un dirigente di primo piano definiva l'idea “una tremenda cazzata che adesso bisognerà fare funzionare a forza”.

    Il premier chiama a raccolta le proprie truppe, poco aduse a sfilare con le bandiere, in nome della libertà da tutti i condizionamenti giudiziari; ma taluni dei suoi generali obiettano che le recriminazioni sull'esclusione della lista nel Lazio ormai vanno chiuse. Anche uno come Maurizio Gasparri, non certo un rivoltoso finiano, dice che “la manifestazione non si deve appiattire sulla storia dei ricorsi giudiziari. Su quel punto abbiamo già dato”. Se proprio si deve scendere in piazza, dicono i deputati del Pdl (“ma contro chi?”, si chiede Donato Lamorte), tanto vale farlo con spirito propositivo: “Rilanciando il programma di governo e spiegando che noi siamo quelli ‘del fare'”. Chissà. E dunque si pensa di portare tutti i candidati alla presidenza delle regioni. Tutti sul palco, tutti assieme al Cav. Ci saranno anche i leghisti? “Valuteremo l'opportunità”, chiosa Gasparri. Ma la verità, pare di capire, è che la Lega tentenna.

    Si pone infine un problema logistico. Si stanno preparando pullman carichi di truppe più o meno cammellate da tutta Italia, ma la macchina organizzativa si muove in ritardo, complice quella che Lamorte definisce “la simpatica estemporaneità dell'iniziativa”. Mancano dieci giorni e chi si occupò di far riuscire la grande manifestazione di piazza del 2006 (“oceanica”, secondo la stampa destrorsa) ricorda come “ci volle almeno un mese di lavoro”. Pare infatti che stavolta molto dipenderà dalla capacità di mobilitazione del sindaco Gianni Alemanno, il quale è già stato investito della faccenda. Ed ecco un altro dubbio, anonimo: “L'ultima volta, per la chiusura della sua campagna elettorale in piazza, nonostante Berlusconi, gli riuscì di portare appena quindicimila persone”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.