Ecco perché Gates è più povero di Slim
E' per colpa dell'etanolo se Bill Gates è stato scavalcato da Carlos Slim Helú al numero uno tra i miliardari della classifica Forbes? Detta così, è forse estrema. Tutti e due hanno guadagnato soldi in quantità negli ultimi 12 mesi: anche se i 13 miliardi di cui il fondatore di Microsoft ha arricchito il proprio patrimonio, arrivando così a 53, sono un po' meno dei 18,5 miliardi in più che hanno permesso al magnate messicano di raggiungere a quota 53,5. D'altra parte, i 44 milioni che Gates ha perso nel biocarburante sono appena l'8,8 per cento della differenza che ha permesso a Slim di aggiudicarsi il primato.
È per colpa dell'etanolo se Bill Gates è stato scavalcato da Carlos Slim Helú al numero uno tra i miliardari della classifica Forbes? Detta così, è forse estrema. Tutti e due hanno guadagnato soldi in quantità negli ultimi 12 mesi: anche se i 13 miliardi di cui il fondatore di Microsoft ha arricchito il proprio patrimonio, arrivando così a 53, sono un po' meno dei 18,5 miliardi in più che hanno permesso al magnate messicano di raggiungere a quota 53,5. D'altra parte, i 44 milioni che Gates ha perso nel biocarburante sono appena l'8,8 per cento della differenza che ha permesso a Slim di aggiudicarsi il primato.
A suo modo, però, il dato è comunque significativo. Carlos Slim non perde un colpo. Lo si vede dal modo in cui questo suo exploit arriva in un momento in teoria per lui difficile: col governo messicano di centro-destra che è intervenuto pesantemente a togliergli il quasi monopolio sulla telefonia ottenuto ai tempi del Partito Rivoluzionario Istituzionale; con l'altro magnate Jean Emilio Azcárraga che, sebbene ancora solo al numero 655 della classifica Forbes con la miseria di un miliardo e mezzo, ha però lanciato la sua Televisa in campo, per contendergli il terreno. Lo si vede anche dal modo in cui ha investito sul New York Times nel momento in cui stava precipitando, ed è riuscito a farne risalire le azioni praticamente solo grazie alla sua fama di infallibilità negli affari, traendone un utile di 110 milioni. È questo Slim: fa il contrario di come tira il mercato, e spunta così a prezzi di liquidazione asset che poi rilancia.
Gates, invece, ogni tanto qualche colpo lo perde, anche se poi è bravo a riprendersi. Dopo aver imbroccato quell'idea di Windows che metteva il più pratico sistema di icone dei Macintosh al servizio della più vasta utenza degli Ibm compatibili, in particolare, fece l'errore di non credere a Internet; e anche se lo ha poi compensato grazie alla sua posizione dominante, non ha comunque più recuperato quella particolare nicchia in cui si è invece affermato Google. Più di recente, c'è stato appunto lo scivolone sull'etanolo. Il 31 gennaio del 2006, si ricorderà, George W. Bush aveva pronunciato un discorso sullo Stato dell'Unione in cui aveva deplorato l'”addizione” degli Usa al petrolio, ed aveva anunciato un grande piano per sostituirlo con il biocarburante da mais. Quattro mesi dopo Cascade Investment Llc, lo strumento di investimento di Gates, aveva acquistato azioni della Pacific Ethanol Inc. per 84 milioni di dollarI. In azioni privilegiate poi convertite in ordinarie, al prezzo di 8 dollari l'una. Ma gli incentivi governativi provocarono un aumento della produzione del 27 per cento che già otto settimane dopo l'investimento della Cascade iniziò a far precipitare i prezzi, per eccesso di offerta. Al 16 novembre del 2007, quando Cascade segnalò l'intenzione di rivendere le azioni della Pacific Ethanol Inc., il prezzo era già crollato del 56 per cento. E un altro 32 per cento l'ha perso nel corso del 2008. Solo tra il 21 aprile e il 13 giugno del 2008 la società di Gates è riuscita infine a sbolognare 8,06 milioni di azioni al prezzo medio di 3,18 l'una: con un ricavo di 25,6 milioni, e una perdita secca di 38,9.
Se si aggiunge il crollo di valore dei 2,58 milioni di azioni che ha mantenuto, si arriva appunto al già indicato salasso di 44,6 milioni. Dopo di che, le società produttrici di etanolo hanno iniziato a chiedere i benefici della legge sulla bancarotta, l'una dopo l'altra. E dopo VeraSun Energy Corp. nell'ottobre del 2008 e Aventine Renowable Energy Holding Inc. nel marzo del 2009 anche Pacific Ethanol ha infine gettato la spugna, a maggio.
Dopo il danno, però, la beffa. Approfottando appunto di questa situazione, la Valero, società texana di San Antonio, ha acquistato a prezzi di liquidazione gli impianti di VeraSun, mentre la Sunoco di Philadelphia e la Murphy di El Dorado (Arkansas) hanno fatto incetta di altre distillerie fallite. E a quel punto, proprio quando Gates si era omai tolto dall'affare, il prezzo del bioetanolo ha ripreso a salire. Certo, avvertono gli esperti, non si sa se a fine anno saranno rinnovate quell'esenzione fiscale del 45 per cento e quella tariffa doganale del 54 per cento sull'etanolo da canna da zucchero che permettono al biocarburante made in Usa di restare sul mercato. Insomma, è tutto a rischio. Ma appunto, il diverso fiuto del saper sempre entrare e uscire al momento esatto, è quello che ha fatto il pur minimo vantaggio di Slim su Gates.
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