Lo scontro Israele-Stati Uniti e il rischio di una terza intifada

Che cosa c'è dietro la "giornata della rabbia" indetta da Hamas

Giulio Meotti

Alcune migliaia di persone stanno manifestando da questa mattina nel centro della città di Gaza in occasione della "giornata di rabbia" proclamata da Hamas contro Israele. Violenti gli scontri nella parte nord di Gerusalemme, tra agenti della sicurezza israeliana e giovani palestinesi. I militari lanciano lacrimogeni contro i palestinesi che rispondono con le pietre. La protesta è nata in seguito all'inaugurazione della sinagoga Hurva, avvenuta ieri nella città vecchia di Gerusalemme, contestata dagli arabi perché troppo vicino alla moschea di al-Aqsa. 

    Alcune migliaia di persone stanno manifestando da questa mattina nel centro della città di Gaza in occasione della "giornata di rabbia" proclamata da Hamas contro Israele. Violenti gli scontri nella parte nord di Gerusalemme, tra agenti della sicurezza israeliana e giovani palestinesi. I militari lanciano lacrimogeni contro i palestinesi che rispondono con le pietre. La protesta è nata in seguito all'inaugurazione della sinagoga Hurva, avvenuta ieri nella città vecchia di Gerusalemme, contestata dagli arabi perché troppo vicino alla moschea di al-Aqsa.

    Antiche sinagoghe. Tombe millenarie. Fortezze nel deserto. E' attorno ai simboli religiosi e alla conservazione del carattere ebraico di Gerusalemme che è scoppiata “la peggior crisi tra Israele e Stati Uniti dal 1975”, come ha detto ieri l'ambasciatore israeliano a Washington Michael Oren (nel 1975 Israele si rifiutò di firmare un trattato sul Sinai). Una crisi che secondo molti commentatori rischia di sfociare in una terza Intifada. Il governo Netanyahu ha annunciato la costruzione di 1.600 abitazioni a Gerusalemme est, che i palestinesi reclamano come loro capitale. Negli stessi giorni a Gerusalemme c'era in visita il vicepresidente Joe Biden e la Casa Bianca ha usato parole durissime, denunciando l'“oltraggio” israeliano.

    Se in “Giudea e Samaria”, come i religiosi israeliani chiamano la Cisgiordania contesa, Netanyahu ha promosso un congelamento per diversi mesi degli insediamenti, decisione politica senza precedenti tra i governi israeliani anche di sinistra, a Gerusalemme si va avanti a costruire e si è intensificato lo scontro attorno a leggendari simboli ebraici. Netanyahu ha chiarito come tale decisione “non modifichi in nulla lo status quo dei siti in questione”. Ma ha anche spiegato che la libertà di culto si ha soltanto dal 1967 sotto responsabilità israeliana. Prima della guerra dei Sei giorni, infatti, agli ebrei era vietato dai giordani l'ingresso nella città vecchia di Gerusalemme, dove si trova il luogo più importante della tradizione ebraica, il Muro del pianto; a Hebron, dove sono sepolti i patriarchi biblici; alla tomba di Giuseppe a Nablus e della matriarca Rachele a Betlemme. L'Autorità palestinese ha violato sistematicamente gli accordi di Oslo nella protezione dei luoghi santi ebraici in Cisgiordania. Durante la seconda Intifada i palestinesi distrussero la Tomba di Giuseppe e la sinagoga Shalom al Yisrael a Gerico. C'è chi chiede che anche quest'ultima sia inclusa nel piano Netanyahu. Attualmente l'esercito israeliano consente soltanto una visita mensile.

    Per annunciare la sua nuova politica
    del patrimonio culturale, Netanyahu non ha scelto un posto a caso. E' andato in cima a Tel Hai, dove si svolse una celebre battaglia contro gli arabi. Lì è sepolto Joseph Trumpeldor, un ardente sionista che cercò di difendere il kibbutz dall'aggressione araba. Prima di perire disse al suo medico: “E' un bene morire per il proprio paese”. Il piano Netanyahu è semplice: 73 milioni di euro per restaurare siti cari a Israele. Non soltanto lo skyline di Tel Aviv e il suo Bahaus, ma anche i principali siti archeologici di biblica memoria. Netanyahu vuole incrementare il volto ebraico di Gerusalemme, da mesi al centro di battaglie legali sulle costruzioni. A scatenare le ire degli alleati americani è stata l'inclusione fra i tesori culturali anche di tombe che sorgono nei Territori contesi dopo la guerra del 1967.
    Netanyahu ha annunciato di voler rinverdire l'area del Cedron, adiacente alla cittadella di David. Gli arabi affermano che è una zona di loro proprietà, ma non sono stati capaci di dimostrarlo davanti alla magistratura israeliana. Il giardino di re David è citato più volte nella Bibbia, da Isaia a Geremia, con le sue acque leggendarie. Lì sorge anche la tomba di un venerato rabbino di origini italiane, Ovadiah Ben Avraham. Sempre lì si trovano le tombe monumentali del secondo Tempio. E' la valle di Giosafat, sotto il monte degli Ulivi.

    E' qui che secondo la Bibbia si svolgerà il Giorno del Giudizio. Molti ebrei da tutto il mondo comprano ormai rari lotti. Sono quattromila anni che si viene a morire qui volentieri. Fra le grandi tombe quella di Assalonne e di una principessa egizia venuta in sposa a re Salomone. Ieri nella Città vecchia a Gerusalemme il governo Netanyahu ha inaugurato la storica sinagoga Hurva, che come scrive il Jerusalem Post “forse più di ogni altro sito archeologico simboleggia il desiderio del popolo ebraico di tornare alla propria terra”. Distrutta dai musulmani nel XVIII secolo, ricostruita attraverso i fondi di magnati ebrei, la sinagoga è stata nuovamente distrutta nel 1948 dai soldati giordani. E' rimasta senza ebrei fino al 1967. Ieri è stata riconsegnata al pubblico dopo anni di desolazione e incuria.

    Tra i luoghi che Netanyahu intende valorizzare, oltre al roccione di Masada teatro del suicidio dei guerrieri ebrei contro i romani e a tre sinagoghe sul Golan, c'è la tomba dei patriarchi di Hebron, dove poche centinaia di ebrei vivono in mezzo a decine di migliaia di palestinesi e che è stato teatro di una fitta scia di dolore in cui sangue chiama sangue. La città è menzionata nella Bibbia ottanta volte e risale a più di tremila anni fa. Lì sono sepolti Abramo, la moglie Sara, il figlio Isacco e sua moglie Rebecca, quindi Giacobbe e sua moglie Lea. Nel 1929, senza che ci fosse stata provocazione verso gli arabi, sessanta ebrei furono massacrati in un pogrom. Quando dopo il 1967 gli ebrei tornarono a vivere nel cuore di Hebron, mancavano da una generazione.

    C'è l'antica sinagoga di Sussiya, a sud di Gerusalemme, centro del Talmud. E la nota Qumran, dove sono stati rinvenuti i rotoli del Mar Morto. La tomba di Rachele dista pochi metri dalla linea tra Gerusalemme e Betlemme. Due stanzette ritenute la tomba di quella che per gli ebrei è una specie di madre universale, la moglie di Giacobbe che morì nel dare alla luce Beniamino. Le donne senza figli cercano lì miracoli di fertilità. Netanyahu ha annunciato di voler proteggere la tomba di Erode, la stessa zona del profeta biblico Amos. Dalla fine dell'800 la tomba divenne uno dei trofei più contesi dell'archeologia biblica. Nel 1982 uno studente americano fu ucciso da palestinesi. Il giorno dopo i coloni fondarono una comunità. Si chiama Nokdim e tra i suoi abitanti c'è il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.