Manovre parallele

Così il Cav. e Fini stanno svuotando il Pdl in vista della scossa elettorale

Salvatore Merlo

“L'azione di Berlusconi, come quella di Fini, segnalano il medesimo problema: si prende atto di uno status quo che non piace a nessuno dei due”. Alessandro Campi, politologo e consigliere finiano, descrive così il fenomeno che sembra avere reso in queste ore il Pdl una scatola vuota. Un partito da cui entrambi i fondatori prendono le distanze: l'uno impegnato ad agitare la bandiera movimentista di Michela Vittoria Brambilla, l'altro, il presidente della Camera, pronto a benedire una propria corrente.

    “L'azione di Berlusconi, come quella di Fini, segnalano il medesimo problema: si prende atto di uno status quo che non piace a nessuno dei due”. Alessandro Campi, politologo e consigliere finiano, descrive così il fenomeno che sembra avere reso in queste ore il Pdl una scatola vuota. Un partito da cui entrambi i fondatori prendono le distanze: l'uno impegnato ad agitare la bandiera movimentista di Michela Vittoria Brambilla, l'altro, il presidente della Camera, pronto a benedire una propria corrente, quell'associazione Generazione Italia che nelle parole del suo animatore, Italo Bocchino, ha la missione di “aggregare tutte le forze disponibili a sostenere la leadership di Fini”. Quali gli effetti immediati? Per il momento tutto tace, o quasi. La campagna elettorale consiglia calma; ma sotto il silenzio cova la preoccupazione dei colonnelli ex di An che si somma all'irrequietezza dei berlusconiani, gli stessi che si sono sentiti scavalcati dal riavvicinamento – quanto vero si vedrà – del Cav. a MVB.

    Il fatto è che le mosse parallele dei due leader,
    più che descrivere un conflitto tra cofondatori, per il momento scompaginano le attività di legittima lobbing nella quale si erano impegnati negli ultimi mesi sia alcuni degli ex colonnelli sia alcuni dei maggiori dirigenti della ex FI: la convention di Arezzo, le nuove fodazioni di Bondi e Gelmini, e di Cicchitto. Come dice Fabio Granata: “Ora disarticoliamo le nomeclature per riaggregare intorno ai contenuti”. E' quello che avevano tentato di fare i colonnelli, ma senza benedizioni leaderistiche. Adesso anche da quelle parti, come tra i generalissimi di FI, si registra un misto di perplessità e stupore che lo stesso Bocchino ha constatato quando, due settimane fa, ha incontrato singolarmente Alemanno, Matteoli e Gasparri e li ha informati della nascita di Generazione Italia. Dice Carmelo Briguglio, che ha un ruolo cardine nella rete finiana: “Il centrodestra è così forte da potersi permettere una dialettica di questo genere, pure sotto elezioni”. Chissà.

    La prospettiva che ha convinto Gianfranco Fini ad assecondare l'operazione Generazione Italia, sulla quale Bocchino e altri insistevano da mesi, non è quella della mera aggregazione di deputati, viatico di una improbabile guerriglia parlamentare che non interessa il cofondatore. L'idea di Fini è quella di creare, con la quattro giorni di convention del 5-9 maggio a Perugia, un raccordo con i gruppi dirigenti sul territorio. Non si tratta di riunire An, ma di costituire una forza orizzontale e potenzialmente egemone all'interno del Pdl che “sia il punto di riferimento per tutto un personale politico locale che nell'ultimo anno è stato abbandonato a se stesso”. I finiani, da Campi a Briguglio, così come Fabio Granata, parlano di “sistema dell'arcipelago” dove la nuova associazione, indirettamente controllata da Fini, si andrà a sommare alle attività metapolitiche di FareFuturo, del Secolo d'Italia e al grande serbatoio propulsivo delle ambizioni finiane: la ricchissima Fondazione An, con la quale è stato blindato il cospicuo patrimonio immobiliare dell'omonimo partito. Per il resto, guai a parlare di scissione: a Perugia è stata prevista, oltre alla presenza di Fini, anche una telefonata (manca tuttavia una conferma) ben augurante di Berlusconi. Si vedrà. Dice Briguglio: “Noi il Pdl lo vogliamo rafforzare. Chissà che questa non sia la formula per trovare l'equilibrio finora mancato”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.