Ragazzi di chiesa
Innanzitutto chiamiamo le cose con il loro nome, se non vogliamo appiattirci su un grottesco negazionismo che contrabbanda l'odio per amore, in omaggio a questa nostra società dello spaccio che non risparmia nemmeno il linguaggio. Quindi basta chiamare “pedofili” coloro che molestano e stuprano i bambini e le bambine. Abusare sconciamente del termine “filia” – se gli antichi greci lo fecero peggio per loro – è mettersi in qualche modo, in un modo oscuro e viscido, dalla parte dei criminali.
Innanzitutto chiamiamo le cose con il loro nome, se non vogliamo appiattirci su un grottesco negazionismo che contrabbanda l'odio per amore, in omaggio a questa nostra società dello spaccio che non risparmia nemmeno il linguaggio. Quindi basta chiamare “pedofili” coloro che molestano e stuprano i bambini e le bambine. Abusare sconciamente del termine “filia” – se gli antichi greci lo fecero peggio per loro – è mettersi in qualche modo, in un modo oscuro e viscido, dalla parte dei criminali. Coloro che amano il cinema, il vero grande cinema, si chiamano cinefili e certo non distruggono le pizze dei film; né mi risulta che i cinofili torturino i cani e così via. Se insistiamo con il greco, chiamiamoli misopedi gli orchi; se suona male c'è sempre un'ampia scelta: assassini, perversi, maledetti e giù di lì. Aboliamo il tabù che non permette di chiamare il più nefando dei crimini con il suo vero nome. E' possibile nominare l'odio per le donne e correttamente chiamarlo misoginia, ma l'odio per il bambino risulta innominabile. Eppure tutta l'antichità odiava i bambini al punto tale che Dio dovette incarnarsi in uno di loro per porre un freno. E le chiese si riempirono di mamme col bambino e si benedisse la sua testolina, che fin dall'alba della vita il piccino sentisse d'essere ben accetto su questa terra. Mi rifiuto di parlare di pedofilia se non per indicare qualcosa che concerne l'amore – ghirlanda di intelligenza, generosità e quel certo nonsoché. Per questo oso parlare di pedofilia cattolica.
Immergiamoci nelle acque misteriose del ricordo. I preti possono essere l'oscuro oggetto di lampanti desideri o, circostanza ben più sciagurata, farsi essi stessi protagonisti di losche voglie; cominciamo con il primo caso, assai più confortante. Penso ai Padri spirituali che ho conosciuto e amato negli anni Cinquanta, quando studiavo in un collegio di gesuiti. Allora il prete di charme era una preda ambita, forse la più ambita: ricordo l'affascinante moglie di un miliardario che di botto lo abbandonò per seguire in convento un vecchio predicatore prossimo alla morte. Erano uomini che sapevano ascoltare con fermezza le ansie delle anime più inquiete ed esigenti, parlare con loro e innamorarsene era tutt'uno. I ragazzi, soprattutto quelli che sarebbero diventati i più ribelli, quelli che avrebbero fatto dell'anticlericalismo una bandiera, amavano i preti proprio perché in fondo al cuore sentivano che un giorno li avrebbero traditi. In collegio studiavo Sofocle e le peripezie di Edipo, ma ero attento a quel che mi accadeva attorno. Mi sembrava di stare in un luogo misterioso e cifrato, niente a che vedere con i college inglesi dove i ragazzi si ubriacavano da mane a sera, e a furia d'incularsi diventavano comunisti, arcicontenti di passare ai soviet i segreti della regina. Dalle mie parti era tutto soavemente enigmatico e ogni colpo di racchetta s'incideva per sempre nella memoria poiché toccava finire alla svelta la partita per correre… all'Angelus. Il mondo era maiuscolo e latino, tanto più sacro quanto più profanabile, perché l'Angelus lo celebrava lui, il Padre spirituale che forse, con quelle stesse mani benedette, pochi minuti prima…
Dieci anni passai con i gesuiti ed ebbi sentore d'un solo caso sospetto di abuso. In spiaggia il figlio quindicenne di un famoso imprenditore si apriva e si chiudeva l'accappatoio mostrando il corpo nudo e vantandosi d'avere sedotto un certo prete, il più inquietante in verità. L'ammirazione di tutti lambiva la carne appena rosata del piccolo dongiovanni, io ero viola per l'invidia ma un dubbio mi consolava: una settimana prima mi ero stirato una coscia giocando a calcio e mi ero fatto massaggiare proprio da quel prete, che eseguì l'operazione con il massimo scrupolo professionale, senza mai deviare verso il proibito. E dire che non avevo potuto trattenere una certa eccitazione. Inoltre, a ulteriore riprova della castità del gesuita, a quell'epoca ero un ragazzo piuttosto carino mentre quell'altro, che si vantava d'averlo conquistato, era un mostriciattolo che pochi anni dopo sarebbe diventato completamente calvo. A ping pong lo battei ventuno a sette.
Insomma, accerchiati da ogni parte, i preti belli mostravano un grande eroismo. Mi sono sempre chiesto come facessero, considerando che personalmente ho ceduto a donne che, per dirla con Swann, nemmeno erano il mio tipo. Per conto mio sarò sempre riconoscente ai padri gesuiti perché davvero mi furono Padri in un'adolescenza disperata. Da loro capii che noi ragazzi, per quanto nevrotici e rachitici, eravamo esseri degni d'amore, quello vero, che arricchisce e fa crescere. Uno di quei Padri, quello che più amavo e che mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo, durante la gita scolastica a Parigi sbuffando disse al suo devoto quindicenne di non stargli attaccato alla sottana, e mi spinse a fare amicizia con un gruppo di graziose inglesine con il nastro blu sul berretto. Anni dopo, a un raduno di ex alunni, per farmi bello lo avrei pubblicamente deriso, strappandogli un sorriso che diceva quanto fosse fiero di me! Fin qui la giovinezza, l'amore, la fortuna. Ora entra in ballo la perversione, quella vera, e le cose si fanno dure e tristi.
Procediamo con il Vangelo sottobraccio. Rompendo la consuetudine di complicità propria dei pagani – che magari qualche leggina la facevano ma poi se ne fregavano – con voce per una volta tanto fremente d'ira Cristo disse che coloro che stupravano i bambini andavano puniti, anzi, facessero il favore di togliersi di torno annegandosi da qualche parte. L'invito e l'esempio di Gesù a una paternità degna e operosa vale innanzitutto per i preti, e che Benedetto XVI li sproni è più che sensato. Che i giornalisti sollecitino il Papa va anche bene, basta che non facciano i perversi, pretendendo una chiesa pura come un bambino solo per insozzarla. L'idea di purezza è torbidamente allucinatoria, per fare le opere che ha fatto la chiesa si è sempre sporcata le mani, come fanno i bambini del resto. C'è il dogma ma anche il magma e soprattutto il pragma, non facciamo gli ingenui, che tra i puristi sono i più schifosi. Sminuire la grandezza della chiesa per la sua intraprendenza è negazionismo efferato; nelle epoche in cui gli uomini si dedicavano quasi esclusivamente alle guerre e agli stupri di massa, la chiesa si dedicava alla carità e alla conoscenza, e così oggi in tante parti del mondo. Impegnarsi in un'immensa e complessa impresa non è esente da rischi, anzi è un rischio assoluto: come controllare tutti coloro che vi partecipano? Come accorgersi in tempo se uno di essi sta per venire travolto da un blasfemo delirio di onnipotenza, o un'altro dalla voglia di degradarsi degradando quel che sta facendo? Si possono commettere tanti errori, ma rinunciare all'impresa è il peccato davvero imperdonabile. C'è chi ci prova: il capo dei cattolici tedeschi progressisti ha appena sollecitato le dimissioni del Papa invitandolo a dichiarare pubblicamente “d'essere d'ostacolo alla purificazione della chiesa”. Meno male che ancora ce n'è uno, di ostacolo, sennò dovremmo passare il tempo in arcaici catariclisteri e in modernissimi anorexic vomiting. Caduto il Papa diventeremo tutti puri purissimi, per la gioia di guardoni senza sguardo.
Tante le accuse, le damnationes. La chiesa è tutta da gettare, sostengono i saccenti, toglie la libertà agli umani, infantilizzandoli e asservendoli al suo volere. Ma se fu lei a inventare il libero arbitrio togliendo agli umani le catene del fato! Perverso è piuttosto chi pensa che davvero qualcuno possa levare il senno a qualcun altro, chi pensa che siamo tutti bambini idioti pronti a farci asinelli e burattini. Altri picchiano sulla verginità: conta quella psichica non la ginecologica, e l'insistenza della chiesa per il celibato è una fisima che ne dimostra la grettezza. Verissimo, rispondo, la verginità che fa la differenza è sicuramente quella psichica, ma se uno vuol fare un voto di castità lo faccia pure, non saremo noi a portarlo di forza al bordello, come certi genitori – perversi essi sì – che poi si stupiscono se il figlio si vendica. Se uno non ha voglia di copulare con una donna sono fatti suoi e non per questo ne deriva che è misogino, tanti misogini si accoppiano con le donne solo per accopparle giorno dopo giorno.
E voi care signore, se volete un prete dovete conquistarvelo, e non è facile perché il vostro rivale è Dio; mettere il prete in quota azzurra è patetico, anche perché a quel punto non sapreste cosa farvene. Né è da credere che l'astinente si getterà sui ragazzini pur di sfogare da qualche parte la sua libido, solo un perverso può pensare e dire cose così grossolane. Siate sicuri, signori perversi: un uomo che parla con Dio, prete o eretico che sia, troverà infiniti e più interessanti modi per esprimere la propria sessualità, per esempio scrivendo “La salita del Monte Carmelo”. Infine, che qualcuno rinunci a qualcosa in questo mondo di avidi è un esempio per tutti. Che monaci e suore si rinchiudano nei conventi per celebrare l'ora et labora, la sobrietà e il silenzio, rinfresca l'alito del pianeta più di mille protocolli di Kyoto e Copenaghen.
E che dire di chi punta la sua trave contro la chiesa ben sapendo che il novantanove per cento degli stupri avviene all'interno delle famiglie? (Le aboliamo?). E' un favore a Satana: togliendo di mezzo preti e suore si priva l'infanzia, specie quella dei paesi ove più è esposta alla prostituzione e alla tratta, del suo storico e più efficace difensore. Da sempre infatti il vero scandalo è un altro: lo scandalo di uomini che invece di accarezzare i bambini prima di mandarli a morire in trincea, li proteggono a costo della propria vita. Chi saranno mai i preti per osare tanto? Orchi travestiti da angeli custodi, naturalmente; figurarsi se a un uomo può fregargliene qualcosa di un ragazzino, a meno che sia suo figlio ma anche lì… A tantissimi l'amore risulta inconcepibile.
La chiesa non può prendere sul serio le accuse dei suoi nemici. Travolta dal senso di colpa fa mea culpa per gli altrui peccati; ma se stima i preti a lei consustanziali, dovrebbe risarcire anche i crimini di Totò Riina poiché tutti noi fedeli siamo corpus ecclesiae. Pas de zèle, meglio una bella scomunica, non ai divorziati ma ai giornalisti che sparano cattiverie. Il cardinal Bertone sostiene che i fedeli hanno fiducia nella chiesa, ed è vero, ma solo se la chiesa ha fiducia in se stessa, pronta a controbattere con bella insolenza. Se il sole e la luna cominciassero a dubitare si spegnerebbero immediatamente, diceva William Blake. Se poi la chiesa decidesse di puntare ancora più in alto, a un altro Rinascimento, la formazione del seminarista è la chiave di svolta. La colpa della chiesa non è di avere scarsamente vigilato, che sennò si torna ai preti che passano per le camerate a vedere cosa accade tra le lenzuola; la colpa è di non avere adeguatamente promosso la paternità. Quello della paternità è un pensiero decisivo che partendo dalla Bibbia arriva all'oggi e già si affaccia sul domani. Attorno alla paternità cose importanti si sono dette e si dicono, in una ricerca costellata di trovate che sgorgano dalla penna di Dostoevskij e di tanti altri grandi scrittori e artisti. E' stato san Freud a mostrare quel che a san Tommaso d'Aquino non era riuscito, le prove dell'esistenza di Dio, ad esempio quel Suo farsi vivo in un lapsus; ed è Nabokov ad avere scritto “Lolita”, portentoso trattato sulla perversione e la sua artistica redenzione che tutti dovrebbero leggere, e non solo le ragazze di Teheran. Come incontrare Padre? Non è necessario, cari anticlericali, aggredirlo e metterlo a morte, si può incontrarlo aprendo un bel libro o giocando a ping pong con maestria. Incontrare Padre immette nell'autorità, ritrovandosi autori della propria vita e così a propria volta punto d'identificazione e d'incontro per tanti.
Ma questa storia che il fratello del Papa lanciava le sedie per la stizza! Strehler e Visconti parlavano sottovoce? Mito gli uni, orco l'altro solo perché prete? Caspita, che sopravvalutazione sessuale, che sulfureo onore! Va bene così: oportet ut scandala eveniant anche quando non sono scandali ma scandalismo a bon marché; oportet cogliere sempre l'occasione affinché il pensiero faccia un balzo in avanti e irrompa ovunque. Il pensiero è Dio, senza di Lui tutto diventa perversione, incesto, sadismo. Se apre al pensiero, se spalanca non solo i suoi archivi ma il suo cuore e il suo intelletto senza timore ch'esso possa venire profanato dalla vita, la chiesa ha l'occasione di mettersi alla guida di un rinnovamento straordinario. Viceversa le chiese chiuse, come le famiglie chiuse e le persone chiuse, nascondono l'incesto, sicché il suo pestifero odore appesta la polis. Non abbiate paura amati padri: l'unica cosa di cui vergognarsi è di accontentarsi della vergogna. Santo cielo che meraviglia un prete che torna a essere oggetto di desiderio e non più di disprezzo, timore, sospetto, orrore! Prete è bello!
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