In Estonia è più facile navigare sul Web
“Ogni cittadino ha diritto all'accesso a Internet”. Gianfranco Fini ha appena detto che “l'accesso a Internet è un diritto fondamentale dell'uomo”; Barack Obama sta per annunciare un grande piano decennale per le telecomunicazioni attraverso il quale dice di voler fornire la banda larga a tutti gli americani, ed intanto offre tramite un sito governativo un test gratuito, per verificare la qualità del servizio. Ma il primo è, per ora, uno slogan e un auspicio; il secondo una promessa.
“Ogni cittadino ha diritto all'accesso a Internet”. Gianfranco Fini ha appena detto che “l'accesso a Internet è un diritto fondamentale dell'uomo”; Barack Obama sta per annunciare un grande piano decennale per le telecomunicazioni attraverso il quale dice di voler fornire la banda larga a tutti gli americani, ed intanto offre tramite un sito governativo un test gratuito, per verificare la qualità del servizio. Ma il primo è, per ora, uno slogan e un auspicio; il secondo una promessa. Il voto con cui il Parlamento di Tallinn nel febbraio del 2000 stabilì il principio da cui siamo partiti, invece, ne fece una legge. Un po' più di dieci anni fa, dunque, l'Estonia è diventato il primo Paese al mondo a stabilire il diritto alla connessione in modo formale. Elevandolo poi quattro anni dopo addirittura a diritto di rango costituzionale (7 aprile 2004).
Non è rimasto l'unico. A livello di inserimento nella Costituzione, in effetti, la pur pionieristica Estonia ha finito poi per venire dopo la Grecia, che con la riforma costituzionale entrata in vigore il 17 aprile 2001 ha tra l'altro stabilito che “ognuno ha il diritto di partecipare alla società dell'informazione e che lo Stato ha la responsabilità di assistere il progresso della società dell'informazione”. Il terzo Paese ha costituzionalizzare il diritto di accesso a Internet è stato il 28 settembre 2008 l'Ecuador: “tutte le persone, in forma individuale o collettiva, hanno diritto a: l'accesso universale alle tecnologie di informazione e comunicazione… l'accesso in eguaglianza di condizioni… a bande libere per lo sfruttamento delle reti senza fili”. Lo scorso 12 giugno in Francia è stato il Consiglio Costituzionale a dichiarare l'accesso a Internet un diritto fondamentale: sebbene non in senso positivo, quanto piuttosto per negare a una legge voluta dal governo Sarkozy due mesi prima il diritto a togliere la connessione come misura punitiva, nei riguardi degli utenti sorpresi a violare le leggi sul copyright. E lo scorso luglio è stata la Finlandia il primo Paese al mondo a dichiarare per legge il diritto di ogni cittadino alla banda larga: per il momento tutte le compagnie di telecomunicazioni saranno tenute a fornire ai 5,2 milioni di cittadini almeno un megabit al secondo, ma l'obiettivo è di arrivare a 100 megabit entro il 2015. Già il 95 per cento dei finlandesi aveva l'accesso a Internet, ma la legge ha avuto lo scopo di assicurare certi standard anche nelle campagne, dove invece il mercato potrebbe tardare a arrivare. L'Italia, purtroppo, insegna…
Ma l'Italia, se per questo, insegna anche il modo in cui dichiarare il “diritto al lavoro” dei cittadini, stabilendo poi con tutta la sua dottrina giuridica che si tratta di un mero auspicio: non un qualcosa, dunque, per cui un disoccupato possa ricorrere alla Corte Costituzionale per farsi assumere. L'Estonia, invece, le sue leggi e emendamenti costituzionali li ha accompagnati dalla decisione di investire l'1 per cento del Pil all'anno sulla tecnologia dell'informazione applicata alla Pubblica Amministrazione, il cosidetto E-government. E i risultati sono stati pure spettacolari. Tutte le case hanno oggi l'Adsl, bar e ristoranti offrono un collegamento wireless gratis ai clienti, il 99% delle transazioni bancarie avviene via Internet, ed esiste una carta d'identità elettronica che consente l'accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione via pc. Attraverso una scheda personale di identificazione dotata di chip elettronico, da inserire in un lettore collegato al computer e protetta da password, tutti i cittadini se vogliono possono pure votare alle elezioni, tramite Internet. L'E-government è stato peraltro funzionale a un drastico dimagrimento della buricrazia, in modo che l'investimento di 1 per cento del Pil ha poi permesso di abbassare le tasse, istituendo addirittura un regime di Flat Tax.
Da noi siamo ancora lontani. Anche se il Comune di Roma ha appena concessio di fare on line i certificati.
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