Post ruinismo? parla il direttore di Avvenire
La chiesa italiana è una sola e sull'aborto sta col Papa (e con Bagnasco)
Sorride il direttore di Avvenire Marco Tarquinio quando gli si chiede se il ruinismo è finito. “Ma che c'entra? Basta giocare con formule e formulette prese a prestito dalla piccola politica”. “La chiesa italiana è quella di sempre, fedele a se stessa e alla necessità di attualizzare il magistero del Papa in ogni occasione utile. Questo ha fatto il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione di apertura del Consiglio permanente della Cei di lunedì scorso. E questo la chiesa farà sempre. Bagnasco ha una sua linea. Ha un suo linguaggio e una sua sensibilità,
Sorride il direttore di Avvenire Marco Tarquinio quando gli si chiede se il ruinismo è finito. “Ma che c'entra? Basta giocare con formule e formulette prese a prestito dalla piccola politica”. “La chiesa italiana è quella di sempre, fedele a se stessa e alla necessità di attualizzare il magistero del Papa in ogni occasione utile. Questo ha fatto il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione di apertura del Consiglio permanente della Cei di lunedì scorso. E questo la chiesa farà sempre. Bagnasco ha una sua linea. Ha un suo linguaggio e una sua sensibilità, ha caratteristiche, insomma, che lo differenziano da chi l'ha preceduto e da chi, quando sarà, lo seguirà alla guida della Conferenza episcopale italiana. E poi c'è un punto che troppi osservatori dimenticano di considerare: il Papa è il Primate d'Italia, e i vescovi – tutti – seguono lui”.
C'è chi ha scritto che in Vaticano non piacerebbe la gestione molto “politica” e poco “pastorale” di Bagnasco. Tarquinio scuote la testa: “L'approccio pastorale del presidente della Cei è limpido e profondo. Anche quando parla, in modo incisivo, di aborto. E chi ha sostenuto il contrario e, addirittura, ha cercato di far circolare l'idea di una diversità di accenti e preoccupazioni tra Benedetto XVI e Bagnasco deve fare una serie di salti mortali logici. Deve distogliere lo sguardo dalla prolusione del presidente della Cei, letteralmente intessuta di citazioni papali. E deve tapparsi le orecchie, visto che il Papa anche in questi giorni ha ulteriormente sviluppato il suo magistero sul diritto dei bambini non nati. La chiesa non è incerta e indecisa nel testimoniare una sconfinata attenzione per la dignità dell'uomo sin dal primo momento della sua esistenza. E la sua voce non è incrinata. Chi accredita questa versione fa un tentativo maldestro e offensivo nei confronti della verità”.
La prolusione tenuta da Bagnasco lunedì scorso e la nota dei vescovi liguri del giorno dopo hanno scatenato diverse ricostruzioni. C'è chi ha parlato di una “correzione” a posteriori al testo di Bagnasco. “In nessun modo – dice Tarquinio – si può parlare di correzione. I vescovi liguri hanno riaffermato quanto Bagnasco aveva detto lunedì. Basta leggere i testi e non basarsi su loro interpretazioni frettolose o interessate, ma basterebbe anche considerare che nessun documento a più firme, come quello dei presuli liguri, si scrive in una notte. L'ho sottolineato ieri su Avvenire: i valori cosiddetti ‘non negoziabili' sono fondativi. Non vanno scissi dagli altri valori, ma che ci sia una gerarchia tra i diversi valori è innegabile. Bagnasco ha svolto un'importante riflessione pastorale e culturale in cui ha toccato i temi più scottanti dell'agenda della comunità ecclesiale e della comunità civile. Tra gli altri il tema dell'aborto, in primo piano per la prospettiva desolante di una banalizzazione e di una privatizzazione di questo dramma a causa del profilarsi della stagione dell'aborto chimico a seguito dell'introduzione della Ru486.
E ha ricordato che questi temi, aborto compreso, vanno tenuti presenti quando si valutano i profili dei politici e delle diverse forze che si candidano alle elezioni. Cito un altro vescovo, il vescovo di Ivrea monsignor Arrigo Miglio, che su Avvenire del 16 febbraio aveva parlato di ‘certe storie personali inconciliabili con i princìpi cristiani'. Più chiaro di così”. Il messaggio di Bagnasco era diretto alle candidature meno gradite come ad esempio quella di Emma Bonino nel Lazio? “Potrei dire che il nome di Emma Bonino è stata lei stessa a scandirlo, anzi a gridarlo. Quando ha ritenuto di poter affermare la propria capacità di rappresentanza degli autentici valori cattolici. Quando si proclama una cosa impegnativa come questa, e soprattutto quando a sostenere questa cosa è una superabortista e iperliberista come Emma Bonino, è naturale che arrivino.
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