Piccoli mostri
"La popolazione italiana sopravvive decentemente perché rinuncia a fare figli”, dice il Rapporto annuale sulla famiglia del Cisf, centro culturale di Famiglia cristiana. Questioni economiche naturalmente: dovendo possedere l'ultimo modello di carrozzina olandese pensata per esplorare i boschi canadesi o passeggiare sulla cordigliera delle Ande, un figlio costa troppo. Dovendo egli indossare esclusivamente tutine in cotone organico e, d'inverno, riscaldarsi con un buon cachemire riciclato, soltanto Angelina Jolie può permettersi di fare e adottare figli.
"La popolazione italiana sopravvive decentemente perché rinuncia a fare figli”, dice il Rapporto annuale sulla famiglia del Cisf, centro culturale di Famiglia cristiana. Questioni economiche naturalmente: dovendo possedere l'ultimo modello di carrozzina olandese pensata per esplorare i boschi canadesi o passeggiare sulla cordigliera delle Ande (e rifiutandosi di accettarla in prestito dall'amica che, con l'uso, ha leggermente consumato le ruote), un figlio costa troppo. Dovendo egli indossare esclusivamente tutine in cotone organico e, d'inverno, riscaldarsi con un buon cachemire riciclato (riciclato non nel senso di non acquistato, riciclato nel senso di più costoso perché ecologico), soltanto Angelina Jolie può permettersi di fare e adottare figli. Bambini griffati come Suri, figlia di Katie Holmes e Tom Cruise, costretta a quattro anni a portare i tacchi e mini borse Chloé. Credere di dover crescere figli così, piccoli despoti loro malgrado, è un grandioso deterrente.
Non è soltanto una faccenda di denaro, è un fatto culturale: è il senso di oppressione contenuto nell'ideale dei genitori moderni e perfetti, della madre che cuce bambole steineriane per il corretto sviluppo psico-emotivo dei piccoli, lava i pannolini a mano (tra la vita degli alberi e la libertà delle ragazze non c'è gara, però), allatta fino a quando il ragazzo va alle medie per dargli anticorpi e sicurezza, compra solo uova ancora calde di gallina con certificato di sereno razzolamento, sviene quando incontra il male assoluto: gli omogeneizzati già pronti. “Ecco la risposta. Dai al bambino un biberon e fatti un bicchiere di vino e una sigaretta. Poi torna ai pannolini usa e getta, alle pappe industriali e trova il modo di riprenderti la tua vita”. E' la visione di Elisabeth Badinter, una filosofa francese che ha scritto: “Le conflit. La femme et la mère”, in cima alla lista dei bestseller in Francia: le donne sono passate da secoli di dominio maschile a una tirannia ancora più pericolosa, quella dei loro figli.
Elisabeth Badinter spera nel ritorno al vecchio modello francese, un po' più rude forse (latte in polvere, asili nido, eccetera), ma che impediva ai bambini di appropriarsi completamente della vita delle madri (quella dei padri, immutabile nella storia delle conquiste sociali, viene sbrigata così: “Sono contenti, si siedono e guardano il calcio”). Questo libro ha suscitato le furie di attivisti dell'allattamento, di alcune associazioni ecologiche e religiose, di femministe new age, di pediatri e antimperialisti che hanno accusato l'autrice (66 anni, tre figli, molti nipoti e la sigaretta in bocca) di essere una prezzolata al servizio della Nestlé.
Il Foglio sportivo - in corpore sano