Liberate quelle persone ripugnanti detenute illegalmente
Quando avranno smesso di guardarsi l'ombelico, e di farselo piacere multimedialmente, gli eroi della libera informazione potrebbero occuparsi di qualche problema interessante. Potrebbero addirittura pensare a questo non piccolo problema nazionale: da mesi sono in carcere persone dall'aspetto ributtante, gente che ride del terremoto pensando agli appalti o prenota negroni sessualmente attivi in Vaticano, secondo quanto riferiscono alla gogna pubblica le intercettazioni telefoniche divulgate a mezzo stampa e tv, ma questa è nonostante tutto detenzione illegale.
Quando avranno smesso di guardarsi l'ombelico, e di farselo piacere multimedialmente, gli eroi della libera informazione potrebbero occuparsi di qualche problema interessante, almeno interessante come l'epico scontro sulle elezioni regionali italiane, una caccola scambiata per pepita d'oro: per esempio la sanità in America oppure le elezioni in Iraq o la guerra in Afghanistan o la crisi greca dell'euro. Potrebbero addirittura pensare a questo non piccolo problema nazionale: da mesi sono in carcere persone dall'aspetto ributtante, gente che ride del terremoto pensando agli appalti o prenota negroni sessualmente attivi in Vaticano, secondo quanto riferiscono alla gogna pubblica le intercettazioni telefoniche divulgate a mezzo stampa e tv, ma questa è nonostante tutto detenzione illegale. Non prevede infatti il codice che l'avvilimento estetico o morale di una persona o di un gruppo possa valergli la galera: la galera si dà solo nei casi di pericolo di inquinamento delle prove, di fuga o di reiterazione del reato.
In carcere, oltre a qualche angelo di sventura, a qualche disgraziato, a taluni ribelli naturali, e a un bel po' di persone in attesa perenne di giudizio, persone tecnicamente innocenti, spesso dalla pelle scura o dalle origini etnicamente incerte, c'è anche tanta gente ripugnante. Lo spacciatore, l'assassino, il prepotente che picchia in famiglia, lo stupratore, per carità le figure disgustose abbondano. Questi sono colletti bianchi, persone fino a ieri riverite, temute, considerate insostituibili per competenza tecnica, per sapienza istituzionale, persone alle quali venivano delegati, e qualche volta devono averli svolti anche con diligenza, magari per sbaglio, compiti di assoluta rilevanza pubblica.
Questo gruppo o branco o cricca o consorteria o come altro si voglia bollarli all'insegna di una preventiva diffamazione, i Balducci & C., non merita la nostra compassione, la compassione più o meno pelosa degli uomini e delle donne che si giudicano perbene, e di questo giudizio godono in coscienza. Ma non è questo il punto. I colletti bianchi che fanno scandalo, che stanno in carcere illegalmente anche per soddisfare la cosiddetta voglia di giustizia politica del popolo, sono per lo meno degni della nostra attenzione. Facendo attenzione a loro, e a una popolazione carceraria troppo numerosa e fuori controllo dal punto di vista di ogni possibile garanzia di giustizia e umanità, noi facciamo attenzione al livello di civiltà di questo paese, il che è almeno altrettanto importante della infinita chiacchiera imposta al sistema dell'informazione da una cultura provinciale ed esausta di guerriglia politica faziosa e di scontro civile all'arma bianca, ma rigorosamente incentrata sul nulla.
Con la grande inchiesta giudiziaria sul “sistema Romeo”, dal nome dell'imprenditore napoletano che lavorava anche a Roma come appaltatore, venne fuori uno scombussolamento simile a quello determinato dalle inchieste sulla Protezione civile e vicinanze. La politica delegittimata, carriere di amministratori pubblici e di leader nazionali stroncate. Il cosiddetto “bassolinismo” sotto processo di piazza e di cortile. Opere bloccate, imprenditori di rango nazionale in sospetto di corruzione. Ma è il risultato processuale che conta: dopo il carcere, la gogna, i sequestri delle opere e dei beni, una banale condanna di due persone due, l'appaltatore Romeo e il provveditore alle opere pubbliche di Napoli, per una banale raccomandazione mediante la quale sono state fatte due o tre assunzioni, e per il resto, quanto a politici coinvolti e persone a vario titolo messe nel pozzo avvelenato della giustizia alla napoletana, ecco le assoluzioni che fioccano a decine. C'è da pensare che in appello anche la farsa della condanna per il reato di raccomandazione diventerà un amabile ricordo degli archivi.
Bisogna che i processi legati all'indagine sul servizio di Protezione civile e sulle opere pubbliche si facciano, e che sia accertata la verità giudiziaria, almeno quella: ma con gli imputati a piede libero, perché la detenzione preventiva in carcere, dai tempi del grande decreto Biondi del 1994, è uno scandalo senza pari, che fa dell'Italia una vistosa eccezione peggio che borbonica nel novero dei paesi che pretendono di essere addirittura civili.
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